capitolo decimo

40 9 0
                                    

Crowley mangiava le uova sul tavolo, guardandosi intorno come se stesse per essere lui stesso divorato da qualcuno. Non amava quello che stava succedendo, il modo in cui stava venendo trattato. Quel biondino si stava comportando in modo troppo socievole, troppo amichevole. E quella storia delle persone non gli piaceva per niente.

Non era una cosa a cui era abituato.

Con le lunghe dita prendeva il bianco dell'uovo, per poi metterlo tutto in bocca. Nessuno era stato abbastanza paziente da insegnargli le buone maniere a tavola, e questo si poteva benissimo vedere. Però erano anni -secoli- che non mangiava delle uova. Erano calde, erano salate. Erano buone.

Decisamente diverse dalle erbe di cui si era ingozzato durante tutto quel periodo. Per questo poteva dirsi grato all'altro, che lo osservava dall'altro lato del tavolo con uno sguardo indagatore. Sembrava fosse lì per studiarlo, non per ospitarlo, nonostante cercasse di nasconderlo attraverso occhiate che rasentavano il tenero.

-Allora- il biondo attaccò il discorso, stringendo le mani per appoggiare il mento. -Cosa...sei?-

-Te l'ho detto- con la bocca ancora piena, il rosso fece un movimento con la mano, di pura irritazione. L'aveva già detto, non c'era bisogno di ripeterlo. -Sono una persona esattamente come te-.

-Ma hai detto di essere nato molti secoli fa-

-Ma ti ho anche detto che io sono uno stregone, e che sono cose che non ti devono interessare- terminò il discorso infilandosi tra i denti un gigantesco pezzettone, cosa che fece storcere il naso ad Aziraphale. Non era per niente quello che si era immaginato, mentre lo osservava. Non era etereo, non era occulto. Era solo una persona, con i suoi pregi e i suoi difetti.

Alcuni abbastanza rivoltanti.

-Vuoi dell'acqua?- azzardò con un sorriso, adocchiando la bottiglia che teneva vicino al tavolo.

-No grazie- il sibilo dell'altro arrivò chiaro e tondo alle sue orecchie.

Aziraphale sospirò esasperato, senza però darlo a vedere. Non doveva essere scortese con gli ospiti. -Ti piacciono le uova?-.

-Da morire-

-Bene, in merito a questo...-

-Non azzardarti a chiedermi cose sul mio passato, su quello che ho fatto per essere qui tra i vivi- in un brontolio decisamente innervosito, il rosso strinse le dita attorno alla tovaglia, quasi a dover contenere un urlo. -Non sono cose che ti riguardano-.

Aziraphale abbassò lo sguardo, aspettandosi già quella risposta. -Non volevo mica...-

-Volevi, invece- ogni parola che pronunciava era un ringhio sommesso, il richiamo di una bestia antica, ma le sue parole erano comprensibili, vive. Anche il biondo si sarebbe comportato così, se fosse stato letteralmente strappato dalla sua vita, dalla sua quotidianità.

Poteva capirlo.

-Qua sei protetto, intesi? Non c'è nessuno che vuole farti del male- dopo qualche secondo di silenzio decise di fare la sua prossima mossa, osando quasi posargli la mano sulla spalla. L'altro non sembrò gradire.

-Ovunque le persone vogliono farmi del male- il tono del rosso diventò decisamente più cupo, mentre continuava ad ingozzarsi di uova. -È una cosa normale, davvero-.

-Non penso sia una cosa poi così tanto normale, non trovi?-

-Per te forse no, guardati- lo indicò giudicante, il dito ancora sporco di albume -sei biondo, parli bene l'inglese e sei un intellettuale. È normale che la gente non voglia farti del male- distolse lo sguardo, aggiungendo una frase in un mormorio -e probabilmente sei anche tu uno di quei bastardi-.

In The Woods Somewhere|Good OmensWhere stories live. Discover now