Party ~

341 27 9
                                    

Isabel attendeva impaziente fuori la porta, sbirciando di tanto in tanto all'interno della stanza in cui Remiel stava completando il set fotografico di quel giorno. Per sua fortuna - o sfortuna? - il giovane non si era dovuto spogliare del tutto e, di fatti, gli era stato chiesto solo di posare con il petto scoperto.
La struttura in cui si trovavano in quel momento era molto moderna ed a dire poco dispersiva. Quasi tutte le pareti erano costituite da finestre che affacciavano sulla strada, offrendo una vista mozzafiato; ad Isabel ricordavano un po' quelle tipiche dei grattacieli newyorkesi.

Si strinse istintivamente una mano sul cuore e sospirò perdendosi nei suoi pensieri, fino a quando non fu interrotta dalla vibrazione del cellulare che aveva riposto in tasca.
Un po' impacciata rispose senza nemmeno controllare chi fosse ad averla chiamata, quando la porta alle sue spalle si aprì improvvisamente.

Remiel, spettinato e dall'aria già stanca di quella vita da modello, incominciò a fissarla mentre la giovane gli faceva cenno di attenderla lì, allontanandosi per parlare in privato.

Di risposta, l'angelo annuì ed iniziò a curiosare in giro, attendendola pazientemente.

Dopo qualche minuto, Isabel ritornò da lui pallida e con un'aria sconcertata, tanto da attirare la piena e totale attenzione dell'angelo su di sè, il quale aspettò che parlasse per prima.

"Scusami, Remiel, ma per oggi dobbiamo concludere qui. Devo andare via." gli disse secca, senza però dargli ulteriori spiegazioni. Remiel gettò subìto gli occhi sulle sue mani e notò che le tramavano come foglie al vento.

"Uhm, ok." rispose scrollando le spalle, e mancando volutamente di empatia. "A domani, allora?"

"Lo spero." Isabel indurì ancora di più la voce, mentre i suoi occhi scuri divenivano sempre più lucidi. Cioè che le stava succedendo, anzi, che le stava succedendo da un po' di anni, era indubbiamente diventata una cosa troppo grande per lei e sempre più difficile da gestire. Presto ne sarebbe rimasta sopraffatta.
Fece per andarsene, ma non appena si voltò, Remiel le afferrò la mano facendola voltare dinuovo.

"Hai già il mio numero?" le disse dolcemente, come se, di colpo, gli importasse davvero qualcosa di lei.

"Sì, era sul tuo fascicolo. Perché?" gli domandò confusa, ritraendo timidamente la mano.

"Perché così puoi chiamarmi se hai bisogno di..." l'angelo s'interruppe, guardando per un attimo altrove. "Aiuto."  disse infine, guardandola in un modo che Isabel difficilmente avrebbe dimenticato.

"Ti ringrazio, ma non credo tu possa aiutarmi. Non in questa situazione." mormorò tristemente, per poi stringere le labbra ed abbassare lentamente lo sguardo. Se non fosse andata via di lì al più presto, sarebbe di certo scoppiata a piangergli davanti senza alcun contegno. "Ci vediamo." disse, dirigendosi velocemente verso le scale e senza più voltarsi indietro.

Remiel rimase nuovamente solo.
Sbuffò un sospiro infilandosi le mani in tasca. Sapeva benissimo che continuare a vivere da umano sarebbe stata solo una perdita di tempo, ma, a dirla tutta, quella vita così mediocre ed insignificante stava incominciando a piacergli sul serio. Era come se, dopo secoli, si fosse preso una sorta di "vacanza" dal paradiso e sebbene ufficialmente stesse ancora lavorando per Gabriele, di fatto, però, stava solo agendo secondo i propri interessi. Ed avrebbe continuato a farlo all'infinito se ne avesse avuto la minima possibilità.
Solo in quel momento incominciò a capire le ragioni di Crowley e del perché avesse combattuto così tanto per non abbandonare quello splendido pianeta chiamato Terra. A pensarci era così dannatamente divertente condurre una vita senza ricevere costantemente ordini o rispettare tutti i protocolli previsti, come, ad esempio, tenere in equilibrio l'universo intero, sorvegliare i cancelli del paradiso, tenere a bada i demoni, etc.

Good Omens || Nobody KnowWhere stories live. Discover now