𝐏𝐓.𝐈𝐈: 𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐞𝐫𝐳𝐨

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Il suo corpo stava iniziando a sudare fin troppo mente con insolita frenesia tentava di trovare un buon nascondiglio, o qualsiasi posto dove poter lasciare quell'arma senza essere scoperto

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Il suo corpo stava iniziando a sudare fin troppo mente con insolita frenesia tentava di trovare un buon nascondiglio, o qualsiasi posto dove poter lasciare quell'arma senza essere scoperto. Era già stato beccato una volta con un oggetto proibito e per quello aveva dovuto passare i giorni peggiori della sua vita, senza menzionare il fatto che quella volta era solo un cellulare, chissà cosa gli avrebbero fatto se lo avessero trovato con un cacciavite appuntito nella tasca o nella cella. Ma non aveva molta scelta, non sarebbe potuto andare in lavanderia a nasconderlo, le guardie lo avrebbero sicuramente fermato prima dato che non era quello il suo compito. Aveva provato a trovare un posto nel bagno, ma l'unico buco nel muro che conosceva era occupato da un cellulare usato da alcuni e che mai e poi mai si sarebbe azzardato a toccare, non voleva neanche pensare alla reazione di quelle persone se al posto del loro prezioso strumento avessero trovato un, per così dire, inutile cacciavite. Sicuramente in quella stanza quadrata non avrebbe potuto liberarsene in modo semplice, se non lasciarlo semplicemente appoggiato sul pavimento, ma anche se dicevano che lì non ci fossero telecamere, non si fidava pienamente di quella cosa, d'altronde la prima volta che San lo aveva picchiato proprio lì le guardie erano arrivate quasi subito.

Era quindi finito a cercare disperatamente un angolo della propria cella dove lasciare lo strumento, almeno momentaneamente finché non avrebbe potuto parlarne con Yunho e farsi consigliare su cosa fare dall'unico che certamente avrebbe fatto di tutto per aiutarlo. Provò a metterlo sotto il suo materasso, ma poi si accorse che con il suo peso sopra si muoveva e scricchiolava contro la rete in metallo su cui era poggiata la ruvida stoffa. Lo riprese guardandosi intorno per qualche secondo mentre pregò che il resto dei detenuti rientrassero il più tardi possibile, preso dal panico iniziò a frugare tra i pochi oggetti presenti sul misero ripiano all'interno della cella, c'erano dei vecchi libri e la busta del bagno di San, in pratica si poteva dire che ogni cosa lì sopra fosse del corvino. Rovistò sperando di poterlo lasciare lì nascosto tra altre cose, non aveva molto senso come cosa ma sapeva che di lì a pochi secondi sarebbero tutti rientrati e la conta non la poteva fare con un cacciavite in tasca.

«Che cazzo fai?» una voce profonda, che avrebbe potuto riconoscere tra mille, lo fece pietrificare bloccandogli ogni movimento che stava compiendo con le braccia e facendo sì che la sua mano rimanesse ferma a mezz'aria con il cacciavite stretto in un pugno. Inizialmente non ebbe neanche il coraggio di voltarsi, perché sapeva già dal tono che il maggiore non era contento di quello che aveva visto, e l'ultima volta che si era arrabbiato con lui non era finita poi così bene per Wooyoung. Dopo pochi secondi di silenzio, provò a voltare la testa lentamente spaventato da cosa si sarebbe trovato davanti, ma non fece in tempo che il corvino era già scattato verso di lui come una pantera che salta addosso alla preda con l'intento di mangiarsela.

«Ti ho chiesto che cazzo stavi facendo!» urlò mentre spinse Wooyoung verso il muro alle sue spalle. San aveva adocchiato poco prima l'altro dirigersi velocemente verso l'interno, appena dopo che Jongho se ne era andato anch'egli dentro dicendo di dover sbrigare qualcosa di importante. Rimase incuriosito da ciò ma decise di non seguirlo subito e di vedere se fosse poi uscito di nuovo, ma appena lo vide tentare di nascondere un cacciavite tra le sue cose, non poté fare a meno di pensare che lo stesse facendo per metterlo nei guai, cosa che lo fece rimanere molto deluso inizialmente, ma poi quella delusione si era tramutata in rabbia come suo solito e, senza più controllare le sue azioni, aveva bruscamente spinto il moro facendogli battere la schiena contro colonna in cemento armato. Nel fare ciò, aveva anche avuto la scaltrezza di strappargli il tanto dannato oggetto dalle mani e puntarglielo dritto alla pancia, fermandosi giusto un pelo prima che potesse ferirlo ma rimanendo comunque con il ferro ben schiacciato. Tutto ciò mentre con il braccio sinistro spingeva sul suo petto per non farlo muovere di un solo millimetro.

ƒєνєя || ᴡᴏᴏsᴀɴWhere stories live. Discover now