ii ⇝ in my place

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era una grigia giornata d'autunno, le nuvole erano basse e fitte, una leggera pioggerella cristallina si mischiava al grigio dello smog grondando sui tetti delle case londinesi; un piccolo mello ascoltava quel suono, rilassante quanto liberatorio

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era una grigia giornata d'autunno, le nuvole erano basse e fitte, una leggera pioggerella cristallina si mischiava al grigio dello smog grondando sui tetti delle case londinesi; un piccolo mello ascoltava quel suono, rilassante quanto liberatorio. il biondo rimaneva incantato dal suono della pioggia e adorava passeggiare venendo bagnato da quelle tante goccioline, perdendosi nei suoi pensieri. nonostante preferisse di gran lunga il sole, considerava la tempesta simile a lui: imprevedibile, avventata, burrascosa e intricata.

perché mello non era un ragazzo facile, anche dopo quei molti anni felici non aveva dimenticato il passato, aveva ancora un forte istinto di vendetta che riversava su qualunque persona gli andasse contro; nessuno riusciva a decifrare le sue prossime mosse, il biondo faceva tutto ciò che gli pareva nell''esatto momento in cui lo riteneva opportuno. agiva quando dei comportamenti altrui gli sbloccavano ricordi che lo addoloravano o lo affliggevano sul personale, gli facevano riprovare tutte le ingiustizie che aveva provato sulla sua pelle e che tanti suoi amici e bambini nel mondo avevano provato e stavano provando tutt'ora.

quando si arrabbiava non riusciva a regolarsi, attaccava anche adulti e persone al di fuori dell''orfanotrofio causando pure forti risse. non era un ragazzo riflessivo, ma questo lato di sé gli piaceva, perché  la sua impulsività gli portava ad avere sempre tutto ciò che desiderava, anche se spesso ci doveva rimettere lui stesso.

in pochi capivano i suoi atteggiamenti e gli unici che riuscivano a gestirlo erano: watari, roger cioè il suo secondo mentore, il suo migliore amico matt e per finire proprio lui, il suo idolo ed esempio, elle.
aveva visto il detective più di una volta e il ragazzo per quanto freddo di carattere gli aveva sempre dato attenzioni sapendo che il biondo sarebbe potuto diventare il suo successore, trovava la sua personalità affascinante e voleva mostrargli il suo appoggio. fu lui il primo che riuscì a calmare mello durante una perdita di lucidità, col suo tono impassibile gli diede un consiglio: quando stava per perdere la calma doveva chiudere gli occhi e contare, pensando a qualcosa di bello della sua vita o che gli avrebbe dato soddisfazione nel futuro. da quel momento il bambino usò quel consiglio nei momenti più frustranti, preferendo soffrire da solo in silenzio piuttosto che scoppiare.

mello vedeva elle come un fratello maggiore, non lo avrebbe mai deluso, anche perché poter dire di avere un rapporto di fiducia con la mente più conosciuta sulla terra lo riempiva di orgoglio. ma da quel giorno, il 15 novembre, avrebbe dovuto condividere non solo il suo fratellone ma pure il suo futuro da detective.

mello era seduto sul bordo del tetto con matt, ascoltavano il suono leggero della pioggia assieme stando in silenzio, il più grande era impegnato a fumarsi una sigaretta, era uno dei tanti divieti della scuola quello di fumare, ma il ragazzotto aveva i suoi appoggi e sapeva come ricavare oggetti illeciti senza essere scoperto. mello non fumava, odiava quell'odore e pensava che dieci anni fossero troppo pochi per iniziare a rovinarsi il fisico, preferiva di gran lunga soffrire di "dipendenza da cioccolato" il cibo di cui andava pazzo.
erano tranquilli, si stavano godendo i loro sfoghi preferiti parlando del più e del
meno, quando una bambina irruppe nel loro angolo di paradiso.

"roger vi vuole, siete gli unici a mancare all'appello, poi è vietato stare sul tetto" "va bene ragazzina so tutto io arriviamo"
mello sbuffò scocciato e con un salto raggiunse la bambina seguito da matt.
sicuramente avrebbero dovuto annunciare loro qualcosa di importante, forse il ritorno di elle o l'arrivo di un nuovo compagno.
la risposta la ebbero appena arrivati nella sala comune, watari e roger erano posizionati accanto ad un bambino, dal fondo della sala mello non riuscì a vederne il volto, scorgeva solo una chioma folta di capelli bianchi, che il ragazzo fosse albino?
si picchiettò il palato con la lingua mordendo un altro scacco di cioccolato, che fosse agitato? non gli era mai capitato di provare ansia per l'arrivo di un nuovo studente, ma la sensazione che provava allo stomaco era alquanto strana.

la bambina che era venuta a prenderli si avvicinò a roger spiegandogli con aria saccente che aveva trovato i due ragazzi mancanti e fu pure ricompensata con un dolcetto, mello le fece la linguaccia in segno di risposta, morse la barretta di cioccolato per bloccare il fastidio che gli scorreva nelle vene.

guardò roger con la coda dell'occhio, l'adulto ricambiò rivolgendogli un segno impercettibile, un 'ok' e a quel punto si schiarì la voce imponendo il silenzio e iniziando a parlare "bene ragazzi, volevo annunciarvi l'arrivo di un nuovo amico, si chiama near, viene dal vietnam quindi da molto lontano ed è stato portato qui da elle in persona. a causa di un urgente impegno il detective non si è potuto mostrare, ma ha chiesto di trattarlo bene e farlo sentire a casa."
a quelle parole mello si irrigidì, gli occhi spalancati e vitrei, la bocca aperta e la barretta di cioccolato caduta per terra, il suo istinto non aveva sbagliato, l'arrivo di quel ragazzo non avrebbe portato nulla di buono, anzi forse gli avrebbe rovinato la vita.

"ora vorrei chiedere cordialmente ai due ragazzi che prima, con fare altezzoso, non si sono presentati, di portare near a fare un giro dell'edificio: mello, matt venite qui grazie" i due si alzarono di malavoglia, mello aveva una smorfia stampata in volto ma tentò di nasconderla dietro ad un sorriso beffardo.
guardò davanti a sé e la prima cosa che vide fu il volto di una bambino di circa otto anni dallo sguardo serio e spento, i folti capelli bianchi candidi come la sua pelle, gli occhi grigi inespressivi, vestito con un lungo pigiama bianco di due taglie più grandi, teneva in mano due dadi con il quale giocava disinvolto, sembrava una scultura di ghiaccio e probabilmente anche il suo carattere sarebbe stato simile al suo modo di presentarsi.
il più piccolo alzò lo sguardo dai suoi due dadi e la sua attenzione ricadde proprio sul biondo, lo scrutò da testa a piedi per poi soffermarsi sui suoi occhi, si guardarono attentamente, nessuno dei due sembrava voler distogliere lo sguardo dall'altro, quel momento di tensione venne fermato dal direttore che disse ai tre di muoversi, sembrò che oltre a loro nessuno si fosse accorto di quel contatto e mello pensò che fosse meglio così, aveva percepito qualcosa di particolare nel minore, ma non capiva se questa cosa lo incuriosisse o infastidisse, era una personalità intricata e dalla sua prima impressione quasi noiosa, ma che nascondeva un potenziale fuori dal comune.

matt si aggiustò gli occhiali dalle lenti spesse, sorridendo al minore e porgendogli la mano "ciao io sono matt piacere" il piccolo lo guardò inespressivo gli strinse la mano senza proferire parola, sul suo volto si creò una leggera curva, magari a modo suo era un modo di approcciare, però a mello quel comportamento urtava, trovava incomprensibile che un loro coetaneo non sapesse ricambiare un gesto di gentilezza "io invece sono mello, certo che un sorriso potresti farlo, mica ti mangiamo" disse con tono acido all'albino sorridendogli egocentricamente, non era quella la prima impressione che voleva dargli, avrebbe voluto essere gentile invece era risultato tutto il contrario, morse la barretta e il più piccolo lo osservò senza proferire parola, senza dar segno di interesse, prese uno dei dadi dalla sua tasca e iniziò a maneggiarlo, era un suo modo per rilassare i nervi, sotto lo strato di apatia che mostrava si stava divertendo a concepire una sua personale idea dei ragazzini con cui si trovava, lo incuriosivano, ma il suo cervello aveva istaurato una barriera che non gli permetteva di mostrare sentimenti e non l'avrebbe distrutta se grazie ad essa sarebbe riuscito a prendere il posto di elle.

"io sono near, dove mi portate?" parlò con tono piatto, mello lo guardo incredulo come se si aspettasse che non sapesse nemmeno proferire parola "faremo un giro delle aule, stai molto attento perché non ti spiegherò i luoghi due volte" disse il biondo senza cura, l'albino accennò un segno di consenso con la testa, iniziando a camminare velocemente, il biondo gli ringhiò contro e il terzo ragazzo dai capelli porpora stette a guardare la scena ridendo sotto i baffi, con lo sguardo di chi sapeva che quei due ne avrebbero vissute delle belle.

summertime | melloxnear Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz