Capitolo 19 - Il tredicesimo zaffiro

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Isabella
Non mi era mai capitato di combattere così ferocemente. Mi ero promessa, da bambina, che non avrei mai fatto del male a una mosca, non fisicamente almeno. Ma vedermi costretta ad uccidere, con spade, pistole, fucili e pugnali, mi rendeva quasi orgogliosa.
Avevo creato l'immagine della ragazza snob solo perché avevo paura di non essere accettata nella scuola, ma mi sbagliavo, cavolo se mi sbagliavo. Fossi stata al posto di Clare, mi sarei lasciata per strada da sola, forse, per un minimo di orgoglio, non sarei neanche rimasta alla villa. Eppure, vedere l'amicizia che c'era tra loro mi scaldava il cuore, mi faceva capire che degli amici veri, erano l'unica cosa che mi mancava in quella vita. Non li avrei più lasciati andare, questo era certo, ero in debito con ognuno di loro.
C'era un ragazzo tra l'esercito d'attacco, che mi aveva aiutata ad uscire da una situazione difficile. Vedendo che me la cavavo molto bene con la spada, molti uomini mi avevano attaccata assieme, mettendomi in difficoltà a gestire le lame. Ma poi era arrivato lui, aveva combattuto al mio fianco ed era rimasto accanto a me, schiena contro schiena, mentre abbattevamo i nostri nemici e mi salvava la vita.
"Mi chiamo Chandler!" Aveva esclamato mentre abbattevo l'ultimo dei soldati. "Chandler Kruskov."
"Isabella Uman." Avevo urlato velocemente mentre due nuovi uomini correvano urlando verso di me. Capii che erano inesperti, che forse non volevano essere lì, ma non esitai di un secondo, presi la pistola e li feci fuori con due colpi secchi, uno per uno.
Dopo che li avevo abbattuti c'era stato un altro colpo di pistola secco, più forte degli altri. Aveva attirato l'attenzione sia mia che di Chandler e avevamo entrambi sgranato gli occhi mentre il corpo di Spencer Groguh si accasciava da un lato, con un buco nella fronte. Clare era in piedi davanti a lei, di spalle rispetto a noi... no, non Clare, Jennifer: avevo intenzione di rispettare quella sua richiesta e capivo anche il perché, forse avrei preso la stessa decisione se avessi avuto una storia simile alle spalle.
Quando Clare si voltò, aveva il volto pieno di sangue, ma non toglieva lo sguardo inferocito dal cadavere di Spencer.
Nonostante il capo fosse stato abbattuto, la battaglia non era finita e i soldati nemici sembravano più inferociti di prima, tanto che dovemmo scappare dalla villa.
Pegaso era volato a terra, lasciando che Jennifer lo montasse. Tutti noi, le eravamo corsi dietro. Avevo guardato un'ultima volta Chandler, ringraziandolo, avevo estratto una pistola carica al massimo e avevo abbattuto chiunque provasse a mettersi davanti a me. Guardai Jennifer mentre afferrava al volo un mantello da un soldato e se lo metteva in spalla.
Quando eravamo giunti nell'erba alta accanto alla strada, Jen si era fermata e si era voltata a guardare la villa, ad ascoltare quelle urla e rumori di spade e pistole. La osservai mentre un brivido mi scendeva lungo la schiena: i suoi occhi erano circondati da occhiaie nere e cupe. Partivano dalla parte interna dell'occhio e terminavano all'altro angolo di quella forma leggermente a mandorla. Non l'avevo mai vista così, sembrava piena d'odio, di qualcosa di oscuro.
Guardai Seamus, anche lui la stava osservando con un certo sospetto. Sentendo il mio sguardo, si girò verso di me e tutto quello che fece, furono dei segni di negazione con la testa. C'era qualcosa in Jennifer che non andava, e dovevo capire cosa. Dovevo aiutarla, lo sentivo quasi come se fosse un obbligo. Perciò mi avvicinai al cavallo, lentamente, mentre lei continuava ad ascoltare i rumori. Jen chiuse gli occhi, come se assaporasse l'odore del sangue che era nell'aria, o come se assorbisse i rumori della guerra e se li lasciava scorrere nelle vene. Pegaso sembrò irritarsi, iniziò ad indietreggiare e si stava iniziando ad agitare. Iniziò a nitrire, ma Jennifer non sembrava neanche notarlo, anzi, iniziai a credere che lo stava completamente ignorando. Sembrava che Pegaso potesse sentire tutte le tenebre che stava assorbendo... perché era quello che stava facendo. Ne ero più che sicura.
Continuai ad avvicinarmi e le misi una mano sul ginocchio, stringendolo leggermente. Lei non sembrò sentirmi, perciò dissi, in un sussurro: "Jen..." a quel punto i suoi occhi si spalancarono e si posarono sui miei. Al posto del verde c'erano due sfere rosse, come due rubini scintillanti.
Mi spaventai e indietreggiai, lasciandole la gamba. Sentivo tutti gli sguardi su di me, su Jennifer. Quest'ultima sbatté le palpebre e i suoi occhi tornarono verdi. Si guardò attorno, come se si fosse appena svegliata da un sogno e sospirò.
"Dobbiamo muoverci." Disse severa e diede un colpo di talloni sulla pancia di Pegaso, il quale ricominciò a trottare verso la Fortezza.
Ricominciai a seguirla e tutti mi seguirono. Seamus apparve al mio fianco, ma non dissi niente. Tuttavia, allungai le orecchie quando sentii Sebastian sussurrare a Walter: "Lo hai visto anche te? Cosa le sta succedendo?" Sapevo che non ero l'unica che stava ascoltando, tutti noi avevamo paura di sentire la risposta di Walter.
"Credo che le tenebre stiano iniziando a notare che alla Suprema manchino i poteri." Disse Walter tutto d'un fiato. Inutile dire, che un secondo brivido mi scese lungo la schiena.

Axel
Tutto quello di cui sentivo il bisogno era di proteggere era Elizabeth. Lei mi era stata accanto così tanto, mi aveva fatto sentire amato veramente. Certo, non avevo dimenticato cosa Nicole avesse fatto per me, come mi aveva salvato dalla pazzia, ma Elizabeth mi aveva fatto sentire di nuovo vivo.
L'avevo protetta nella battaglia, aiutata quando aveva bisogno. Ma una ragazza come lei non aveva bisogno di aiuto, sapeva difendersi e aveva combattuto con onore e coraggio, maneggiando la spada in maniera impeccabile.
Ora camminavo accanto a lei, mentre Clare stava attraversando la barriera in groppa a Pegaso. Trascinai Elizabeth con me, dietro a una roccia, mentre aspettavamo.
Sentii dei rumori d'acciaio provenire da dietro di noi. D'istinto, portai la mano alla pistola e mi voltai, aspettando di ritrovarmi davanti qualche soldato nemico. Invece, era l'esercito delle Fiamme Bianche rimasto, quello sopravvissuto. Quasi mi spaventai nel vedere quanti pochi erano, e quanto sangue avessero addosso. Elizabeth mi portò una mano sulla pistola, avvolgendo le dita alle mie. La guardai con sguardo teso, mentre lei tirava via la mia mano dall'arma e intrecciava le dita con le mie, per rassicurarmi. Mi sorrise con occhi dolci e non potei sprofondare in quel calore color miele. Il suo viso mi calmava così tanto, era così bello e avrei voluto vederlo fino alla fine dei miei giorni, all'infinito.
"Andrà tutto bene." Sussurrò lei, senza distogliere lo sguardo. "Resta con me."
"Fino al mio ultimo respiro." Risposi col cuore che batteva a mille.
"Fino al mio ultimo respiro." Ripeté lei e non potei fare a meno di passarle il pollice della mano libera sulla guancia. La sua pelle era fredda come il ghiaccio, ma non m'importava. Sarei rimasto lì ad osservarla per l'eternità.
La trovavo bellissima, nonostante i lividi e il labbro spaccato, avrei voluto baciarla, ma non avevo il coraggio. Non avevo mai avuto il coraggio di baciarla, nonostante i miei sentimenti per lei stessero esplodendo, il mio corpo sembrava quasi bloccarsi e non riuscivo mai a dimostrarle o dirle quanto io... quanto io l'amassi. Accidenti, ero innamorato, di una ragazza stupenda, coraggiosa e intelligente. Sarei stato felice con lei, me lo sentivo e glielo avrei rivelato, mi feci quella promessa. Le avrei rivelato i miei sentimenti, anche se lei non ricambiava, le avrei detto tutto.
"Axel..." mio fratello mi chiamò dall'altra parte della radura. Distolsi con poca voglia gli occhi da Elizabeth e lo guardai. Seamus mi indicò la radura e osservai Clare che smontava da cavallo e si avvicinava lentamente al trono bianco.
Ci siamo, pensai.
I soldati dietro di noi iniziarono ad agitarsi, a prepararsi. Li ammiravo per quanto coraggio avessero nelle vene. Perché nonostante tutte le ferite, tutte le perdite, erano ancora lì, pronti a combattere ancora una volta, e un'altra ancora, per una causa che sarebbe potuta fallire. Ma loro erano lì e non se ne sarebbero andati. Grazie a Clare.
Ci fu un suono, simile a una televisione che viene spenta, o come una serratura che scattava, e la linea azzurra non c'era più. La cupola di protezione che ricopriva la Fortezza non c'era più, eravamo liberi di entrare.
Fui il primo ad alzarmi e a camminare verso il portone. Volevo mettere fine a quella storia, chiamare i guardiani, togliere Alicia dalla circolazione, tornare a casa e passare il resto della mia vita con la ragazza che amavo.
Sentivo i passi aumentare dietro di me: si stavano muovendo tutti. Bene. Non si torna più indietro.
Arrivai davanti a Clare e la guardai serio. Aspettammo che arrivarono anche gli altri, come nella visione. Clare consegnò lo zaffiro a Walter, notai che negli occhi le brillava una sorta di malavoglia, e quasi sembrò pentirsene quando Walter se lo mise in tasca e se ne andò.
Rimanemmo in silenzio e aspettammo il segnale di Clare.
Quel posto metteva i brividi, mi sentivo come soffocare. Lì dentro avevo vissuto la mia peggior paura: essere messo in gabbia. Quelle celle mi avevano cambiato, mi sentivo come rotto in una parte interna di me, ma allo stesso tempo come se avessi creato una corazza per proteggermi da qualcosa.
O qualcuno.
Guardai le celle. Ora c'era solo un enorme spazio vuoto, tranne che per uno strano oggetto a sfera. Era di vetro, con un enorme cono sopra, all'interno c'era una strana sostanza verde. Non sembrava né liquida, né gassosa o solida. Era una sostanza a parte, tutta sua.
Qualcosa, tra quella roba verde, mi stava chiamando. Come se ci fosse un filo che ci legasse, ma non sapevo capire che cosa.
"Andiamo." Disse una voce maschile. Tornando a guardare il gruppo capii che aveva parlato Sebastian e Clare stava annuendo. Ci avviammo verso le scale, in fila uno accanto all'altro e arrivammo su un pianerottolo di metallo, con davanti cinque porte. Come nella visione, ci dividemmo a coppie e ci posizionammo davanti ad esse.
Assieme a Seamus, aspettammo il segnale di Clare e poco prima che avvenne guardai Elizabeth. Era pronta ad entrare con Emma nella prima porta. Anche lei mi guardò e mi sorrise.
Stavo per dirglielo.
Non sapendo cosa mi aspettava dall'altra parte volevo dirle quanto l'amassi, ma prima che le parole mi uscirono dalla bocca Seamus mi spinse verso la porta, aprendola. Non avevo visto il segnale di Clare, e nonostante i sentimenti che desideravano uscire e farsi sentire, nella mia testa c'era solo una frase che continuava a bollire mentre mio fratello chiudeva la porta alle nostre spalle.
Andiamo a prendere quei guardiani.

Clarissa Sangue e il Velocista d'Argento || VOLUME 3Where stories live. Discover now