34 ||Il primo bacio non si scorda mai

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«Dici che dovremmo schiantarla?»

L'orologio appeso alla parete della sala comune dei Grifondoro segnava appena le quattro del mattino e il divano, quello su cui avevano preso posto quando la situazione era precipitata rovinosamente, aveva assunto la stessa solida consistenza della pietra nell'esatto istante in cui Rose Weasley era scattata in piedi, con lo sguardo assente e la tipica aria di chi non aveva ancora appreso a pieno cosa stava accadendo.

«Secondo te funzionerebbe?»

Angelica sedeva su di esso a gambe incrociate, con i lunghi capelli corvini raccolti in una crocchia frettolosa e le iridi vitree che prontamente saettavano al cielo: la bocca arida e impastata dallo scadente alcool babbano, le mani poggiate sui fianchi sinuosi ed un palese cipiglio contrariato ad inasprire i tratti regali del suo volto.

«Non saprei, è pur sempre di Rose che stiamo parlando. I sotterrai non vanno a fuoco e Scorp è ancora vivo, è chiaro che qualcosa non va.»

Al suo fianco giaceva un esasperato Albus, con il capo reclinato lungo lo schienale e la zazzera di ciuffi scuri che gli ricopriva totalmente la fronte. Le labbra sottili piegate in una smorfia sofferente, le iridi smeraldo fisse sul ticchettio delle lancette e la mente proiettata al tema di Incantesimi che l'indomani avrebbe dovuto quasi sicuramente copiare. Da chi, restava ancora un mistero.

«La fase dell'accettazione è la più complicata.» a fatica, Angelica soffocò un rumoroso sbadiglio, lanciando una lunga occhiata in direzione dell'amico mentre stendeva le gambe ormai intorpidite in avanti e lisciava distratta le pieghe della propria gonna.

«Non guardarmi in quel modo Nott, era scritto su una di quelle stupide riviste di Lily.» il tono concitato di Albus fece ridacchiare appena la giovane Serpeverde, che alle prese con un nuovo sbadiglio posò per l'ennesima volta lo sguardo su un assente Rose Weasley.

Prima di allora, Angelica aveva fortemente creduto che nulla potesse privare la Grifondoro di quell'aria battagliera che da sempre la circondava, di quell'espressione saccente e sicura che nascondeva in realtà il riflesso di un mondo accessibile a pochi. 

Ai suoi occhi Rose era sempre apparsa come la più maestosa delle fiere, testarda, caparbia, orgogliosa e terribilmente intelligente, ma mai smarrita nei meandri dei suoi pensieri come stava accadendo in quel preciso istante.

«E cosa ci facevi tu con una di quelle stupide riviste?» le gote di Albus divennero ben presto di un'intesa sfumatura di rosso, con le iridi smeraldo fisse sulle braci del camino e la fronte aggrottata in un cipiglio di pura disapprovazione.

«Ci leggevo l'oroscopo brutta stronza.» ma proprio come aveva immaginato, l'accenno di ghigno beffardo non lasciò nemmeno per un istante le labbra piene della Serpeverde, nemmeno quando Rose mosse un passo in avanti lasciando che un fragile sospiro si infrangesse nell'aria.

I lunghi e ribelli ricci scarlatti le coprivano il volto etereo, fatta eccezione per i grandi occhi azzurri, lucidi e assenti da quando la maggior parte degli invitati aveva lasciato la sala comune, avvolta ora in un religioso silenzio.

Le guance rosse per il respiro trattenuto troppo a lungo e un labbro inferiore ben stretto tra i denti, mentre ferma dinanzi al camino percepiva ancora e con una sconcertante chiarezza le labbra bollenti di Scorpius Malfoy premute con forza sulle sue.

Una manciata di secondi, un misero istante, quanto bastava per far sì che l'ennesima parte di sé appartenesse ancora una volta a colui che odiava da tutta una vita, alla sua nemesi per eccellenza.

Scorpius Malfoy le aveva rubato il suo primo bacio, ciò che Rose custodiva gelosamente per sé da forse fin troppo tempo, senza chiederle il permesso, senza fare alcun rumore, con le tempestose iridi grigie pronte a trascinarla sul fondo degli abissi e le labbra piene intente a firmare l'ultima delle condanne.

War of Hearts || HP New GenerationWhere stories live. Discover now