Capitolo 8

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Lo scatto veloce verso di lui lo colse impreparato.
Lo stesso corpo minuto che aveva osservato con occhi spalancati fino al secondo prima, ora era avvinghiato a lui, le braccia sottili attorno al suo collo e la testa contro il petto, contatto dovuto alla differenza di altezza.
Non sapeva se fosse o meno un'allucinazione ma non se ne curò.
Non ci mise più di un attimo a ricambiare il caloroso abbraccio della ragazza ed immergere il viso fra i morbidi capelli rossi.
Sembrava davvero lì, con lui, in carne ed ossa.
Sua cugina Isabel che non vedeva da almeno sei anni ora era stretta a lui, cercando di esprimergli quanto gli fosse mancato.

Quando si staccarono, il colore della natura prese il sopravvento: verde nel verde, entrambi regalarono all'altro il loro miglior sorriso incuranti degli altri sorpresi spettatori.
Eren si prese del tempo per studiare il suo volto che, adesso, gli era quasi nuovo: i tratti infantili erano quasi del tutto spariti ma, in quei pochi secondi, aveva verificato che il suo carattere non era cambiato di una virgola. Il sorriso dominava sui lineamenti femminili, ovviamente quello non l'aveva mai perso e l'agitazione del suo corpo gli sussurrava che la sua iperattività non fosse mutata di un millimetro.
Era cresciuta, la sua Izzy e purtroppo per colpa del suo trasferimento non le era potuto stare accanto negli anni più importanti della sua vita.
Ma abbandonò quei tristi pensieri ora stranamente legati al passato. 
Era tornata.

"Oddio Izzy, sei davvero tu?"

La sua felicità contagiosa fece ampliare il sorriso della ragazza.

"Ohh, Eren, quanto mi sei mancato"

Lo attirò in un altro abbraccio dondolandosi giocosamente da una gamba all'altra.
Quando decise finalmente di dedicare la sua attenzione al resto dei presenti, vide ben quattro paia di occhi sgranati.

"Oddio, ma ci siete tutti!"

Entusiasta come davvero poche volte in vita sua corse ad abbracciare Mikasa e Armin insieme in un contatto tanto buffo quanto affettuoso.
Anche loro due erano parte della sua famiglia e si ricordava ancora benissimo tutti i pomeriggi passati al parco in compagnia dei suoi cugini.
Aveva lasciato troppe persone care in quella città.

Levi fissava la ragazza come se fosse un alieno: quando era tornata? Perchè? Sarebbe restata? Come conosceva Eren?
Il suo cervello cominciò a porsi tante di quelle domande tanto che non si sarebbe stupito se del fumo gli sarebbe uscito dalle orecchie.
Quando i suoi occhi tempesta incrociarono i suoi smeraldi non riuscì a non notare quanto fossero simili a quelli di Eren.
Isabel gli regalò il suo miglior sorriso prima di attirarlo a sè.

"Fratellone!"

Levi ricambiò la stretta della ragazza che da troppo tempo non vedeva, beandosi del suo calore. La verità era che Isabel gli era mancata più di quanto gli piacesse ammettere, l'orgoglio peggior nemico a bloccargli le parole in gola.

"I-isabel, che ci fai qui?"

L'emozione di rivedere la ragazza prese il sopravvento sui modi bruschi e scostanti tipici del corvino.
Isabel era sempre stata un'eccezione.

"Sono tornata ovviamente"

L'euforia si spense quando la figura di Farlan entrò nella sua visuale.
Il ragazzo non aveva ancora spiccicato parola e, con gli occhi sbarrati, cercava di rallentare il suo battito forsennato, il cuore che aveva preso a scalpitare all'interno della gabbia toracica, direttore di un'orchestra di emozioni che aveva preso a esibirsi senza il suo consenso.
Lo stomaco si restrinse in una morsa fastidiosa bloccandogli per un attimo il respiro.
La ragazza per la quale aveva perso la testa quando erano poco più che ragazzini e che non vedeva da anni ora era lì, più bella che mai a guardarlo insicura, con un leggero rossore sulle gote che non fece altro che abbellire il suo dolce incarnato.
Sentiva il bisogno fisico di averla accanto a sè, di toccarla e stringerla forte per impedirle di abbandonarlo di nuovo.

Fammi essere me stesso... Riren/Ereri/Where stories live. Discover now