CAPITOLO 2

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Dazai! Dazai! Dazai! Dazai...
Le palpebre di Dazai si spalancano all'improvviso, accompagnate dalle goccioline di sudore e dalla sensazione del sole bollente sulla pelle. Ha ancora la voce di Chuuya che gli infesta la mente. Tuttavia, non sembra essere né all'inferno né in qualunque altro tipo di dimora eterna. Al suo fianco c'è la sua ragione di vita, al massimo quindi si trova in paradiso. Solo pochi secondi dopo Dazai si rende conto della situazione: è ancora vivo. A quanto pare, l'overdose non è stata abbastanza efficace da ammazzarlo. Sfortunatamente. E ora, come dovrei comportarmi di fronte a Chuuya? Di fronte alla mia ragione di vita, ora che ho perso la fiducia persino in essa?, si interroga Dazai, non potendo far altro che pensare e non muoversi per non far cadere Chuuya.

Il luogo intorno a lui è impossibile non riconoscerlo: la buon vecchia casa di Chuuya, completamente disordinata in ogni angolo della casa, tranne per le numerose mensole e i diversi tavolini su cui le bottiglie di vino sono gelosamente conservate. Dazai ha sempre trovato divertente vedere come Chuuya sia poco elegante nella vita quotidiana, ma adori dei vini così pregiati e di certo galanti. A un certo punto, il telefono del rosso vibra: Dazai, stranito, allunga il suo sguardo verso il tavolino. Sullo schermo appare la notifica di un nuovo messaggio, e poi un'altra ancora. Osservando meglio, il moro capisce che sono messaggi di Oliver, l'ex collega della Port Mafia con cui aveva combattuto giorni fa. In essi, l'uomo si scusa e si sfoga, rivelando di aver abbandonato l'organizzazione mafiosa. Poco importa a Dazai, che pensa sicuramente che sia patetico, ma non si sofferma sul messaggio, bensì all'orario segnato sul telefono. Sono le 15:34, del diciannove maggio. Chuuya è stato in coma per pochi giorni. E non sono passate neanche ventiquattro ore, da quando Dazai ha provato a suicidarsi. Questa scoperta causa una risatina da parte del moro, che si ritrova ancora una volta a respirare e camminare, invece di essere tre metri sotto terra.
-Insomma, che qualcuno mi uccida! Che qualcuno uccida questo essere senza senso!- sbuffa Dazai, senza essere né ironico né serio. Il ragazzo accanto a lui si muove, facendo segno di essersi svegliato. Chuuya si mette seduto, vicino al moro, e si stropiccia gli occhi. Appena toglie le mani, i suoi occhi azzurri incontrano gli occhi castagna di Dazai. Il tempo sembra fermarsi, ogni cosa nel mondo pare cessare di muoversi. I pensieri dei ragazzi, terribilmente contrastanti, hanno l'aria di non appartenere più unicamente alla loro mente.

I suoi occhi sono così accesi.

I suoi occhi sono così spenti.

Con uno scatto fulmineo, Chuuya afferra le guance di Dazai e lo bacia. Il moro è colto di sorpresa, di solito l'ha sempre baciato lui. Questo bacio, però, è diverso da qualsiasi altro bacio. Non solo perché sa di medicinali, e sembra quasi un bacio tossico. Ora Dazai deve chiarire in modo definitivo chi è. In un unico bacio. In pochi secondi. Ricambiare o no? Amare o rimanere il così detto squalificato? Fortunatamente, questa scelta importante è rimandata quando Chuuya si allontana. Forse ho pensato troppo.
-Lo sapevo. Lo sapevo che ora ti saresti fermato a riflettere.- rivela Chuuya, non distogliendo lo sguardo dal moro. -Senti, cazzo, non te la prendere troppo con te stesso.
-Tu non puoi capire. Chuuya, io non conosco neanche me stesso.- replica Dazai, con un alone di tristezza orribile.
-Rimanendo con me riuscirai a conoscerti, Osamu. Ma ora fammi cambiare e parliamone di fronte a un calice di vino, altrimenti mi fai salire l'angoscia.

Per il tuo bene || SoukokuWhere stories live. Discover now