44- Dentro ad una foto

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P.O.V.
Caitlin

Avere anche solo la forza di poter respirare con piena consapevolezza di sé stessi, e del proprio lavoro, mi sembra una sfida fin troppo ardua per queste ore in cui i pensieri mi molestano con scenari ambigui e preoccupanti.

La presenza di Stephany a fianco di Michael, proprio dopo la nostra litigata, non è niente di auspicabile. Nonostante ci possa essere una bambina di mezzo e lui abbia comunque giurato di amarmi.

Temo di non fidarmi. Dopo le parole che mi ha detto una ferita è rimasta al centro del petto e mi violenta con la continua forza che esercita, su scenari che non vorrei figurarmi e su pensieri che non riesco a controllare.

Vorrei avere più certezze, specie dopo che ho sentito la semplicità con cui mi è andato contro, accusandomi. Tolto Michael non rimangono punti fermi nella mia vita, e potrei seriamente rischiare di allontanarmi, andare a largo verso un punto ineccepibile, impossibile da raggiungere.

Non vorrei allontanarmi troppo, ma se non ho freni... non avere vincoli mi ha portato a chilometri di distanza dalla mia casa, dalla mia famiglia, a miglia e miglia di lontananza, il che vuol dire che possono non esserci affatto ostacoli al precipizio dentro il quale posso cadere e scomparire per sempre, senza niente che mi arresti. Dovrei trovare anche solo un ramoscello di ulivo, flebile pace, per potermi aggrappare e non precipitare nell'otre buio dell'oblio.

Tutto sta nel vedere chi per primo possa tendere la bandiera bianca. Mi sembra come di non essere mai scesa in battaglia, eppure non ho fatto niente per togliere le mine a questo campo di massacro.

Stanotte. Sì, stanotte dovrei tornare a parlargli, per poterci finalmente confrontare, una volta per tutte, e non sentire più il freddo di una comune separazione che ci condanna, come la più temibile delle minacce.

Uscita dal lavoro devo andare da lui, così da potermi scontrare nuovamente con le sue parole che, spero, possano essere stavolta prive di rancore.

Irma mi osserva rimanendo al mio fianco. Non mi dice più niente. Mi osserva e basta. Nessuna battuta ironica nella sua lingua o un incitamento che porti a farmi scrollare il torpore di questo continuo dormiveglia di dosso. Ha capito che stavolta è diversa dalle altre, e non vuole mettersi di mezzo. Ad ogni modo la rispetto, perché vuol dire che ha compreso l'importanza che offro ai consigli, e si procura di offrirmene solo di ottimi. Peccato che in questa situazione scarseggino.

«Quanto manca ancora, Irma?»

«Solo due stanze» mi dice con difficoltà, destreggiandosi malamente con l'inglese ma decidendo di non rinunciarvi.

«Forse, dopo, potremmo tornare a casa» mi auguro, e con la coda dell'occhio la vedo stringersi nelle spalle.

«Chi lo sa.»

Afferro le vecchie lenzuola che avevo lasciato per terra, certa che nessuno mi vedesse, e le forzo a entrare dentro il cestello che le guiderà fino alla lavanderia. Dopo chiudo la porta della stanza che abbiamo appena finito di pulire, dirigendomi verso la prossima.

Irma mi segue, ed è solo il riconoscere una voce femminile nel corridoio che mi blocca nell'aprire il meccanismo del nostro prossimo incarico.

«Mamma mi sono divertita tanto!»

«Anche io, tesoro. Prometto che la prossima volta che torneremo faremo qualcosa di simile, solo noi due.»

«Perché? E zio Michael?»

«Zio Michael ha altro a cui pensare, ed anche noi.»

Il corpo si è raggelato di fronte a queste parole, sentendo la confidenza di quella piccola bimba che, in un pomeriggio di completa solitudine, ho amato quasi fosse mia figlia.

Esiliato dal tuo cieloWhere stories live. Discover now