7. Alcuni vanno avanti...

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Loki si impegnò come non aveva mai fatto in tutta la sua vita: come nuovo re, era suo compito garantire agli Asgardiani un luogo sicuro dove vivere. In quelle tre settimane, i sopravvissuti avevano già iniziato a costruire delle nuove abitazioni, dato che non avevano nessun altro posto dove andare. Il luogo dove sarebbe sorta la nuova Asgard era perciò già stato scelto e Loki, sebbene provasse sentimenti contrastanti per quella piccola provincia della Norvegia, non ci pensò nemmeno ad opporsi. C'erano alternative, in fondo?

Il dio degli inganni concentrò quindi tutti i suoi sforzi sul rendere quel piccolo lotto di terra il luogo migliore del mondo dove abitare. Certo, non sarebbe mai stato una città ricoperta d'oro e con un palazzo scintillante, ma Loki aveva l'impressione che quei tempi ormai fossero finiti.

Grazie alle sue indicazioni e ai suggerimenti di Valchiria, ben presto il villaggio si ampliò e le abitazioni temporanee divennero delle deliziose case lungo la costa, con ogni comodità necessaria, wi-fi compreso. A dire il vero, la rete Internet fu un po' una novità per gli Asgardiani, e Loki dovette sopportare per più di tre settimane il via vai di gente che veniva da lui per chiedergli come inserire la password della connessione o cosa fosse un hotspot. Alquanto snervante, sì.

Una volta Loki era tornato a casa alle dieci di sera: aveva trascorso tutta la giornata a supervisionare gli ultimi lavori di riparazione, a gestire un'invasione di topi in più di una casa -per la quale si era rivelata necessaria la sua magia- e a distribuire le scorte di cibo comprate a tutti gli Asgardiani del villaggio.

Era esausto.

Si lasciò cadere sul letto ancora vestito e chiuse all'istante gli occhi, con la speranza di addormentarsi il più presto possibile.

Udì qualcuno bussare alla finestra, facendolo sobbalzare.

Si mise stancamente a sedere, per poi andare ad aprire e sporgersi all'esterno per controllare chi fosse. Si ritrovò davanti un bambino dall'aria sbarazzina, i capelli spettinati e lo sguardo birbante. Loki sospirò.

<Thialfi, che ci fai qui?> Thialfi era un ragazzino del villaggio che aveva sviluppato una particolare adorazione per il dio degli inganni. Per qualsiasi problema, anche il più futile, si rivolgeva a lui. Il che era dolce, sotto un certo punto di vista, ma dall'altro poteva rivelarsi una vera seccatura.

<Vostra maestà, credo che il nostro frigorifero abbia qualcosa che non va: ci ho messo dentro tutti i gelati, ma si sono sciolti comunque>

<...L'hai chiusa l'anta o l'hai lasciata aperta?>

<L'ho lasciata aperta, perché? Non dovevo?>

Loki dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere o dal picchiarsi la mano sulla fronte, era indeciso.

<No, Thialfi, l'anta del frigorifero va chiusa. Altrimenti il freddo esce e i gelati si sciolgono>

<Ooohh...> il bambino aveva l'aria di aver appena appreso una delle verità dell'universo.

<Tua madre lo sa che sei qui?>

Thialfi scosse la testa.

<Immaginavo> Loki sospirò e suo malgrado sorrise. <Va bene, ora vai a casa, prima di farla preoccupare. E vedi di non mangiare troppo gelato o ti verrà il mal di pancia>

Il bambino annuì obbediente e lo ringraziò, per poi correre via e sparire lungo il sentiero.

E questo soltanto per i frigoriferi. Meglio non nominare tutte le volte che il villaggio aveva rischiato di andare a fuoco perché qualcuno aveva tenuto il gas acceso.

Il lato positivo era che con la sua magia i lavori di costruzione durarono la metà del tempo. Da quando era tornato dagli Asgardiani, Loki aveva subìto una specie di sblocco: i campi di forza, le illusioni molto più potenti... quelli non furono che l'inizio. La sua magia si era ampliata, come se fino ad allora fosse rimasta frenata da una diga che all'improvviso si era sfondata.

The 14.000.606th FutureWhere stories live. Discover now