Solletico

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Ero decisamente stressato. Stressato dal fatto di non aver chiuso occhio per colpa del turno massacrante che avevo appena concluso, stressato dalla minaccia che aleggiava sul Nemeton, stressato dal fatto di non avere ancora elaborato il lutto di mio padre…i miei nervi erano messi a dura prova da così tante piccole sottigliezze, che procastinate, si erano ingigantite.

Si trattava del medesimo meccanismo che regolava il verificarsi di uno tsunami: goccia dopo goccia si veniva a creare un’onda dalle dimensioni inimmaginabili, impossibile da placare od arrestare. Beh, placare il mio stato d’animo burrascoso non era al di fuori della portata di chiunque, specialmente di un certo lupone che mi aspettava dentro casa.

Trascinai con estrema fatica i piedi sul vialetto di casa, trovando la chiave sotto al vaso accanto alla porta: Derek aveva seguito le istruzioni che gli avevo lasciato poche ore prima. Aprii delicatamente l’uscio: dopotutto erano solamente le sei del mattino e non mi andava di disturbarlo. Derek si stava facendo in quattro per aiutarmi con la carriera e i pericoli provenienti dal soprannaturale, che non capivo come facesse al tempo stesso a badare ad una classe di adolescenti durante i pochi momenti in cui eravamo separati.

Nemmeno mi ero reso conto di essere diventato completamente dipendente da lui, non per quanto riguarda il dividerci le preoccupazioni dovute al folle piano di Taranee, ma per quanto riguardava la sua semplice presenza. Amavo sentire il suo profumo ovunque: nella mia camera da letto, sugli asciugamano del bagno e sui cuscini del divano. Era una cosa piuttosto lupesca questa, me ne rendo conto, ma al cuor non si comanda dopo tutto.

In punta di piedi mi diressi in bagno, mi lavai dalla tensione accumulata, per poi dare un’occhiata in direzione della camera da letto: Derek non c’era. Fui colto da un’insolita angoscia: che se ne fosse andato perché la prima presenza era troppo invasiva? Taranee lo aveva già scovato ed ucciso? Perché non mi aveva nemmeno lasciato un messaggio? Perch-

“Per favore Stiles, come riesci a pensare così tanto di mattina presto? Il rumore dei tuoi pensieri è un ronzio continuo” afflosciai le spalle emettendo un sonoro sospiro di sollievo: Derek era giunto di soppiatto alle mie spalle, con ancora la sua tuta da casa in dosso. Senza pensarci troppo mi gettai tra le sue braccia.

“Scusami, è stata una nottata difficile” tentai di giustificare quel gesto. Mentalmente iniziai un conto alla rovescia che mi avrebbe inevitabilmente portato a sbattere il sedere contro il pavimento, rigettato da un impulso di disgusto del licantropo. Ero già arrivato al numero cinque quando, con mia somma gioia, mi ritrovai corrisposto nella mia ricerca d’affetto: Derek avvolse un braccio attorno alla mia vita, mentre inspirava il mio odore dalla mia chioma. “Lo so, lo è stata per entrambi. Se solo si potesse pagare per poter eliminare per sempre ogni minaccia da Beacon Hills, darei fondo al mio patrimonio” ridacchiai e più ridevo, più mi sentivo il cuore leggero.

“Avevo quasi dimenticato che condivido la mia umile dimora con un miliardario” lui iniziò a rilasciare qualche timida carezza. “Non ti preoccupare, ho già deciso che modifiche apportare per rendere più piacevole la mia permanenza”.

“Der, non trasformerai questa casetta in un hotel a cinque stelle” il lupo ringhiò frustrato. “D’accordo, ma sappi che ho ordinato una nuova maniglia per la porta di camera nostra…in ottone, stile imperiale. Un vero affare, l’ho trovata su un sito che rivende oggetti vintage” raccontò tutto fiero del suo acquisto.

-Camera nostra- due parole che fecero aprire i cancelli del mio personale paradiso. Sotto ai miei piedi, la moquette era scomparsa, lasciando spazio ad una confortante nuvoletta che mi avrebbe direttamente condotto al monte Olimpo. Derek, il più bello degli dei, mi avrebbe fatto stendere accanto a sé sul suo triclinio, bevendo ambrosia e…

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