Capitolo 35: ~ Tempo per me stessa~

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LUCE P.O.V

Mi trovavo in una stanza oscura. Correvo.....correvo.....ma quel posto sembrava farsi sempre più grande al ogni mio passo. Chiamavo il nome di mio padre, di mia madre, dei miei amici; ma nessuno rispondeva.

Ero da sola.

All'improvviso delle catene mi bloccarono i polsi e le caviglie, impedendomi ogni movimento. Urlavo ma la voce non usciva.

Piangevo, ma nessuno mi consolava. Le maglie delle catene si facevano sempre più strette facendomi sempre più male.
Una figura si stava avvicinando a me con una risata raccapricciante.

?: << Debole, patetica, inutile, inetta, traditrice, crudele. È questo quello che sei, che sarai. Tutte le persone che ti stanno intorno, lo fanno solo perché sei una Evans. A nessuno importa di Luce e di quello che provi. Povera bambina.>>

Luce: << Sta zitta, non è vero. Smettila!!>>

??:<< La verità fa male.>>

Luce: << LASCIAMI STARE.>>

Mi svegliai con la fronte imperlata di sudore. I brividi di freddo avevano preso possesso del mio corpo e stringevo le lenzuola del letto tra le mie mani; guardandomi intorno.

Non ero a casa mia.

Nella stanza fecero irruzione Gyan e suo figlio Quentin. Erano visibilmente preoccupati ed entrambi si avvicinanoro velocemente al mio letto.

Cinquedea: << Luce, ti abbiamo sentito urlare, cosa è successo?>>

Non risposi. Il ragazzo si era seduto sul materasso e mi teneva ferma con le braccia.

Quentin: << Hai fatto un incubo?>>

Annuì debolmente ed appoggiai la testa sulla sua spalla. Il padre guardò il figlio con un dolce sorriso, era raro che ciò succedesse.

Cinquedea: << Vuoi prenderti cura di Luce?>>

Quentin: << Si papà, lascia che me ne occupi io, per favore.>>

Il grande lasciò la stanza ed io mi ero stretta ancora di più al mio coetaneo. Era l'unico posto sicuro in quel momento. Mi aiutò al alzarmi, porgendomi una vestaglia bianca, il cui tessuto fresco mi aveva dato subito sollievo.

Rimasi sorpresa per tutte quelle attenzioni.

Quentin: << Vieni con me, ti preparo qualcosa di caldo.>>

Ci recammo in cucina ed il ragazzo mi fece accomodare su uno dei sgabelli rossi della penisola. Lo osservavo mentre armeggiava con il bollitore, lo aveva riempito di acqua e lo avevo posizionato sul fornello; accendendo il fuoco.

Quentin: << Ti va di dirmi cosa hai sognato?>>

Serrai la mascella. Non ne volevo parlare, ma un modo per sfogarmi era proprio raccontare a qualcuno ciò che avevo sognato.

Luce: << Ero da sola, legata, chiedevo aiuto ma nessuno veniva in mio soccorso. Era tutto buio ed una voce continuava a schernirmi, dicendomi tante cattiverie.>>

Mi prese la mano e con un dito mi asciugò una lacrima.

Quentin:<< Adesso è tutto finito, non pensarci più.>>

Mi porse una tazza con del liquido fumante.

Quentin: << Alla salute!>>

Risi mentre assaporavo, quella che si rivelò essere una tisana alla liquirizia.

Conosco solo la vendetta 🖤⚽⚔️  Inazuma Eleven goWhere stories live. Discover now