Capitolo 5

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- Spettro non guardarmi così, tu hai già mangiato. E poi non ti perdi nulla, credimi. - dissi al mio cane che mi stava guardando con due occhioni, supplicandomi di dargli il pezzo di zucchina che stavo tagliando. Lui si accucciò ai miei piedi, arrendendosi, ma facendomi compagnia mentre preparavo la cena.

Marta era andata a fare un aperitivo con le compagne di università che non vedeva da tempo, così avevo seguito le sue direttive e la torta salata sarebbe stata pronta al suo arrivo.

Proprio mentre mi venne in mente lei, qualcuno bussò alla porta. Io aggrottai le sopracciglia sorpresa, visto che Marta aveva le chiavi o comunque avrebbe suonato il campanello invece di bussare in quel modo.

Aprii la porta e la palla di pelo di Prince cominciò a farmi le feste. Io mi accucciai su di lui e lo riempii di carezze, dopo qualche secondo di raggiunse Spettro che era super felice di vedere il suo nuovo amico.

- Ciao. - dissi, togliendomi in un secondo il sorriso che avevo fatto al cane. Marco aveva lo stesso aspetto distrutto della mattina, ma il suo sguardo sembrava più lucido e presente. E proprio come mi aspettavo, era tornato da me con la coda tra le gambe.

- Mi fai entrare? - mi chiese, vedendo che non avessi intenzione di spostarmi dalla soglia della porta.

- Hai detto che devo tenermi fuori dalla merda perché io non c'entro niente, e ti sei definito una merda tu stesso quindi... perché dovrei fare entrare la merda in casa mia? - gli chiesi mettendomi a braccia conserte, guardandolo dal basso, visto che lui risultava molto più alto di me essendo io scalza. Lui mi guardò con un sopracciglio alzato, come se tra i due fossi io quella fuori di testa.

- Ormai Prince è entrato in casa quindi... - disse facendo spallucce, e avanzò verso di me, ma io gli bloccai l'accesso. Marco sbuffò e alzò gli occhi al cielo, a metà fra il divertito e il frustrato. E non sapeva nemmeno che l'avrei trattato così tutta la sera...

- Prince può rimanere qui quanto vuole, tanto ormai ha imparato a fare la merda fuori casa. Tu no. - gli puntai il dito contro, poggiandoglielo sul petto, proprio dove la camicia era sbottonata. Mi pentii immediatamente di averlo fatto, visto che il mio sguardo cadde sulla sua pelle ambrata e dannatamente invitante.

Proprio quando stavo per tirare indietro la mano, lui mi afferrò il polso con un gesto rapido e deciso, attraendomi a sé. Mi avvolse con le sue braccia forti, e diede un calcio alla porta di casa per chiuderla. Io strinsi i pugni contro il suo petto per spingerlo via, ma ovviamente la mia forza non era nulla in confronto alla sua.

Mise una mano dietro la mia nuca e fece incontrare le nostre labbra in un bacio che sembrava quasi violento. Sentivo la passione e il desiderio che stava cercando di comunicarmi, e probabilmente lì in mezzo ci stava infilando anche le scuse che non riusciva a dire a parole. Ma non l'avrebbe fatta franca così.

Mi staccai dal bacio e rimanemmo tutti e due con il fiatone. Lui appoggiò le fronte alla mia e mi avvolse la vita con le braccia. Fece poi scorrere le dita in modo lento e discreto sotto la maglietta oversize che indossavo per stare in casa. Quel suo tocco era proprio per ingannarmi, per farmi sciogliere piano piano ed abbandonarmi a lui. La sue dita erano così delicate gentili che quasi non le sentivo, ma a lungo andare avrebbero avuto proprio l'effetto che voleva Marco.

- Sei stato stronzo. - gli dissi, giusto per chiarire come mi sentivo a riguardo a come si fosse comportato.

- Lo so, e non posso prometterti che non lo sarò ancora in futuro, ma io... - si morse il labbro ridacchiando. Io non lo feci finire e mi scansai da lui un po' innervosita. Cosa aveva da ridere? Pensava che fossi arrabbiata con lui solo per fargli un dispetto? Lo lasciai lì impalato ed andai in cucina a mettere la torta salata in forno, e avrei dovuto farci attenzione perché si sarebbe cotta velocemente.

Amor vincit omniaWhere stories live. Discover now