𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 5

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《So che ogni attimo è diverso, so che nessuno è come te》
L.Ligabue

Lisa pov

Non so quanto tempo sia passato, so solo che mi sto annoiando a morte e sto letteralmente mettendo radice su questo letto da quando mi ha rinchiuso qui dentro, voglio uscire!!.

Ma allo stesso tempo mentirei se dicessi che vorrei tornare a casa, solo al ripensare alle parole di Francesco mi pizzicano gli occhi, i miei genitori hanno deciso di non accettare lo scambio e di 'vendermi' a lui come se fossi un oggetto qualunque.

La serratura scatta improvvisamente, la porta si spalanca rivelando una signora vestita con un vestito bianco e un grembiule beige, i suoi capelli sono raccolti in una coda perfettamente ordinata.

"Signorina vuole qualcosa da mangiare?" è arrivata la mia salvezza, che dio sia lodato.

Mi tiro a sedere sistemando velocemente il cespuglio che mi si è creato in testa rivolgendole un sorriso.

"Mi chiami Lisa per favore, comunque si grazie, sto morendo di fame" lei ridacchia mettendo la mano davanti alla bocca.

"Immaginavo, è da giorni che non mette cibo sotto i denti, scenda pure con me, è tutto a tavola"

"Grazie mille signora" la ringrazio sorridendole raggiante.

"Ma di che signorina Lisa,mi chiami pure Annabelle" annuisco seguendola verso la sala da pranzo al piano di sotto, la tavola è apparecchiata per due persone ed è piena di cibo.

Penso di essere in paradiso, se mi ammazzano adesso per lo meno muoio felice.

Mi siedo su un posto libero iniziando a riempire il piatto con tutte quelle prelibatezze, se è un sogno non svegliatemi più vi prego.

"Non si usa più aspettare gli altri per mangiare?" sembrava strano che non ci fosse pure lui.

"Sai com'è, sono digiuna da un po di tempo" dico continuando a mangiare quella lasagna maledettamente squisita.

Senza proferire parola si siede di fronte a me guardando il piatto vuoto davanti a lui, chissà a cosa sta pensando.

"Dopo che hai finito di mangiare potrai farti una doccia della tua camera, non è quella di prima, ma l'ultima nello stesso corridoio..." annuisco masticando l'ultimo boccone ormai piena.

"...Dopodichè ti aspetterò giù in salotto, devo dirti un paio di cose"

Prendo le stoviglie che ho usato portandole nella sala adiacente a questa dove si trova la cucina, metto tutto nel lavello del ripiano per poi afferrare spugna e sapone, pulisco tutto e metto ad asciugare, molto probabilmente mi starete prendendo per pazza visto che sto pulendo dei piatti nel bel mezzo di un rapimento, ma indipendentemente dal contesto in cui mi trovo mi da fastidio non dare una mano nel mio piccolo.

In seguito salgo le scale tornando al corridoio di prima, se non sbaglio la porta aveva detto Francesco era l'ultima, qui è molto probabile che mi perda visto il mio senso dell'orientamento è pari a zero e in più ho una memoria da criceto, senza offesa per i criceti eh.

Mi addentro nella stanza rimanendo di stucco per l'arredamento: il pavimento bianco lucido fa un bellissimo contrasto con le pareti di un azzurrino chiaro con qualche schizzo d'oro, il letto con le coperte con texture di marmo, i comodini sono anche loro bianchi con i contorni dorati,lo stesso per gli armadi e le tende posizionate all'inizio della grande vetrata che fa da finestra, mi avvicino di più a quest'ultima rimanendo sempre più sorpresa, il sole sta tramontando facendo diventare il cielo sulle tonalità di rosa, le onde del mare si infrangono sulla spiaggia con prepotenza per colpa del vento che si alza sempre di più. Mi sposto verso l'armadio curiosa di veder cosa c'è dentro: ogni tipo di vestito esistente è appeso alla grata, lo stesso per le magliette, i pantaloni e le borse, invece le scarpe sono posizionate a terra messe perfettamente in fila, guardo le taglie dei vestiti e il numero delle scarpe meravigliandomi nel vedere che sono giuste per la sottoscritta.

I due smeraldi ||in Revisione||Where stories live. Discover now