Respiro profondo

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I pompieri correvano freneticamente avanti e indietro. La SWAT circondava con i camion blindati i quattro isolati nei quattro punti cardinali.
Hotch era salito sull'ambulanza con Jack, il quale stava venendo controllato e medicato dai paramedici. Al momento del botto, Hotch e Jack si abbracciarono forte, permettendo all'agente di tappare le orecchie e al bambino e fargli da scudo, nascondendosi dentro l'ambulanza.
La squadra era raccolta, ancora riprendendosi dopo lo scoppio.

Tom intanto cercava disperatamente risposte: chiese ai pompieri se avessero trovato un corpo di donna all'interno dell'edificio. Loro però non sapevano rispondere: le fiamme erano troppo alte per riuscire a scappare, se ci fosse stato qualcuno all'interno probabilmente non sarebbe potuto sopravvivere.

Tom aveva paura. Era terrorizzato. Non sapeva che cosa dire o fare. Non era d'aiuto lì, ma non sapeva che cos'altro fare, se non cercare disperatamente di avere informazioni dai pompieri.

Iniziò respirare velocemente. La vista gli si annebbiò. Iniziò a piangere, a tremare, pensando al peggio.

Non riusciva a crederci. L'aveva persa. L'aveva persa di nuovo! Questa volta per sempre. Ma non voleva arrendersi. Ma aveva sentito i pompieri. Le fiamme  troppo alte dopo l'esplosione... Non poteva essere... essere morta! Era impossibile!
Tom sentì una mano toccargli la spalla. Sussultò sorpreso, voltandosi di scatto. Era solo Prentiss.
Senza dire una parola, lo guidò verso la squadra. Loro parlavano, forse gli stavano parlando, ma lui non li sentiva. Non sentiva più niente. Si sentiva vuoto, senza emozioni. Era completamente distrutto.

"Dai, Tom, muoviti!"
Angel correva davanti a lui, ancora con il vestito domenicale addosso. Correva per le grigie strade di Londra, sotto la pioggia. I capelli erano bagnati, il vestito aderente al suo corpo, ma i suoi occhi sembravano emanare più luce del solito. Era felice.
"Attenta! Potresti scivolare!"
Lei rise solamente. Il suono più bello che Tom avesse mai sentito.
"Si, mamma" ridacchiò ancora, fermandosi per prenderlo per mano e ricominciare a correre.

*

Angel si alzò barcollando, la testa le girava e le orecchie le fischiavano. Controllò il corpo velocemente cercando ferite, anche se non riusciva a scansionarlo completamente a causa dei giramenti di testa, ma comunque constatò che era più o meno integra.

Il primo pensiero andò Jack. Era arrivato vivo? Stava bene? Taylor invece era ancora chiusa nel capanno? Era morta? Tom invece? Lui stava bene? L'esplosione ha ferito qualcuno oltre lei? La squadra è riuscita a salvarsi? I pensieri le fecero girare ancora di più la testa. Pregando tutte le divinità che conosceva, si alzò e iniziò a camminare lentamente verso dove erano i SUV.

*

"C'È UNA PERSONA! ANDERSON, WILLIAMS ANDATE!" ordinò il capo dei vigili del fuoco.

I due pompieri chiamati corsero verso la figura avvolta nell'ombra.

"Aspettate! Potrebbe essere l'SI!" urlò JJ, ma troppo tardi. I pompieri avevano già raggiunto quella figura.

Tom venne trattenuto da Morgan, di nuovo. E se fosse lei? E se fosse sopravvissuta?

I pompieri sembrarono combattere un po' con la figura, sembrava non volesse salire sulla barella, quella portata da dei paramedici che avevano seguito i pompieri.
La squadra trattenne il respiro. Jack si agganciò alla camicia del papà e Hotch respirò profondamente.

Avanti, piccola. Fa che sia tu. Dimmi che sei ancora viva.

I pompieri la portarono verso la luce.

La figura alzò la testa.

I capelli neri erano sciolti e disordinati. Gli occhi erano semichiusi. Sul sopracciglio destro c'era un taglio, dal quale usciva sangue. Sul ben definito zigomo sinistro c'era un altra ferita piuttosto profonda. Il sangue scendeva lungo la guancia e le arrivava alle labbra, fino al collo. Il viso era sporco di terra, polvere ed erba. Il giubotto antiproiettile era sporco, la maglia sotto di esso praticamente distrutta. I pantaloni da neri erano diventati marroncini, a causa della polvere dell'esplosione. Le braccia erano appoggiate su quelle dei due pompieri che la sorreggevano. Aveva il fiatone.

Con molto sforzo, la donna alzò lo sguardo perché si appoggiasse sulla squadra e su Tom, il quale, ancora rinchiuso tra le braccia di Morgan, la guardava e tendeva le braccia verso di lei, impaziente di vedere il suo volto.

Quegli occhi. Oh, quegli occhi. Tom li conosceva molto bene. Gli stessi che lo avevano confortato, sostenuto, amato, rassicurato, talvolta anche spaventato. Gli stessi occhi che gli avevano chiesto di rimanere al suo fianco, che gli avevano detto di amarlo, che gli promettevano che non se ne sarebbe mai andata. Gli stessi occhi che lo avevano guardato con tanto amore, gioia e sorpresa quando lui aveva accettato di essere il suo ragazzo, oppure gli stessi che lo guardavano fieri di lui, dopo ogni sua rappresentazione teatrale. Gli stessi che parlavano da soli, ed esprimevano emozioni che lei non era in grado di mostrargli a parole e gesti. Gli stessi, che dopo tanti anni, non erano mai cambiati. Nonostante gli orrori che vedeva, eccoli: sempre luminosi, accoglienti e buoni. Ma solo per lui. Per gli  altri quelle orbite erano distanti, freddi e riflettevano il controllo della sua persona.

Ma ora, guardarli era il sollievo più grande nella vita di Tom. Sembrava che il mondo si fosse fermato in quell'esatto momento. Tutto il via vai di polizia, soccorsi e SWAT si fermò. Tom fissò quelle iridi azzurre, non seppe neanche lui per quanto. Non sapeva se stesse respirando ancora. Sapeva solo che davanti a lui c'era lei. Ferita. Stanca. Ma viva.

Tom si dimenò, liberandosi da Morgan. Fece grandi passi verso i pompieri, tenendo fuori le braccia.
Lei, dolorante, tolse le braccia dalle spalle dei pompieri, sforzandosi, nonostante tutto di ricongiungersi a lui.

Tom le prese l'avambraccio, temendo di poterle fare ancora più male. L'accarezzò gentilmente, non credendo ancora di averla davanti agli occhi. Lei lo strinse con la poca forza che le era rimasta.

I loro occhi sembravano non volersi staccare. Ignoravano le lacrime, il dolore e la paura.

Erano insieme.

Tom avvolse le sue braccia attorno alla sottile vita di Angel, tremando. Lei alzò le braccia per quanto poteva, avvinghiandole attorno al collo dell'uomo.

"Te lo avevo detto. Te lo avevo promesso"

Gli sussurrava all'orecchio dolcemente. Tom, in risposta, lasciò scappare una leggera risata mentre singhiozzava silenziosamente.

"Sposami" le disse

"Con piacere" rispose lei.

La baciò, mettendole una mano sulla guancia ferita, facendo attenzione a non passare sopra con le dita. Sentivano le lacrime dell'altro sulle labbra, ma non importava. Non importava nulla.

Il pericolo d'amareWhere stories live. Discover now