Capitolo 1: Un nuovo inizio?

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Si avvertono i gentili lettori che questa non sarà la tipica storia d'amore.

"98..97..96...oh é il mio turno" esclamo mentre mi incammino allo sportello.
"Nome?" 
"Hope, Hope Euphoria Jenkins"
La ragazza dello sportello non mi degna nemmeno di uno sguardo, rimane a fissare lo schermo del computer a digitare il mio nome, come se fossi solamente un dato.
Nel frattempo mi guardo intorno e vedo come la stessa stazione sembra farsi sempre più grande ed io più piccola, le persone diminuire sempre di più fino a scomparire totalmente.
No, non è vero.
É solo la mia mente che a volte decide di fare brutti scherzi.
Hope reagisci.
Prendo coraggio, chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo e li riapro, dopodiché tutto è ritornato alla normalità tranne la ragazza dello sportello.
Ha le sopracciglia corrugate, in mano il biglietto stampato e con aria vagamente preoccupata mi chiede "Tutto bene?".
Non rispondo, prendo il biglietto e la ringrazio.

Dopo infiniti minuti a cercare dove fosse il binario 14 lo trovo.
Così salgo sul treno, cerco il mio posto e dopo averlo trovato sistemo l'unica valigia che ho portato con me sotto al sedile, tolgo la giacca estraendo nel frattempo telefono e cuffie dalla tasca.
Apro YouTube per poi scegliere dalla mia playlist Closing time dei Semisonic, forse una delle poche canzoni che dopo anni non mi sono ancora annoiata di ascoltare, strano.
Guardo fuori dal finestrino, non faccio altro che guardare e guardare alberi e montagne che fuggono alla mia vista da quanto il treno stia andando veloce.
Quasi mi viene da ridere.
Credo non esista sensazione più bella di quella di fissare un punto nello spazio, pensare a ricordi felici, a volte tristi e molto spesso immaginari.
Ma a volte, quando penso troppo, i miei pensieri cambiano direzione e mi portano a rivivere momenti che avrei voluto dimenticare.
Ecco perché ho deciso di andarmene, di andare per un anno dai miei zii a Bend in Oregon e provare a ricominciare da zero.
In famiglia questa decisione ha messo in difficoltà per qualche giorno i miei genitori che essendo persone molto severe e autoritarie non volevano acconsentire a questa mia scelta.
Continuavano a ripetere "Non ti sembra di esagerare?" oppure " Non ti è bastato rovinare questa famiglia?".

Manca ancora qualche ora alla mia destinazione, eppure più penso al momento che scenderò da questo treno più mi viene la voglia di prenderne un altro e andarmene per sempre.
Forse perché nel profondo so che i miei genitori hanno ragione e che il problema non è cambiare città o persone ma sono io.
Sono così assorta dai miei pensieri che mi accorgo a malapena che la voce automatica del treno sta dicendo "Si avvisano i signori passeggeri che il treno proveniente da Vancouver é arrivato a destinazione, si invitano i gentili passeggeri a prendere le proprie valigie".
Così tolgo le cuffie, sbuffo, mi faccio una coda alta per poi mettermi la giacca ed alzarmi.

Così sembra sia arrivata a destinazione, o quasi, visto che dalla stazione di Portland ci vorrà ancora qualche ora prima di arrivare a Bend, la vera meta.
I miei zii mi hanno detto che sarebbero arrivati in macchina a prendermi, in modo che non mi sarei persa o che non sarei andata in panico visto quanto Portland "sia grande e piena di pericoli".

Okay, prendo la valigia e scendo dal treno.
Fa freddo, molto per essere metà settembre eppure le persone intorno a me sembrano non notare questo particolare.
Prima di andare alla ricerca dei miei zii faccio un respiro profondo.
Sorrido, rido per poi ricompormi immediatamente.
Guardo tra la folla e dopo diversi minuti li trovo.
Saranno felici di vedermi? Avranno superato quello che è successo?.
Non ci penso e vado da loro.
"Hope" urla mia zia correndo da me e abbracciandomi quasi da soffocarmi.
"Ma quanto sei cresciuta? Ti vedo proprio bene!" .
Sono imbarazzata ma allo stesso tempo grata di questo calore famigliare.
"Hope dai pure a me la valigia" dice mio zio mentre con la mano la sta già prendendo.
Lui non mi abbraccia, non mi sorride ma rimane serio e composto, come se stesse seguendo dei punti elencati da qualcuno.
Camminiamo fino ad arrivare alla macchina e nel frattempo sono sommersa di domande le cui risposte non arrivano vista la velocità con cui mi vengono chieste.
Sorrido e annuisco.
Sono solo tre ore di macchina da Portland a Bend eppure so che questo tempo mi sembrerà molto di più, quasi vicino all'infinito.
Ma non ci penso.

Siamo partiti da qualche minuto, la radio è accesa e mio zio guida mentre mia zia , seduta di fianco a lui, mi sorride dallo specchietto.
Come se fosse un tic che non riesce a controllare.
Avrei voluto mettermi le cuffie a isolarmi nel mio mondo, ma non lo faccio e così guardo fuori dal finestrino cercando di non farmi nuove paranoie, di non immaginare cose che non sono accadute.
Ho sonno ma non è mia intenzione quella di addormentarmi, perché non voglio perdermi ogni dettaglio che separa Portland dalla mia nuova vita.
Una vita che avrei costruito da zero, dove sarei stata una Hope diversa, una ragazza come tutte le altre, una persona da scoprire.
"Hope come sei silenziosa, non ti ricordavo così!" Dice mia zia.
Lo so, ha ragione.
Ma a volte il silenzio è l'unica arma che ci rimane, così mi dissero.
"Com'è Bend, cioè ci sono tanti ragazzi della mia età nel quartiere?" chiedo curiosa mentre con gli occhi rimango a fissare il cielo pieno di nubi.
Uno dei due abbassa il volume della radio, peccato la canzone che avevano messo mi piaceva.
Credo fosse Miss you dei Blink 182.
Riesco ancora a sentirla "Hello there, the angel from my nightmare...I Miss you, I miss you...".
La sto canticchiando quando Kat, mia zia, inizia a parlare " Forse eri molto piccola l'ultima che sei venuta con i tuoi genitori, credo..."
"Undici anni" la interrompe Rob, mio zio.
"Si? Così tanti!?"
"Già.." bofonchio più a me stessa.
Cala il silenzio per qualche secondo prima che Kat riprenda il discorso " Si diciamo che è un bel quartiere, molto tranquillo, troppo a volte ma confortevole da questo punto di vista. Però ragazzi della tua età mhh sai che non mi sembra, Rob?"
"Katherine non ricordi che qualche mese fa si è trasferita quella famiglia, come si chiamano?" qualche secondo di attesa "Quelli che hanno i due pastori tedeschi, che una volta hanno scavato nel nostro giardino non so quante buche"
"Vero! Che ho passato ore a risistemare quel casino, come dimenticarsi" dice prima di girarsi di tre quarti nella mia direzione e continuare il discorso "Comunque si, c'è una famiglia che ha un figlio della tua età almeno così ci è sembrato quando lo abbiamo visto. Una famiglia molto silenziosa a parte per i cani, che poi mi chiedo perché due pastori tedeschi? Sono comunque cani pericolosi.." continua a parlare tornando a rivolgendosi a Rob.
Alla radio ci sono canzoni così old school da far fatica a riconoscere, così non faccio altro che a pensare al quartiere tranquillo, alla famiglia nuova con un ragazzo che dovrebbe avere molto probabilmente la mia età, ai due pastori tedeschi...direi non male per adesso.

Sono passate ormai tre ore e tra pochi minuti dovremmo essere arrivati.
Come mi sento? Agitata e curiosa di vedere con i miei stessi occhi la mia nuova vita, quest'avventura.
La macchina inizia a diminuire la velocità, svolta a destra, poi a sinistra, di nuovo a destra per poi posteggiarsi.
Ora siamo arrivati, sono arrivata.
Hope ci sei.
Tranquilla mi dico.
Inspiro ed espiro per poi uscire dalla portiera.
Rob prende la mia valigia mentre Kat mi chiama.
"Si arrivo" rispondo mentre faccio un giro completo su me stessa per memorizzare questo panorama.
Alberi, tanti alberi che hanno iniziato la loro transizione autunnale, una casa di fronte alla nostra, e altre che si affacciano alla strada da ambo i lati.
Si Hope, forse questa volta ti sentirai davvero a casa.
"Arrivo" urlo e così dicendo mi avvicino all'ingresso.
Mi volto un'ultima volta a guardare la strada che mi accompagnerà d'ora in avanti in ogni posto, prima di entrare in casa e chiudere la porta dietro alle spalle.
Felicità è l'emozione che in questo momento riesco a provare, sentirla parte di me e per una volta avvertirla genuina e vera.

Dopo aver fatto il giro completo della casa e avermi riempita di nozioni domestiche come cosa fare se la luce salta, o fare la lavatrice...cose di questo genere in pratica, Kat decide di mostrarmi la mia camera da letto e lasciarmi per qualche minuto assaporare l'ebrezza del silenzio.
Grazie Kat vorrei dirle, ma evito e le sorrido.
Dopo un minuto mi dice "Allora ti lascio disfare la valigia e sistemare le cose, per qualsiasi cosa non esitare a chiamare me o Rob, noi siamo di sotto" "Va bene, grazie".

La camera è molto più bella di quella che mi aspettavo.
Un letto matrimoniale, un lungo specchio verticale attaccato alla parete di fronte al letto, un armadio lungo e bianco, una scrivania e delle mensole per appoggiare i libri di scuola.
Ah c'è anche una piccola pianta di cactus appoggiata sulla panca di fianco alla finestra.
Mi avvicino, mi siedo sulla panca e guardo fuori portando le ginocchia al petto e tenendole con le mani.
Aveva ragione mia zia a dire che è un posto molto tranquillo.
Nessuno che cammina o una macchina che passa.
È tutto così statico, come se fosse una fotografia.
Fino a quando non lo vidi.
Il nuovo vicino.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 23, 2020 ⏰

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