Extra

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“Der? Accendi la radio? Ho voglia di cantare” domando al mio compagno che, ovviamente, si rifiuta e anzi, mi schizza appositamente della vernice sulla maglia.

Il trasloco nella nostra nuova abitazione era ufficialmente iniziato anche se, contro i pronostici di entrambi, avevamo impiegato molto più tempo del previsto. Derek mi incolpava per aver impiegato giorni e giorni a riporre nel pluriball le mie preziosissime action figures della saga cinematografica di Star Wars, certamente non ne comprendeva né il valore affettivo, né tanto meno quello economico.

D’altro canto io lo incolpavo per aver perso tempo negli acquisti online: così ci vennero recapitati per posta prima dei sottobicchieri in stoffa, di utensili molto più urgenti come ad esempio posate e gli stessi bicchieri.

La casa aveva trovato immediatamente una sorta di armonia negli arredi: Derek si era preso in carica la cucina, dopotutto era lui quello più abile ai fornelli ed io non ebbi nulla da controbattere. Optò per un piano a di cottura ad induzione, minimale e facile da pulire. Un tavolo moderno e delle seggiole altrettanto semplici, risaltavano grazie all’impianto di illuminazione che il licantropo aveva appositamente scelto.

Per quanto riguarda il mio tocco d’artista negli arredi, mi occupai del soggiorno. Derek mi confessò immediatamente di non essere particolarmente a suo agio nel pensare ad un ambiente predisposto ad ospitare persone, dunque mi lasciò carta bianca nella decorazione. Scelsi delle tinte calde ed accoglienti, uno spazioso divano a più posti ed una televisione a schermo piatto (gentilmente regalata da Der).

Al momento avevamo cancellato molte voci dalla lista delle cose da fare, rimaneva solamente da gettare una spennellata di pittura sulle pareti del bagno: ovviamente Derek si occupava del soffitto, mentre io delle rifiniture e degli angoli.

“Derek! Non mi farò trascinare in un’altra battaglia di vernice. Abbiamo già dovuto ridipingere la camera da letto tre volte perché qualcuno, non faccio nomi per correttezza, mi ha gettato addosso metà secchio di vernice” borbottai, in sottofondo la risata mal celata del mannaro.

“Oh no, non ti azzardare nemmeno a dare la colpa a me. Sei tu quello imbranato che ha messo il piede nel secchio, mentre indietreggiava per assicurarsi che il quadro che aveva appena appeso fosse dritto…tra parentesi no, è più storto di te quando stai al computer” mi rispose per le rime, scendendo dalla scala per immergere il rullo nella pittura, in modo tale che fosse sufficientemente imbevuto.

“Ascoltami bene” mi avvicinai a lui con aria minacciosa, costretto a sollevarmi sulle punte per guardarlo negli occhi. “Non puoi giudicarmi quando tu, sourwolf, mi hai fatto gettare un intero rotolo di pluriball perché con quelle tue zampacce hai fatto scoppiare tutte le bollicine, guarda caso di fondamentale importanza per trasportare gli oggetti più fragili da una casa all’altra” in tutta risposta sollevò un impertinente sopracciglio.

“E’ pur sempre colpa tua. Lo sai che il mio lupo adora quel genere di giocattolini” mi diede le spalle, proseguendo nelle sue mansioni.

“Proprio questo è il problema, Der! Quello non era un gioco per tenere allenate le tue zanne!” inutile dire che discutere con i muri avrebbe portato a conclusioni più esaustive.

“Vuoi la guerra? E guerra sia!” gli diedi una pennellata proprio sul sedere, approfittando del fatto che avesse risalito qualche gradino della scala e fosse a portata di mano.

“Stiles questi pantaloni avevo intenzione di tenermeli!” urlò indignato, cercando di ripulirsi.

“Oh ma che peccato” gongolai, infondo avevo ottenuto la sua piena attenzione…non lo avessi mai fatto.

Derek si avvicinò lentamente, in volto un chiaro sguardo da predatore ed un ringhio di frustrazione a graffiargli la gola.

“Der…no. Stai buono” lo minacciai con il pennello ma sfortunatamente lui fu più rapido di me e lo gettò nel lavandino.

L'ultimo distintivo Where stories live. Discover now