SECRET 1' Capitolo "Un nuovo liceo"

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Osservo il panorama dietro il finestrino dell'auto, la Mercedes Benz nera di mio padre. Lui è alla guida, Margaret la sua compagna, si ripassa il rossetto.

Io sono sul sedile posteriore e aspetto che questo viaggio abbia fine.

Londra già mi manca.

Il mio liceo pure.

Dovrò diplomarmi in un liceo privato, gestito da suore, il che non è il massimo, accidenti.

Questo perché mio padre e la sua nuova moglie devono partire per una crociera e non possono lasciarmi a casa da sola.

Mi trattano come una bambina, anche se ho diciotto anni.

La campagna inglese è profumata e mi invade le narici. Non posso fare a meno che ripensare al mio passato.

Mia madre è morta tre anni fa e mio padre si è subito risposato con Margaret.

Perché lei era la sua amante e mantenuta da tempo.

La odio.

La vedo sorridere, dallo specchietto retrovisore, contenta di non avermi più fra i piedi.

«Coraggio, Jenny» mi sorride mio padre. «Cerca di stare su. Vedrai che ti farai tante nuove amiche!»

Non ci spero poi tanto.

Sono sempre stata un tipo riservato, sulle mie.

Che io mi faccia delle nuove amiche lo trovo pressoché difficile.

In un collegio di suore non ne parliamo.

Tutte signorine con la puzza sotto il naso.

«Karl, sbrighiamoci» lo incita Margaret.

Dio, quanto la detesto.

Scommetto non vedeva l'ora che mia madre morisse di cancro, per mettere le grinfie addosso a mio padre, che era il suo capo.

Si è fatto la segretaria, roba da non crederci.

Percorriamo un enorme viale costeggiato di alberi, dopo aver attraversato un cancello con un uomo barbuto, probabilmente il custode.

«Papà, promettimi che verrai a trovarmi a Natale» gli faccio giurare ancora una volta.

«Jenny, te l'ho detto... Non dipende da me, ma dagli affari della società. Vedrò se posso liberarmi.»

Non verrà. Ne sono certa.

Mio padre dirige un'agenzia pubblicitaria e sono sempre molto impegnati.

A Natale soprattutto è una pazzia sperare che lui venga: Margaret lo trascina di party in party.

Davanti a noi c'è un'enorme costruzione di mattoni, sembra un monastero.

Mi incute paura, all'inizio.

Sull'entrata, ci sono le suore che ci aspettano. Una è maestosa e alta, le altre più basse.

Ci fermiamo e mio padre esce subito per salutare.

«Buongiorno, signor Mitchell. Io sono suor Mary Grace, la madre superiora» la suora più alta gli stringe la mano.

Poi si rivolge a me. «Tu devi essere Jennifer. Benvenuta.»

La freddezza di quella donna mi sconvolge e già mi sento a disagio.

«Questa è mia moglie, Margaret» la presenta mio padre.

Dopo le dovute presentazioni, la sua nuova compagna non perde tempo. «Karl, dobbiamo andare.»

Immaginavo non vedesse l'ora di sbarazzarsi di me.

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