4|| Patente e Libretto prego

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Contenta di aver accettato la compagnia di Charles, mi avvio dentro la casa per avvisare le mie amiche.
L'unica che trovo nei paraggi è Francesca, ma la becco a limonare appassionatamente con Max, non mi sembra il caso di disturbarli.
Mi avvicino al monegasco che mi sta aspettando vicino la porta e fianco a fianco scendiamo in strada, allontanandoci da tutto quel casino.

Dopo aver camminato un po' in silenzio è proprio il ragazzo a prendere parola, io sta sera ho già usato la mia dose giornaliera di sfrontatezza verso quello che, a tutti gli effetti, è per me uno sconosciuto in piena regola.
«Allora, tu hai detto di conoscermi già no? - annuisco sorridendo verso di lui - ma io non conosco te, raccontami qualcosa...»
«Cosa vuoi che ti racconti? Sei tu quello con una vita fanstastica, non io» affermo ironica, mentro lo noto sghignazzare «Non so proprio cosa raccontarti!»
«Dai qualsiasi cosa, anche la più banale! Tipo, come fai di cognome?» 
«Greco, ora che fai, mi chiedi patente e libretto?» lo prendo un po' in giro io.
«No tranquilla» risponde ridendo
«Mhh fammi pensare, cosa posso raccontare ad un perfetto sconosciuto che ho sempre e solo visto in televisione?»
«Hey! Il perfetto sconosciuto ti sente e potrebbe benissimo mollarti nel bel mezzo del nulla eh» rido e sento i battiti ddel mio cuore accellerare.

« Mi chiamo Giulia Greco, ho 22 anni e-»
«... e non bevo da un'ora» mi interrompe lui.
«Dai! Guarda che non ti racconto nulla» il monegasco alza le mani in segno di resa e mi fa segno di chiudersi la bocca.
«Vengo da un paesino dimenticato da Dio di appena 14.000 abitanti vicino Roma, ed ora vivo e studio nella Citta Eterna con le mie migliori amiche»
«Wow, 14.000 abitanti, non è un po' noioso?»
«Non sai quanto» dico sospirando e alzando gli occhi al cielo «...il mio genere musicale preferito è il rock, anche se sono nata nel '97» dopo questa mia frase lo sento ridere ancora e provo una morsa allo stomaco a guardarlo.

«Al liceo ho studiato lingue, per la precisione inglese, tedesco e francese. Anche se in quest'ultimo continuo ancora adesso a fare schifo, infatti copiavo sempre durante le verifiche» ammetto imbarazzata.
«Vraiment!?» mi chiede facendo il finto offeso e portandosi una mano al petto.
«Oui» rispondo e sento già le mie guance andare a fuoco.

Non mi accorgo che siamo arrivati al porto fino a che Charles non mi afferra la mano per attraversare la strada insieme.
La mia è minuscola e fredda a contatto con la sua, grande ed estremamente calda.

«E dal punto di vista sentimentale che sai dirmi? Hai un ragazzo che ti aspetta a Roma?» chiede a voce bassa mentre ci dirigiamo verso una panchina 
«No assolutamente, diciamo che so più una che sogna un ragazzo da bravate stile film americano. Alla Julia Roberts o Sandra Bullock, non so se mi spiego...» mi giro verso il suo viso e lo trovo intento a guardarmi «...uno che magari non si vergogna della mia lingua lunga, del mio caratteraccio e del mio vestirmi sempre di nero.
Uno disposto a sopportare non solo me, ma anche le mie 17 personalità» concludo ironica e lo vedo annuire alle mie parole, con un accenno di sorriso velaro sulle labbra.

Per non so quanto tempo rimaniamo a parlare su quella panchina, di tutto e di niente.
Mi meraviglio di come riesca a sentirmi a mio agio con questo ragazzo che conosco solo da poche ore, quando di solito ci metto come minimo due settimane buone per cercare di spiccicare parola con qualcuno.


Mi rendo conto del tempo che è passato quando vedo i primi raggi del sole rischiarare il cielo sopra di noi
«Mio dio ma che ore sono!?» esclamo 
«Sono le 5» sgrana gli occhi stupito anche lui quanto me
«Devo assolutamente tornare in albergo» affermo un po' impanicata poichè non so come tornarci da sola
«In che albergo dormi?» mi chiede il monegasco
«All'Hotel Ambassador, Daniel Ricciardo ci ha offerto una stanza lì» 
«È molto lontano da qui, soprattutto da fare a piedi. Vieni, andiamo a casa mia, è proprio qua vicino» mi dice, ed io lo squadro subito con fare diffidente «Tranquilla, andiamo solo a dormire un po'» mi rassicura con un sorriso.

Ci incamminiamo verso il suo appartamento e nel giro di 10 minuti arriviamo a casa sua e, continuando a chiacchierare non ci accorgiamo di esserci addormentati sul divano del suo salotto. Al mio risveglio lo trovo vicino a me, ancora nel mondo dei sogni, recupero il telefono poggiato sul tavolinetto in vetro lì di fronte.


Lo afferro e dopo aver controllato l'orario che segna le due e trenta del pomeriggio, noto gli innumerevoli messaggi e chiamate da parte delle mie amiche.
Riprendo le mie cose e scappo via da casa di Charles come una ladra, non prima però di aver segnato con il rossetto rosso nella mia borsa il mio numero di cellulare, sullo specchio che trovo in prossimità della porta. 

Al mio rientro in camera vengo assalita dalle interminabili domande delle mie amiche, che cerco di sviare in tutti i modi, soffermandomi invece su Francesca e sugli innumerevoli segni rossi sul suo collo.
Dopo aver deciso tutte insieme di rimanere in camera quella sera, poichè le mie due commari sono reduci da un after epocale, passiamo il nostro restante tempo spiaggiate sul letto come delle foche durante la stagione degli amori.
Verso le 8 sento squillare il mio telefono, che segna l'arrivo di un messaggio.

Numero sconosciuto
Che fai, mi lasci il tuo numero di telefono segnato con il rossetto sullo specchio?
 

Certo, come in un film di Sandra Bullock, no?

Charles
Allora facciamo così, me lo concedi un caffè?

Forse...


Come in un film di Sandra Bullock || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora