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Dylan's pov:

-Buongiorno, bimba- dissi alla mora che stava sul mio letto. Dopo averla salvata decisi di portarla a casa mia.
Era visibilmente confusa, forse neanche se ne ricordava.
-Che cazzo ci faccio qua? Non ti conosco neanche quasi- sbottó lei.
Provó ad alzarsi ma ricadde sul letto. Le avevo messo una mia maglia, bianca, semplice.
-Ehi, ehi, ehi bimba calmati- le dissi facendola rimettere sdraiata. Lei mi guardò male.
-Che cazzo è quel soprannome?- mi chiese con tono di disapprovazione.
-A me piace- dissi provocandola.
-A me no- rispose lei.
-Non ti conosco- aggiunse lei.
-Beh, ciao sono Dylan O'Brien, ho 19 anni, (so che ne ha 29, ma nella storia gliene do 19), sono nato a New York, i miei genitori si chiamano Lisa e Patrick e ho una sorella che si chiama Julia. Almeno sai che non sono un fottuto criminale o robe varie. Un passo avanti.
-Hai 2 anni in più di me- disse lei.
-Wow- risposi.
Feci passare qualche minuto, pensando se fosse un buon momento per chiederle ciò che volevo domandarle, e alla fine glielo chiesi.
-Ti ricordi ciò che è successo ieri?- dissi dolcemente. Vidi il suo sguardo raggelarsi improvvisamente, tipo come se avesse visto un fantasma.
-Sì, mi ricordo, grazie Dylan, davvero- disse debolmente, quasi sottovoce.
-Se non ci fossi stato, non so cosa...- aggiunse, ma prima che potesse finire la frase, la interruppi io, vedendo le sue lacrime che imploravano di uscire dagli occhi.
-Non c'è bisogno tu me lo dica-
Dopo circa 5 minuti di silenzio, suonò il telefono, era Allison.

Eve's pov:

Mi ritrovai a casa di Dylan, lo sapevo perché me lo ritrovai davanti a me.
Sinceramente la vista dei suoi addominali non mi dispiaceva, che rimanga tra noi, mi raccomando.
Lui mi aveva salvata, ma non lo conoscevo, non sapevo chi cazzo fosse.
Provai ad alzarmi ma lui me lo impedì con un "Ehi, ehi, ehi bimba calmati". Lì capii di iniziare a provare qualcosa, forse attrazione, piacere, amore.
Poi dopo qualche minuto parlai.
-Non ti conosco- gli dissi, e con mia sorpresa mi disse alcune cose su di lui, tipo l'età o il nome, che informazioni interessanti, vero?
Mi chiese se mi ricordassi dell'accaduto.
Mi si raggeló il sangue e credo che l'avesse capito. Dopo qualche minuto suonò il telefono.
-Ehi- una voce familiare, dall'altra parte del telefono. Allison.
-Dove sei?- mi chiese, preoccupata.
-Da Dylan- dissi tranquillamente.
Dall'altra parte del telefono sentii solo il silenzio, capii di averla sconvolta, così rimediai alla situazione.
-Tra 10 minuti sono lì, ti racconto tutto- dissi per interrompere la telefonata e non allarmarla troppo, anche se ciò che avrei dovuto raccontarle non era proprio piacevole.
-Grazie, Dylan, di tutto. Ora vado, ciao- gli dissi.
Aveva una casa davvero bellissima e pure grande, aveva un grandissimo senso del gusto per l'arredamento.
Durante il tragitto camera da letto-salotto, passai davanti ad uno specchio e vidi di essere piuttosto spettinata, con il trucco sbavato, gli stessi pantaloncini di ieri sera e di avere su la maglia di Dylan. Presunsi fosse la sua, ma poi me lo confermò. Ero in ritardo e avevo un top sotto, faceva freddo per togliermi la maglia. Quindi decisi di tenerla e magari ridargliela più avanti.
-Ciao, puoi tenerti la maglia, ti sta bene, bimba- di nuovo quel nome che usò per salutarmi sta volta, con la sua voce seducente e il suo mezzo sorriso malizioso.
-Non. Chiamarmi. Così. E sì, la maglia me la tengo.

__

Arrivai davanti alla porta di Allison, mi ero preparata un discorso per raccontarle tutto, ma non andò a buon fine la cosa. Appena lei aprì la porta io scoppiai a piangere.
Entrai in casa e piangendo le raccontai tutto. A tratti singhiozzavo. Le raccontai anche di Dylan, di come reagì e mi salvò.
-Eve, faccio schifo- disse la mia amica con le lacrime agli occhi.
-Ero lì, a 20 metri e non mi sono accorta di nulla- aggiunse.
-Non importa, non lo potevi sapere, eravamo in una stanza chiusa- dissi debolmente.
-Sì, invece. Scusami. Come stai?- mi chiese.
-Ora bene, grazie- mentii, non stavo bene. Non volevo semplicemente darle altre preoccupazioni.
Mi abbracciò. Uno dei suoi abbracci speciali che ti scaldano il cuore.
Passarono alcuni minuti di silenzio e finalmente mi decisi a parlare.
-Ally- iniziai la conversazione.
-Dimmi- disse.
-Voglio... abortire- le parole mi uscirono a bassissima voce.
-Lo penso da un po', non sono pronta a portare avanti una gravidanza, è sbagliato...?-
-Non lo è Eve, non è sbagliato, soprattutto dopo ciò che colui che dovrebbe essere il padre ti ha fatto- mi disse provando a far capire fosse d'accordo.
-Scusa se te l'ho ricordato Eve, quando sarai pronta per farlo, sarò lì a tenerti la mano- aggiunse.
Sorrise e ci abbracciammo di nuovo.
Ora mi sentivo sicura.
Poi suonò il telefono.

Our Obsession - Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora