»2«

1K 92 133
                                    

Di fronte al suo sguardo stanco apparvero due occhi luminosi color del miele, il ragazzo di quel pomeriggio era davanti a lui di nuovo e gli stava sorridendo.

"che vuoi?" chiese Kirishima guardando a destra e sinistra il corridoio che si presentava vuoto.

"la cena sicuramente non ti è piaciuta, oppure hai il palato di un formichiere"

"un che?"

"sono qui per portarti nel paese dei Balocchi"

"ma che stai blaterando?"

"seguimi Kirishima e non te ne pentirai"

Il biondo gli fece segno con la mano e cominciò a camminare piano. Sembrava cercasse di fare meno rumore possibile e ad ogni angolo si affacciava scrupolosamente per accertarsi che non ci fossero infermiere o medici. Dopo circa dieci minuti di camminata, in cui Denki si immedesimò in un agente della CIA, arrivarono in una sala grande e buia.

C'erano lunghe tavolate con sedie poste sopra, probabilmente lasciate lì dopo che l'inserviente aveva passato lo straccio. Finestre larghe facevano filtrare la luce della luna che si rifletteva sui vetri puliti che curvavano su di un bancone lungo e pieno di vasche d'alluminio vuote. Il rosso osservò con attenzione quel luogo, era silenzioso, ma poteva dire con certezza che durante il giorno quella fosse la stanza più rumorosa di tutte. Vide il biondo incamminarsi verso il lato della grande sala e lo seguì, non voleva assolutamente perderlo di vista, non aveva idea di come tornare alla propria stanza. Per lui l'ospedale era come un enorme labirinto.

Oltrepassarono una porta e ciò che vide lo fece sbalordire. Erano arrivati nelle cucine dell'ospedale, erano enormi, file di fornelli spenti, frigoriferi grandi quanto degli armadi a due ante, mestoli appesi lungo stecche di metallo e piatti impilati sul bancone centrale.

"mi hai portato in cucina"

"non si può andare a dormire a stomaco vuoto, amico mio. Credo si possa definire tortura. La pancia che emette quei borbottii, quasi dolorosi direi, la sensazione di poter svenire da un momento all'altro, insomma non si può andare a letto senza aver mangiato"

Il rosso annuì e attese di vedere cosa volesse fare quel ragazzo dal carattere energico. Lo vide tramestare tra le padelle, annusare qualche contenitore con all'interno qualcosa di non ben definito e storcere la bocca ad ogni sua disapprovazione nei confronti di qualche cibo a lui non gradito. Dopo qualche minuto, Denki gli si avvicinò con in mano un piatto pieno di quello che sembrava essere polpettone.

"assaggia questo, anni fa l'hanno preparato per la prima volta ed è diventato il piatto forte dell'ospedale, ma lo fanno solo una volta a settimana"

Kirishima osservò il contenuto del piatto e poi tornò a scrutare lo sguardo ambrato del ragazzo di fronte a lui. Era sincero, non aveva dubbi. Prese il piatto e strinse la forchetta tra le dita leggermente sudate, si portò con estrema lentezza il polpettone alla bocca e ne assaggiò una punta. Era pur sempre cibo di ospedale, doveva andarci cauto. Si rese conto che il biondo non mentiva, era buono davvero, apprezzò quel piatto tiepido prima di dover tornare a dormire. Denki ci aveva azzeccato e in quel modo aveva fatto breccia nel suo cuore reso di pietra dopo la morte della nonna.

Il giorno dopo si svegliò un pochino più sereno, i medici gli fecero visita per poi lasciarlo da solo un'altra volta. Decise di fare un giro per i corridoi e constatare quanto potessero essere falsi i medici, l'opposto delle infermiere che invece esprimevano le proprie vere emozioni tramite le espressioni.

Incrociò la donna dagli occhi dolci che la sera prima gli aveva portato la cena e la salutò con un cenno della mano. La rispettava, era stata gentile e non perché obbligata, ma perché era il suo modo di porsi alle persone.

I'm your madnessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora