ALIQUEM SEPOLTURA ADFICIO.

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Valerio's pov.

È passato un giorno. Un giorno di alterno silenzio mortale per chiunque lo ascolti. Niccolò non ha voluto più vedermi. Non ha chiesto di me e non mi ha neppure scritto. Come era più che prevedibile si è barricato tra le mura di casa ed è rimasto nel suo lutto. Nonostante io abbia tentato di andarlo a trovare e Teresa mi abbia accolto come se fossi uno di famiglia lui non ha neppure uscito la testa della porta della sua camera. Non sono mai stato troppo insistente e perciò se lui per adesso richiede i suoi spazi, lo rispetto. Voglio esserci per lui e non voglio perdermi niente di quello che lo riguarda. Gradisco che lui si accorga di me, della mia presenza e che mi senta vicino. Questo pomeriggio ci saranno i funerali ed io, oltre che essere addolorato per la mia perdita, voglio incontrarlo e stringerlo anche per un secondo. Ho bisogno che quell'odore di ammorbidente alla lavanda rincasi dentro le mie narici. « Ho pensato di passare a prenderlo » dico a Teresa mentre sto seduto capotavola e lei si muove indaffarata per la casa vuota dei bambini. « Non sono contraria ma non credo che lui accetterà. Vedessi in quali condizioni versa. »
« Vorrei vederlo, se me lo permettesse. »
« Non mangia, da due giorni. »
Si sta lasciando andare. Non posso permetterglielo. « C'è qualcosa che non va. »
« Non è la prima volta. » Mi alzo dalla sedia e vado verso la porta della sua stanza attraversando il corridoio poco illuminato. Busso ed aspetto che qualcuno mi risponda ma non succede e quindi lo faccio di nuovo.
« Nic » deglutisco « Sono io. Sono passato. »
C'è silenzio. Non mi risponde ancora nessuno. « P-puoi aprire la porta? Ci sto male » continuo stringendo le spalle e poggiando la mano sulla maniglia fredda.
« No » arriva secco dall'altra parte della stanza. « Ci sto male, ti prego » mi trema la voce. Non ho mai avuto un attaccamento così sentito nei confronti di qualcuno. Non me ne è mai importato niente dei rapporti sociali perché li ho sempre ritenuti superflui e di contorno. Ero abituato a stare da solo ma adesso che ho conosciuto lui ed ho perso l'abitudine, sto male solo se non lo ho intorno. « Non voglio vedere nessuno. » Lo dice come se fosse una cosa da niente. La mia mano scivola verso la maniglia e per un momento, solo per uno, penso che vorrei sfondare la porta per stringerlo contro la sua volontà. Ma come ho detto prima, lo rispetto. Lo sento. È dietro la porta. Sta accasciato a terra. « Valerio. Vattene. » Prendo piena consapevolezza di quello che sta succedendo e do le spalle alla porta. Non dico nulla prima di andarmene e lo lascio lì, in quel silenzio. Quando arrivo al tavolo, guardo verso Teresa e scuoto la testa a mo' di non Non C'è Stato Nulla Da Fare. Lei mi culla in un abbraccio e poco prima che me ne vada, mi rassicura dicendo che farà qualcosa per convincerlo a parlarmi al funerale. Se Non C'è Comunicazione Una Coppia Muore. Mi tiro la porta d'uscita alle spalle ed inizio a scendere le scale tornando gradualmente indietro a tutti quei mesi di dolce contesa per chi dovesse prima ammettere di essere innamorato dell'altro. In questa rampa di scale ci siamo baciati una miriade di volte. Sento le farfalle svolazzare in tutto il mio corpo. Ed è in questi momenti che la solitudine picchia più forte perché non so più che cosa fare. Sono tutti barricati nel loro dolore. E se dovessi farlo io, finirei per avere delle gran ricadute che preferisco evitare. Me ne torno a casa e durante il tragitto mi sento vuoto. Il seggiolino è sgombero. Nessuno più mi avvolge i fianchi e poggia la testa sulla mia schiena. Niccolò, vuoi che io ti stia lontano? Ti sto lontano. Vuoi che io ti baci con passione? Ti accontento. Pretendi che io non perda la pazienza? Allora lascerò che mi mettano i piedi in testa. Per te tutto questo. Un tutto che non ho mai offerto a nessuno. Un tutto che ho sempre tenuto per me e per me soltanto. È un riscatto personale averti ed una grave mancanza quando mi accarezza la tua assenza. Abbi cura di me tanto quanto io ne ho di te e del tuo mondo fatto di libri, testi e felpe esageratamente larghe che ti avvolgono meglio di quanto io abbia mai saputo fare. Non sono perfetto e nemmeno tu lo sei ma sei la parte mancante del mio puzzle per completarmi e sei la tempera per il mio quadro. E Dio soltanto sa quanto io ti stia desiderando. Adesso basta con l'essere sentimentale perché per quanto mi sia difficile ammetterlo, non riuscirò mai a dirtelo veramente e tu, tu non saresti pronto a questo. Ti scioglieresti come un panetto di burro. Fai di me qualunque cosa tu voglia, tutto purché tu stia bene. Baciami, lasciami andare, afferrami o permettimi di annegare in una piscina di sensi di colpa se vuoi. Ma per favore, abbi cura di te.

SO BADARE A ME STESSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora