IV: Fu così

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Un giorno, a caccia, mi fermai, stranamente impressionato, innanzi a un pagliajo nano e panciuto, che avevaun pentolino in cima allo stollo. 

— Ti conosco, — gli dicevo, — ti conosco... 

Poi, a un tratto, esclamai: 

— To'! Batta Malagna.

Presi un tridente, ch'era lì per terra, e glielo infissi nelpancione con tanta voluttà, che il pentolino in cima allostollo per poco non cadde. Ed ecco Batta Malagna,quando, sudato e sbuffante, portava il cappello su leventitré.

Scivolava tutto: gli scivolavano nel lungo faccione, diqua e di là, le sopracciglia e gli occhi; gli scivolava ilnaso su i baffi melensi e sul pizzo; gli scivolavanodall'attaccatura del collo le spalle; gli scivolava il pancione languido, enorme, quasi fino a terra, perché, datal'imminenza di esso su le gambette tozze, il sarto, pervestirgli quelle gambette, era costretto a tagliargli quanto mai agiati i calzoni; cosicché, da lontano, pareva cheindossasse invece, bassa bassa, una veste, e che la pancia gli arrivasse fino a terra.

Ora come, con una faccia e con un corpo così fatti, Malagna potesse esser tanto ladro, io non so. Anche i ladri m'immagino, debbono avere una certa impostatura,ch'egli mi pareva non avesse. Andava piano, con quellasua pancia pendente, sempre con le mani dietro la schiena, e tirava fuori con tanta fatica quella sua voce molle,miagolante! Mi piacerebbe sapere com'egli li ragionassecon la sua propria coscienza i furti che di continuo perpetrava a nostro danno. Non avendone, come ho detto,alcun bisogno, una ragione a se stesso, una scusa, doveva pur darla. Forse, io dico, rubava per distrarsi in qualche modo, pover'uomo.

Doveva essere infatti, entro di sé, tremendamente afflitto da una di quelle mogli che si fanno rispettare.

Aveva commesso l'errore di scegliersi la moglie d'unparaggio superiore al suo, ch'era molto basso. Or questadonna, sposata a un uomo di condizione pari alla sua,non sarebbe stata forse così fastidiosa com'era con lui, acui naturalmente doveva dimostrare, a ogni minima occasione, ch'ella nasceva bene e che a casa sua si facevacosì e così. Ed ecco il Malagna, obbediente, far così ecosì, come diceva lei – per parere un signore anche lui.– Ma gli costava tanto! Sudava sempre, sudava.

Per giunta, la signora Guendalina, poco dopo il matrimonio, si ammalò d'un male di cui non poté più guarire,giacché, per guarirne, avrebbe dovuto fare un sacrifiziosuperiore alle sue forze: privarsi nientemeno di certi pasticcini coi tartufi, che le piacevano tanto, e di simili altre golerìe, e anche, anzi soprattutto, del vino. Non che ne bevesse molto; sfido! nasceva bene: ma non avrebbedovuto berne neppure un dito, ecco.

Io e Berto, giovinetti, eravamo qualche volta invitati apranzo dal Malagna. Era uno spasso sentirgli fare, coidovuti riguardi, una predica alla moglie su la continenza, mentre lui mangiava, divorava con tanta voluttà icibi più succulenti:

— Non ammetto, — diceva, — che per il momentaneopiacere che prova la gola al passaggio d'un boccone, peresempio, come questo — (e giù il boccone) — si debbapoi star male un'intera giornata. Che sugo c'è? Io soncerto che me ne sentirei, dopo, profondamente avvilito.Rosina! — (chiamava la serva) — Dammene ancora unpo'. Buona, questa salsa majonese!

Majalese! — scattava allora la moglie inviperita. —Basta così! Guarda, il Signore dovrebbe farti provareche cosa vuol dire star male di stomaco. Impareresti adaver considerazione per tua moglie.

— Come, Guendalina! Non ne ho? — esclamava Malagna, mentre si versava un po' di vino.

La moglie, per tutta risposta, si levava da sedere, gli toglieva dalle mani il bicchiere e andava a buttare il vinodalla finestra.

Il fu Mattia PascalTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang