Prologo

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                                       Jeremy

Una discoteca da quattro soldi in cui ballano delle donne nude, che non nutrono alcun tipo di vergogna, si fanno toccare da qualsiasi uomo.

Ecco la vera natura di ogni donna.

Farsi toccare in ogni parte da qualsiasi uomo, fregandosene di chi la ama e la rispetta.

Avrei dovuto fare lo stronzo con lei, umiliarla offenderla esattamente come sono stato trattato io da quest'ultima.

Non avrei dovuto ospitarla a casa mia, quella maledetta notte avrei dovuto lasciarla sola, con i suoi pensieri.

Sono stato uno stupido ad illudermi.

A credere che per noi due ci fosse una speranza.

Scuoto la testa, cacciando via il pensiero di quella ragazzina che mi ha solo spezzato il cuore gettandomi in un luogo oscuro e malvagio.

I miei occhi si incollano su una lunga chioma  ondulata e scura.

Il suo corpo è come una calamita per il mio, le sue curve mi invitano ad avvicinarmi, per toccarle e baciarle.

Mi alzo dallo sgabello, fregandomene dell'incontro che avrei dovuto avere con il mio socio.

<<Ciao>> sussurro al suo orecchio poggiando le mani sui suoi fianchi formosi, inspirando il suo profumo che ricorda molto la ciliegia.

<<Ci conosciamo?>> si gira di scatto, togliendo le mie mani sul suo corpo.

<<No però potremmo conoscerci adesso>> ammicco , osservando il suo seno che è della taglia giusta.

<<No, non mi piacciono i pervertiti>> taglia corto, dandomi le spalle, trascinandosi a sé la sua amica, che fino ad ora non avevo nemmeno notato.

Sti cazzi non accetto un rifiuto.

Devo farla mia.

<<Questo pervertito può regalarti una notte indimenticabile>> gli dico, afferrandole il polso per farla avvicinare a me.

Fuoco.

Adrenalina.

Ecco cosa sento quando il suo corpo si scontra con il mio.

<<Melody dobbiamo tornare a casa>> gli urla alle sue spalle la sua amica cicciona.

Il mio respiro si blocca quando sento quel nome.

La rabbia emerge insieme a quelle maledette immagini.

<<Non osare toccarmi>> sbotta, piantandomi il palmo della sua mano sulla mia guancia.

Rimango immobile, in silenzio.

Lascio che si allontani.

<<Ti è andata male>> commenta il mio amico, che mi da una pacca sulla spalla.

Io non parlo.

Continuo a vedere lei.

Ad odiarla a desiderare vendetta.

Restituendole tutto quello che mi ha dato.

<<Voglio quella donna>> affermo, senza pensarci più di una volta.

Non mi importa di quello che otterrò con la mia vendetta, se ci saranno problemi.

Voglio solo scoparla così tanto forte che quando la libererò vorrà solo togliersi la vita.

<<Scherzi?>> domanda il mio amico scioccato dalla mia richiesta.

Mi limito a guardarlo, ritornando al bancone, per continuare a bere.

<<Sai i problemi che avremo per il tuo stupido capriccio?>> mi limito a bere il liquido alcolico, ignorando le sue stupide paure.

<<Fai ciò che ti ho ordinato>> rispondo calmo, osservando un ultima volta il sedere della mora.

<<La voglio a casa mia entro domani>> lo avviso alzandomi dallo sgabello, lasciando delle banconote al barista prima di lasciare questo squallido locale.

Non me ne frega un cazzo se sto rincorrendo uno stupido ricordo.

Non me ne frega un cazzo di quello che penseranno gli altri.

Devo farla mia, torturarla, ferirla esattamente come lei ha fatto con me.

Dopo aver consumato la mia vendetta la lascerò libera.

Sarò pazzo.

Ma non posso cancellare ciò che mi ha fatto.

Anche se si tratta di una stupida sosia.

Voglio illudermi, che facendo del male a lei, otterrò finalmente la pace che ho sempre ricercato.

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