Un po' di pace nella Grande Guerra

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"Tom! Smettila, smettila!" rise Angel.
Stavano giocando come due bambini, rincorrendosi per la casa. Ora erano distesi sul divano, Angel intrappolata nella stretta morsa del forte braccio di Tom, che, senza alcuna pietà, le stava facendo un mortale solletico.
Angel non aveva quasi più fiato e pregava Tom di fermarsi. L'uomo non sembrava essere intenzionato, a giudicare dal malizioso sorriso che aveva disegnato sul volto.
Solo quando il viso di Angel si fece rosso, completamente senza ossigeno, lui fermò quella piacevole tortura.
La ragazza riprese a respirare normalmente dopo un paio di minuti, le iridi mai divise da quelle di Tom. Sorridevano spensierati. Tom appoggiò la testa sulla spalla di lei e, ancora ridacchiando, iniziò ad accarezzarle i fianchi e le gambe con movimenti lenti e leggeri. Rimasero così per un po' di tempo. Lei gli accarezzava i capelli, ora lunghi. Gli baciò la fronte e lui mormorò delle parole incomprensibili che fecero sorridere Angel.

Erano passati due mesi, ormai.
Angel aveva fatto passi da gigante, ora si lasciava abbracciare anche a lungo. Aveva riscoperto quanto fosse bello baciarlo e tenerlo tra le braccia. Aveva capito che Tom aveva bisogno di affetto e di contatto, perché lui non era come lei. Ma nonostante ciò non era ancora riuscita ad andare a letto con lui. Tutti i ricordi le riaffioravano senza pietà, era ancora terrorizzata.
Quanto glielo aveva confessato, fra le lacrime, lui le aveva sorriso.

"Angel, va tutto bene. Non ho nessuna intenzione di fare niente se tu non vuoi"

Le aveva preso il viso e l'aveva baciata. Sorrideva sulle sue labbra e la consolava, sussurrandole dolci parole all'orecchio.

Ma, in ogni caso, sembravano tornati al college. Si divertivano a cucinare insieme, ricoprendosi di farina quando facevano il pane. Una volta si erano ricoperti di farina tanto che ci vollero due ore per toglierla dai vestiti e altre due per pulire la cucina.
Amavano ballare nel salotto con in sottofondo le loro canzoni preferite: passavano ore ed ore a ballare in coppia. Tom era un ottimo ballerino, ma Angel era molto tempo che non ballava. Seguiva a stento i passi dell'uomo il quale, quando la ragazza inciampava sui suoi piedi, la sollevava prendendola per i fianchi e facendola girare sopra alla sua testa. Quando la rimetteva giù, ricominciavano a ballare e lui la guidava. A volte, invece, recitavano i loro pezzi preferiti di Shakespeare per ore, oppure speculavano sui successivi progetti della MARVEL.
Erano felici, tutto sommato.
Si stavano godendo una serata di novembre guardandosi un film quando squillò il telefono.

"Si?" rispose Angel

"Sono Hotch"

"Che è successo?"

"Nulla, per il momento. Tu e Tom state bene?"

"Si, stiamo bene direi"

"Vedo che non vi state preoccupando troppo. Ballate come se foste in vacanza a Riccione" disse Hotch con durezza.

"Cerchiamo di... distrarci. Non credo sia un crimine" ribatté Angel aspra.

"Vi state divertendo, immagino"

Angel sbuffò sorpresa e contrariata
"Pensi che mi diverta a fare da esca per una sadica psicopatica?"

Lo sentì prendere il respiro per calmarsi, pronto a rispondere o a scusarsi, conoscendolo.

Angel interruppe sul nascere la sua risposta.

"Senti Hotch, se lo scopo era farla innervosire, questo è il metodo migliore. Odia il nostro amore giusto? Se vede che ci godiamo il nostro tempo insieme farà la sua mossa. È questione di tempo. Ha aspettato a lungo, ma la sua pazienza ha un limite. E poi, non ho alcuna intenzione di sprecare il tempo che ho a disposizione con Tom. Ora che è di nuovo con me, non voglio lasciarlo andare."

Il pericolo d'amareWhere stories live. Discover now