Good moring visit

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Se non avessero provato a risolvere le cose loro, allora sicuramente non avrebbero visto la fine del tunnel in cui erano caduti verso il basso, fino a toccare il fondo. Avrebbero dovuto arrampicarsi e salire verso l'uscita.
La mattina presto arrivò portando con sé un lungo silenzio. Le urla della sera precedente e la tensione si erano affievolite col nuovo giorno; uno di quelli in cui belle di svegliò presto come al solito e si preparò in fretta. Non aspettò Enola. La più piccola stava ancora dormendo profondamente, probabilmente era rimasta più sveglia di quello che aveva pensato e si era addormentata tardi. «Come al solito, insomma» la ragazza alzò gli occhi al cielo «non gli fa affatto bene». Poi, si preparò per scendere e fare colazione.
«Buongiorno Belle!».
«Buongiorno signorina Torn, che profumo!» la ragazza si avvicinò al tavolo potendo ammirare i dolci della donna stare in bella mostra sul tavolo, mentre quella andava via. Notò crostate, croissant, torta di mele, muffins. Con gli occhi rimase incantata dalla bellezza che potesse avere il cibo, quando fu proprio in quell'istante che si accorse che mancava una fetta di frittata. A quel punto assunse un'espressione stranita.
«Temo sia colpa mia, signorina Watson. Stamattina sono sceso presto, al mio solito, e non ho potuto fare a meno di assaggiare la meravigliosa crostata della signorina Torn» disse tutt'ad un tratto Sherlock Holmes alle sue spalle, affacciato ad una delle tante finestre che davano sulla strada. L'uomo sembrò appena un pò colpevole anche se in realtà non lo era affatto, poi, continuò «Ho davvero apprezzato il suo breve discorso ieri sera, ha detto tutte cose molto corrette — riguardo alla rappresentanza, eccetera e eccetera — ma, se vuole farsi consigliare da qualcuno che di poco ne sa del mondo di voi aristocratici, credo che anche vostro fratello abbia ragione. Dovete prenderne atto».
«Ne prendo assolutamente atto, signor Holmes, e mi dispiace se sono risultata alquanto sgarbata, ma non credo che mio fratello sia pienamente lucido e ne capisco le motivazioni. Tuttavia, non posso permettere che le preoccupazioni oscurino quello che dobbiamo fare».
«Certo, ovviamente. Immagino che la notizia lo abbia fatto agitare fin troppo, Watson non è esattamente quel tipo di persona che riesce a mantenere la calma. Lui è un uomo schematico, lineare, il suo cervello non riesce a sopportare quello che va fuori il limite consentito, e la sparizione dei vostri genitori n'è una prova certa».
Belle su avvicinò al detective, e guardando fuori dalla stessa finestra, fece un respiro e parlò «Penso che dovremmo collaborare signor Holmes. Credo davvero che dobbiamo formare una squadra se vogliamo risolvere questo caso. Io ed Enola volevamo capire chi fosse la talpa, facendo così potremmo ricavare delle informazioni precise, e dato che parliamo di qualcuno che sembra conoscermi, la cosa sarà più facile a me che a Jonh. Poi, ammesso che lui dica la verità, la Francia deve essere messa al corrente e al Parlamento dovrebbero cominciare a mandare segnali di fermare la guerra».
«Ottimi presupposti per essere un'ottima politicante, signorina Watson. Ma da ciò non comprendo quale sia il mio ruolo in tutto questo».
«Jonh. Non le sto chiedendo di fare da bambinaia, ma di convincerlo che questo piano sia quello da seguire. Se vorrà potrà essere lui a mandare una lettera ai miei genitori o andarci direttamente. Ma se scoviamo il colpevole salviamo non solo la mia famiglia, ma la Corona inglese».
«Molto bene, signorina Watson» confermò Sherlock prima che i suoi occhi puntassero verso una figura inusuale da vedere da quelle parti a Londra, cosa che notò anche Belle, la quale sbuffò poco dopo. Questo fece ridere l'uomo.
«A quanto pare, penso che abbiamo una visita, penso sia proprio per te».
Belle fece un lungo sospiro alla risata profonda di Sherlock e si apprestò ad uscire di casa velocemente. Al di fuori di questo, Tewkesbury stava conversando con Thomas, il quale aveva appena smesso di preparare la carrozza.
«Che ci fai qui?» lei disse aspramente.
«Qualcuno si è svegliata male stamattina» Thomas se la rise sotto i baffi, allontanandosi dalla scena, mentre Tewkesbury lo guardava per farsi dare una mano, ma ciò non avvenne. Dunque i due si ritrovarono da soli, nel bel mezzo del marciapiede, probabilmente con Sherlock Holmes ad osservarli dalla finestra in silenzio.
«Buongiorno anche a te, signorina Belle Watson» il ragazzo disse ironico, mentre l'altra lo tirava verso il giardino sul retro, dal quale si accedeva tramite uno stretto passaggio.
«Per la cronaca, mi sono svegliata come al solito stamattina, solo, che ci fate di prima mattina qui, Visconte Tewkesbury?».
«Ora mi dai del lei? Era per scusarti del tuo urlo appena accennato in mezzo alla strada?» il moro la prese in giro, provocandola quanto bastasse per farla voltare verso di lui.
Belle lo guardò torvo, avvicinandosi solo di qualche centimetro, a Tewkesbury bastò per sentire il cuore fermarsi e riprendere a battere.
«Mi dispiace, okay. Sei contento. Vuoi che ti dia del lei o del tu?».
«Del tu, solo se me lo permetti anche tu, Belle Watson».
Belle so sentì percossa da un brivido sulla schiena a sentire il suo nome, pronunciato dalla voce tranquilla, leggermente bassa e appena roca del ragazzo. Chiuse gli occhi un secondo e poi disse «D'accordo» sedendosi in una delle tante panchine. Tewkesbury si sedette al suo fianco guardando i fiori che le aveva portato, e sorridendo glieli porse. L'altra li prese e anche lei sorrise e di questo il moro non poteva che esserne felice. Le loro mani si sfiorarono appena quando si passarono il bouquet, guardandosi immediatamente negli occhi.
«Con questi volevo assicurarmi solo che ci fossi stasera, al mio privée».
«Al tuo privée?».
«Ho invitato anche i Polinski, ci saranno anche loro, potresti fargli le domande che devi insieme ad Enola e tutto senza destare sospetti. Gli altri ospiti potrebbero non sapere mai quello che sta succedendo...ho pensato ti avrebbe fatto piacere» il ragazzo abbasso lo sgaurdo.
Belle, si avvicinò giusto quel poco da far diminuire quel metro di distanza che stava tra loro e, sorrise a Tewkesbury, il quale, stupido dal gesto, alzò gli occhi. Si guardarono per un paio di secondi in silenzio, parlando solo tramite quel gioco di sguardi, finché una voce non li interruppe.
«Tewkesbury!» Enola chiamò squillante il nome del ragazzo, solo dopo notando che fosse molto vicino a Belle. Si maledì per averli interrotti.
«Buongiorno Enola!» Belle si alzò, come se niente fosse, superando Tewkesbury e raggiungendola «Tewkesbury voleva assicurarmi che prendessimo parte al suo privée dove ci sarà Polinski, è un'opportunità per interrogarlo».
«Perfetto!».

➣ Enola Holmes: the Watson caseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora