CAPITOLO 13

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Lydia sussultò, portandosi la mano alla bocca. Scott si bloccò di colpo. Rimasero immobili, senza fiato, con le lacrime agli occhi.

"Che succede??" chiese lo sceriffo quasi urlando, e girando velocemente la testa per vedere cosa stava succedendo.

"Non respira! Non respira!! Stiles!! Ti prego, svegliati! Non puoi farci questo!! Stiles!" Lydia aveva perso il senso della razionalità. Urlò come una pazza, stringendosi al petto la testa inerme del povero ragazzo. Pianse senza controllo, chiudendo gli occhi. Poi l'auto frenò di colpo, sballottando tutti in avanti. Erano arrivati, finalmente. Scott uscì dall'auto alla velocità della luce e squarciò il silenzio con un ulro straziante. Lo sceriffo lo seguì, cercando dei soccorsi. Lydia rimase lì, con il corpo immobile di Stiles sulle gambe. Strinse con le sue dita il polso freddo del ragazzo. Il battito c'era ancora. C'era ancora speranza. Si abbassò avvicinando le labbra all'orecchio di Stiles.

"Resisti" gli sussurrò. Poi alzò la testa. Vedeva paramedici correre verso l'auto trasportando una barella con vari aggeggi sopra. Aprì la portiera e scese, facendo attenzione a non far sbattere la testa a Stiles. Si allontanò per lasciare spazio agli esperti.

Lo presero e lo appoggiarono delicatamente sulla barella. Gli misero una mascherina sul volto. Lo spostarono verso l'ospedale correndo. Sapevano che non avevano molto tempo per agire. Lydia non li seguì. Rimase ferma ad osservare la scena. Vide lo sceriffo che seguiva di corsa la barella e così anche Scott. Arrivò un uomo che disse di essere lì per parcheggiare l'auto. Indossava un giubbino catarifrangente arancione. Evidentemente era il suo lavoro. Per le emergenze. E così Lydia decise di entrare.

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