Capitolo 12.

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Sono solo le 9.00 e io sono già pronto per uscire di casa.
Dylan oggi deve seguire una lezione in università, per cui non sa che devo andare via, è convinto che stia preparando un esame che in realtà ho già dato settimana scorsa.

Appena le lancette dell'orologio segnano le 9.15 mi precipito fuori dalla porta e vado diretto all'auto per poi dirigermi a Charity Park, dove dovrò incontrare l'ex ragazzo di Dy.

Quando arrivo lui è già lì, seduto su una panchina un po' nascosta da un albero.
Senza dire una parola e senza rivolgergli lo sguardo mi siedo accanto a lui, aspettando che parli per primo ed inizi a darmi spiegazioni.

- Non ho niente da dirti, Adams.
Esordisce senza troppi giri di parole.
- Bene, vuoi che parli io? Allora parlo. Mi hai rovinato la vita, che già non era facile. Non solo hai baciato il mio ragazzo proprio in un bar vicino a casa nostra, ma continui anche a infastidirlo con le tue continue chiamate.
- Come?
- Neghi qualcosa?!
Perdo il controllo e mi alzo di scatto. Chi se ne importa se siamo in luogo pubblico e qualcuno potrebbe sentirci, non può negare davanti a me quello che ha fatto.

Lui in tutta risposta scoppia a ridere con fare di sfida.
- Sarebbe colpa mia? Non sono io quello che lo chiama di continuo ma lui, e in ogni caso perde le mie chiamate solo se ci sei tu in giro.
- Ma che diavolo dici.
- È così, ti ha mentito. Io e lui siamo una cosa sola, non puoi dividerci neanche con tutto l'amore di questo mondo.
- Stai mentendo, Dylan non mi farebbe mai questo.
- Perché no? Te l'ha già fatto una volta.

Mi siedo di nuovo sulla panchina, cercando di elaborare il tutto e provando a capire il più velocemente possibile se quello che dice è vero.
Dylan, il mio Dylan, che mi fa una cosa del genere per due volte di seguito? Impossibile.
È vero anche però che non lo conosco così bene come credevo, mi ha mentito più volte e mi ha manovrato dal primo giorno in cui si è trasferito nella mia città.

Davon mi appoggia una mano sulla spalla.
- Cosa credi, che non abbia ferito anche me? Lasciarmi per mettersi con quello sfigato di Adams.
- Sta zitto, sei solo un idiota e se scopro che menti giuro che ti ammazzo.
- Non mento, Jonathan. Dy è fatto così, ha bisogno di essere libero, io sono l'unico che ama davvero oltre a sé stesso.
- Stai dicendo un mare di stronzate. Dylan non è così.
- Ah no? Ha rubato il ragazzo alla sorella sull'altare.
- Sono io che l'ho cercato.
- Vedila come vuoi, Adams, non cambia quello che Dylan è e non è. Io ho accettato di amarlo così, ma non c'è posto per te.

RESTA IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora