2. MATTIA E FRANCESCO

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"Ma quindi vi vedete da te?" chiese Sofia. Lei e Mattia erano in videochiamata, anche se in quel momento dallo schermo del cellulare Sofia poteva vedere solamente il soffitto del bagno di Mattia, dato che il ragazzo si stava preparando e aveva appoggiato il telefono sulla lavatrice.

"Sì, ha detto che voleva vedere com'era l'appartamento".

"Sì, come no, proprio l'appartamento voleva vedere" ridacchiò Sofia.

"Cretina. E poi anche se fosse cosa ci sarebbe di male?".

"Assolutamente nulla. Basta che lo fate protetto".

Mattia, si diede un'ultima sistemata ai capelli prima riprendere il cellulare in mano e andare a sedersi sul letto.

"Vedi che sei cretina? Comunque... beh, in realtà lo abbiamo già fatto".

Sofia assunse un'espressione teatralmente offesa. "Ma... perché non mi dici più niente? È bastato un anno di lontananza per farti dimenticare della tua migliore amica?".

"Finiscila. È successo praticamente appena ci siamo conosciuti, è stata una cosa istintiva, non ero neanche sicuro che l'avrei rivisto ed ero stufo di essere sempre lì ad aspettare la fantomatica persona giusta che alla fine tanto non arriva mai...".

"Topino, guarda che non devi giustificarti. Tanto meno con me. Se in quel momento ti andava di farlo hai fatto bene. E racconta, com'è stato?".

"All'inizio mi ha fatto un male cane, ma poi è stato assolutamente fantastico!".

"E così anche tu hai finalmente scoperto le gioie del sesso. Allora datti da fare pure oggi! Io ora devo andare che le mie coinquiline mi hanno chiesto di uscire. Poi fammi sapere e non raccontarmi tutto tra tre giorni come stai facendo ultimamente!".

"Promesso. Ci sentiamo dopo!". Mattia chiuse la chiamata. Guardò l'ora sul cellulare: erano le 17:45. Francesco aveva detto che sarebbe arrivato poco dopo le sei, visto che lavorava lì in zona.

La verità era che, a prescindere dal sesso, sperava che con Francesco le cose potessero andare anche in una direzione diversa. Ci era stato insieme solo per un paio di giorni, quando erano a Madrid, ma per quei pochi attimi si era trovato davvero bene.

Francesco si trovava lì per un viaggio di lavoro, ma la sera, per rilassarsi, era andato in un pub del quartiere gay di Madrid. Mattia lo aveva notato subito, seduto al bancone del bar con lo sguardo perso a osservare i movimenti del gin nel bicchiere che si rigirava tra le dita. Aveva deciso di buttarsi ed era andato a rivolgergli la parola. E dopo qualche istante si erano messi a parlare come se si conoscessero da anni. A un certo punto Francesco aveva ricevuto una chiamata di lavoro ed era dovuto scappare, ma aveva chiesto a Mattia di rivedersi la sera dopo. E alla fine erano finiti a letto, nella stanza d'hotel – 5 stelle, pagato dall'azienda per cui lavorava Francesco – dove alloggiava il più grande. Mattia non rimpiangeva nulla. Anzi, non riusciva a smettere di pensare che il fatto che Francesco abitasse vicino a Torino fosse quasi un segno del destino.

Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì suonare il campanello. Sobbalzò un attimo, fece un respiro profondo e andò ad aprire.

"Quarto piano senza ascensore? Non ho più l'età per queste cose" scherzò Francesco appena arrivò, la voce leggermente affannata.

"Ma finiscila, ché non sei venuto ieri perché dovevi andare in palestra" ribatté Mattia.

"In qualche modo devo pur tenermi in forma, no?".

Francesco entrò nell'appartamento e si guardò attorno. Mattia invece guardò Francesco. Indossava pantaloni dal taglio elegante, una camicia bianca e una cravatta sobria. Sapeva che aveva una posizione di rilievo dove lavorava, quindi sicuramente l'abbigliamento era importante. Anche quando l'aveva conosciuto indossava la camicia. Gli donava tantissimo.

Senza paroleWhere stories live. Discover now