Tre giorni e quattro ore

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Tre giorni e quattro ore che mi sono disintossicata.
Disintossicata dal sesso, dalla lussuria, dallo sbagliato, dalle mani di una maledetta donna.
Disintossicata dal suo corpo nudo, liscio, bianco e tonico toccare il mio, dalla sua bocca, dalle sue labbra perfette, dal suo sapore.

Tre giorni e quattro ore, che però mi hanno portata a pensare tanto, ho capito più di quanto ci fosse da capire, e avrei preferito vivere di ipotesi, di dubbi, di vivere senza pormi troppe domande.

Il suo corpo era una calamita, era la mia droga, era il mio nutrimento e se avevo quello non avevo bisogno di altro. Non avevo bisogno di un uomo, di una donna, di una persona stabile, di chiedermi qualcosa, ad esempio cosa provassi.

Quando le ho detto di dover smettere, smettere di appartarci nei bagni e negli hotel, smetterla di baciarci di nascosto da sguardi indiscreti, pensavo sarebbe stato facile, e invece non lo è stato.

Non so se ho deciso di stoppare il nostro pseudo-rapporto perché iniziavo a provare qualcosa di strano o se mi sono resa conto di essere una persona senza, ormai, più principi e dignità.

Lei ha un figlio, un compagno da tanti, troppi anni... eppure non si è mai posta il problema. Eravamo amanti, e le andava bene così.
Io sono fidanzata, con uno splendido ragazzo, ci ho messo tanto per trovare una persona gentile e disponibile come lui e invece sto buttando tutto il buono che c'è nella mia vita per una cosa incerta e impossibile.

Tre giorni e quattro ore che non riesco a parlare con nessuno, che non sorrido, che non sto bene con me stessa.

Tre giorni e quattro ore che a breve verranno mandati a puttane, perché la vedrò, perché la conosco, perché mi provocherà, perché non aspetto altro che vederla.

«Signorina Civantos, siamo arrivati» l'autista sulla sessantina mi risveglia da pensieri impuri, ringrazio e scendo dalla grande auto nera, insieme alla mia manager.

Neanche il tempo di scendere che subito vengo abbagliata dai flash degli giornalisti. Sorrido a tutti, infondo sono qui per me, per svolgere il proprio lavoro. Cerco di rendermi il più disponibile possibile ma mi chiamano per darmi un ulteriore sistemata ai capelli mossi e al trucco ben marcato. Indosso un vestito che non mi piace troppo, ma mi è stato imposto.

L'adrenalina dentro di me cresce man mano che parlo con ogni singola persona, la cerco in tutte le teste che mi trovo davanti. Inutile dire, che nessuno è lei. Nessuno ha la sua voce, la sua risata, la sua ironia e soprattutto la sua bellezza.

Di donne belle ce ne sono, le guardo, le squadro, ma non mi dicono niente. Sono semplicemente belle, non mi danno quel che mi da Najwa, e so che questo non cambierà mai. E mi spaventa, perché la prima volta che siamo andate a letto insieme ci siamo dette che non sarebbe dovuta finire così, l'una per l'altra eravamo "una qualsiasi" e nel momento che questo sarebbe andato a scemare, dovevamo fermarci subito.

E quindi mi impongo che sia così, che rimanga così. Mi convinco siano solo pensieri di passaggio.

Vedo le prime persone arrivare, i miei colleghi. Qualche sorriso e qualche frase di circostanza mi aiutano a passare, con difficoltà, la prima mezz'ora della serata.

Poi arriva lei, all'ultimo. Tutti i fotografi presenti si catapultano verso di lei, che viene scortata da due uomini e la sua manager del momento, dietro di lei.

Ha un passo sicuro, un sorriso sincero e una bellezza immane.
Anche a lei, vedo, che le hanno imposto un vestito non troppo bello ma le sta bene ugualmente, come tutto ciò che indossa.
Ha i capelli tirati e mi viene un brivido, pensando che non sono più quella ragazza pura e ingenua di una volta. La sua coda di cavallo mi fa pensare a tante, troppe cose.. che non dovrei pensare, non davanti a tutta questa gente almeno.

Tre giorni e quattro oreWhere stories live. Discover now