Capitolo XIII

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     Silenzio.

Era tutto ciò che aveva caratterizzato il Polar Tang per lunghi, infiniti momenti.

Prima c'erano stati pianti devastati.
Urla, che nemmeno in battaglia erano mai state così dolorosamente levate dai Pirati del Cuore.

Ma ancora potevano definirsi tali? Gli Hearts... una ciurma.
Dei pirati.
Si erano assordati e asfissiati coi loro stessi singhiozzi, coi loro ansimi spezzati. Si erano accecati di lacrime, che copiose e prepotenti avevano completamente invaso i loro occhi disperati e increduli.
Si erano ridotti a cumuli di emozioni strazianti. Indecenti, deboli e spaventati come fanciulli.
In quelle pietose condizioni, avevano potuto considerarsi ancora predoni del mare, privati della loro amata guida, di colui che li aveva resi gli uomini che erano oggi?

No.

Quando il sorriso dolce sul volto di Trafalgar Law si era ammorbidito e tale era rimasto, immutato e immutabile, non più increspato dai deboli respiri, e il leggero e dolente battito cardiaco del capitano aveva cessato di risuonare nella cupa cabina tramite l'elettrocardiogramma, i Pirati Heart si erano sentiti nuovamente orfani, emarginati, schiavi.
Senza identità.
Senza i loro cuori.

Il mondo si era crudelmente fermato.
Ogni rumore si era spento.

E così era rimasto per troppo tempo.

Troppo.

Tanto, che quando il suono secco di un paio di tacchi battenti sul legno che ricopriva il metallo dei corridoi aveva spezzato quell'atroce atmosfera di sordità, Shachi era tornato in sé, sperando, solo per poi disperarsi, forse ancora di più.

Era troppo tardi?

***

     Bepo si era buttato per terra, la schiena contro la libreria del suo capitano. Dopo quell'inferno di giornata, pure lui, che tanto amava stare sdraiato sul pavimento per ricercarne la freschezza, desiderava abbandonarsi su una sedia, ma la poltrona dal velluto consumato che gli proiettava ombre sul muso e gli stava accanto era appesantita dalla figura straziata e scomposta di Penguin.

Dio, quel suo povero fratello.

Era stato riportato a casa da alcuni isolani e nessuno degli Hearts era andato a soccorrerlo. Non ne avevano avuto il tempo e se anche l'avessero trovato, il disperato compagno non sarebbe stato il loro primo pensiero.
Avevano avuto decisamente altro da fare.
Il loro chef, anche lui debole e vacillante, aveva trascinato il corpo semi cosciente di Penguin nella cabina del loro comandante e solo una volta che vi erano giunti, i due, paradossalmente, si erano riscossi.
Il crudele scherzo dell'Ope Ope li aveva devastati.
Il corpo inanime di Trafalgar Law li aveva rotti.

Eppure si erano mossi.
Le lacrime avevano smesso di scorrere già minuti prima. Le labbra si erano serrate e avevano cessato di tremare. I loro respiri si erano placati di colpo, in maniera spiazzante.
I due Hearts non erano crollati nuovamente sulle ginocchia già martoriate, bensì le gambe avevano finito di oscillare, e con uno spettro oltre le pupille avevano fatto un passo nella stanza.
Sì, quell'atroce vista aveva distrutto Penguin e il cuoco di bordo, ma sino al punto di non ritorno per cui avevano automaticamente resettato tutto, e si erano uniti al resto della ciurma come automi.

Bepo non era sicuro che quella fosse una reazione plausibile.
Probabilmente avrebbe dovuto preoccuparsi per il maggiore dei suoi fratelli, che in quel momento fissava il vuoto con le labbra dischiuse, forse svenuto ad occhi aperti per la fiacchezza, tuttavia neppure il visone aveva le forze per crucciarsi un'altra volta durante quell'infausto dì.

Il Mostro BiancoWhere stories live. Discover now