A flower crown's better than a gold one [L.S.]

I

Quel giorno a Chicago c'era il sole, ma al direttore  della IBM importava poco, lui avrebbe passato le seguenti dodici ore all'interno dei muri della propria azienda.

Passeggiava con una sigaretta nella mano sinistra, che teneva dietro alla schiena, mentre nella destra reggeva una ventiquattrore colma di fogli che egli stesso aveva compilato la notte scorsa. Si poteva capire lontano un miglio che non aveva dormito per più di quattro ore, lo suggerivano le occhiaie che gli solcavano il viso così come l'andatura stanca, meno svelta del solito.

-Buongiorno direttore Tomlinson- lo salutò la sua segretaria, un leggero sorriso di cortesia sulle labbra. Il viso grazioso contornato da capelli scuri e mossi, gli occhiali neri spessi che stonavano con i lineamenti delicati.

Lui però era decisamente troppo stanco per ricambiare il saluto per bene e si limitò a fare un cenno con la mano -ti dispiacerebbe portarmi un cappuccino Livy?- chiese cercando di usare il tono più cordiale che riuscì a recuperare, era davvero stressato ma non gli piaceva dipingersi come il direttore ferreo, rigido e scortese che per l'appunto non era.

-nessun problema- rispose lei senza neanche guardarlo in faccia, sapeva che il suo capo non era nelle migliori condizioni da un po' di tempo e se ne dispiaceva, ma come il contratto d'assunzione suggeriva, stringere amicizie coi propri superiori non era una delle idee migliori. Così Livia si limitava ad essere cortese ed ottemperare alle richieste di Louis che la maggior parte delle volte non andavano oltre un semplice cappuccino, un sandwich al tonno o un pacchetto di sigarette.

Una volta terminato il cappuccino egli si recò nel suo ufficio, consapevole che ci sarebbe stato giusto il tempo di sistemare alcuni fascicoli nella scrivania prima di dover prendere parte ad una riunione che dicevano essere "importante".

-dicono sempre così ma poi si parla unicamente delle solite cose su cui abbiamo discusso mille volte- sussurrò placidamente a sé stesso prima di far ticchettare la sigaretta sul posacenere in vetro ed osservare la polvere depositarsi sul fondo di esso.

Passò la riunione sulla poltrona a capotavola con la mente assente, mentre un signore panciuto con i capelli cosparsi di gel, di cui non ricordava il nome proponeva metodi alternativi per promuovere l'azienda. Forse aveva parlato di un investimento riguardo i camioncini dei gelati, o forse era solo la sua voglia di gelato allo yogurt a giocargli uno scherzo. Ad ogni modo aveva già deciso in partenza di non accettare alcun investimento gli proponesse quel tipo, qualunque esso fosse. Questo perché prima che la riunione iniziasse Louis aveva controllato il fascicolo mandatogli da quell'uomo, una delle aziende che l'aveva raccomandato era la Deloitte. Aveva imparato a non fidarsi di chiunque ci avesse avuto a che fare dopo aver saputo che era stata coinvolta in un furto di automobili.

Consapevole di aver appena sprecato un paio d'ore a vuoto, tornò nel proprio ufficio, tra un paio di minuti sarebbe arrivato un tale che aveva chiesto colloquio con lui il giorno prima, è stato fortunato il signore, pensò Louis, di solito fissava visite soltanto una settimana dopo che venivano richieste per via della sua agenda piena, ma quella volta aveva circa venti minuti da potergli dedicare siccome il signore aveva affermato che gli sarebbero bastati.

Poco dopo infatti bussarono alla porta e prima che egli avesse dato la conferma di poter entrare, un signore sulla trentina fece irruzione nel suo ufficio, sembrava parecchio scosso.
-Salve direttore Tomlinson, sono il signor Carter, dirigo il circolo alla fine della strada, sono lusingato che mi abbia ricevuto con così poco preavviso- il tono era per metà serio, per metà canzonatorio, difficile a dir quali dei due predominasse.

Louis gli fece cenno di saltare i convenevoli e arrivare al dunque, se c'era qualcosa che sopportava meno dei cetrioli negli hamburger erano i giri di parole inutili.