11. The sun is shining, my friend

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Trascorsero i giorni. Nelle condizioni in cui era, Loki non sarebbe riuscito nemmeno a reggersi in piedi da solo.

Strange aveva informato Thor che lo sforzo per indossare il Guanto dell'Infinito lo aveva troppo provato e che, quasi sicuramente, se lui e gli altri Avengers non lo avessero aiutato, la sanità mentale del dio sarebbe andata irrimediabilmente persa. Ciò di cui aveva bisogno al momento era unicamente il riposo.

Thor era stato riluttante alla prospettiva di fare ritorno a New Asgard. Era stato assente per cinque anni e il pensiero di incontrare di nuovo il proprio popolo, sicuramente diverso da come lo aveva lasciato, lo metteva un po' in soggezione. Avrebbe preferito non affrontare la situazione da solo, ma in quel momento Loki non poteva proprio aiutarlo.

E inoltre il ritorno a casa avrebbe dovuto essere un momento gioioso per tutti, ma Thor aveva il sospetto che, se avesse riportato il fratello a New Asgard con l'aspetto più di un morto che di un vivo, il sentimento generale sarebbe probabilmente stato la preoccupazione.

Decise quindi di prendere un po' di tempo di riposo per entrambi prima di fare ritorno alla nave madre. Gli Avengers, dopo lo schiocco di Loki e la fine della battaglia, si erano riuniti a casa di Tony per chiarire le ultime questioni irrisolte, ma poi ognuno di loro se n'era andato per la propria strada.

Prima di questo, però, c'era stato il funerale di Natasha. Non era stato niente di speciale, tutti sapevano che Nat, che aveva trascorso la vita nell'ombra come spia e agente dello Shield, non avrebbe mai gradito un funerale "alla Tony Stark": semplicemente, coloro che l'avevano conosciuta si erano tutti riuniti presso la laguna e avevano parlato, a lungo, parlato di lei, raccontato storie e aneddoti del passato...

Questo Nat lo avrebbe gradito, ne erano certi.

Comunque, Thor chiese a Stark il permesso per lui e Loki di restare lì qualche giorno, come ospiti. Il miliardario esitò ad accettare solo per i primi cinque minuti. Era un traguardo enorme!

Quando venne il momento dei saluti, Rocket venne da loro. Il dio degli inganni sembrava a metà tra due mondi e forse solo in parte consapevole di ciò che gli accadeva intorno, l'altra metà già bella che andata verso il regno di Morfeo. Ma fu comunque lieto di rivedere il coniglio.

<Allora... come va?> domandò Rocket.

Loki agitò una mano con aria vaga. Era seduto su una sedia in veranda, ma era chiaro che al momento quel luogo era per lui allettante quanto il più comodo dei letti.

<Sto bene> borbottò. <Ho solo bisogno di...> non riuscì a finire la frase che venne interrotto da uno sbadiglio. <Riposo>

<Già, capisco>

Rocket si rivolse a Thor, chiaramente il più lucido dei due, al momento. <Cosa avete intenzione di fare ora?>

Il dio del tuono scambiò un'occhiata con il fratello. L'espressione indecisa e confusa sui volti di entrambi fu molto esplicativa.

<Non lo sappiamo. Resteremo qui qualche giorno e poi faremo ritorno a New Asgard, ma...> la frase rimase sospesa nel vuoto. Entrambi sapevano quale sarebbe stata la conclusione: il loro futuro dipendeva unicamente da ciò che avrebbero trovato in Norvegia al loro ritorno.

Rocket annuì. <Be'... se per caso aveste bisogno di una vacanza o vi venisse voglia di fare un giro per la Galassia... la mia nave è disponibile>

<Ma non era la nave di Crill?> domandò Loki.

<Quill>

<Sì, è uguale>

<Nah, in realtà sono io il capitano. Anche se lui non lo sa. E nemmeno gli altri lo sanno. Ma sono io, fidatevi>

Sui volti dei due Asgardiani comparve un sorriso divertito. In fondo, quella cinica faccia di pelo non era poi così male.

The 14.000.606th FutureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora