Capitolo tredici

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Quando tornammo a riva, Lorenzo, il bagnino, ci venne incontro.

"Sissi!"la abbracció, sollevandola da terra.

"Lollo! Come stai?"rispose lei, con quella giusta nota di flirt nella voce che le usciva automaticamente quando parlava con i ragazzi.

Si misero a conversare amabilmente mentre io mi feci una doccia gelida per togliermi il sale di dosso.
Mi avvicinai per cercare almeno di immettermi nella conversazione ma Lollo non aveva la minima intenzione di rendermi partecipe del suo tentativo numero milleduocentoundici di provarci con Sissi.

Se fossi stata un po' meno timida probabilmente avrei fatto un colpetto di tosse, per fargli notare che c'ero anche io e, per inciso, conosceva anche me, da circa quattro anni. Vidi con la coda dell'occhio mio cugino lanciarsi in un tuffo in acqua e mi strinsi ancora di più nell'asciugamano.

Finalmente, per qualche ragione astrologica a me conosciuta, Lorenzo mi rivolse lo sguardo.

"Chi è la tua amica?"chiese a Sissi.

Seriamente? Mi vedi da quattro anni e non ti ricordi come mi chiamo?

Sissi lo guardò corrucciata prima di rispondergli.

"Emilia? Emilia di Milano? Emilia la Ciccia..."si fermò appena in tempo per non essere linciato dal fulmine che avevo pregato Zeus di scagliargli in testa.

"Proprio quella" risposi sarcastica, guardando dritta tra la sua massa di capelli ricci, tenuta indietro da una fascetta.

Si avvicinò a me e mi diede due baci sulla guancia.

"Si fa così a Milano, no?"mi chiese mellifluo.

I maschi. Creature stupide. Credono che basti una parolina gentile per far dimenticare ad una ragazza di averla quasi chiamata Ciccia Bomba pochi secondi prima.

Lorenzo detto Lollo, aveva diciotto anni, come mio cugino Nico detto Nick, e spesso usciva con entrambi i gruppi. Non lo avevo mai visto all'azione e dubitavo che potesse essere di grande aiuto in un'emergenza.

Io sarei affogata più in fretta se lo avessi visto nuotare verso di me.

Passava le sue giornate seduto sul trespolo, la maglietta rossa che non si scollava mai di dosso, come un fiero gamberone, e il binocolo sempre sugli occhi. Lui diceva che guardava in mare per controllare che fosse tutto tranquillo ma tutti sapevano che quello strumento era utilizzato solo per spiare meglio i didietro delle ragazze.

Nessuno glielo aveva mai detto, ma non era benvoluto. Era viscido, estremamente noioso e la sua erre moscia perseguitava per il resto dell'estate chiunque osasse dargli retta anche solo per un minuto.

"Dovreste venire al bar della spiaggia qualche sera! Ora sono il barman! Vi do l'alcool gratis"

Una proposta che non potevamo assolutamente rifiutare, pena la morte.

Di noia.

Lollo mi guardò, gli occhi posati sul mio seno e il sorriso stampato sulla faccia.

Puoi essere un po' più ovvio?

Dovevo ammettere che aver attirato l'attenzione del bagnino più sfigato e meno figo della spiaggia era il coronamento di un sogno, il raggiungimento di un obbiettivo che fino ad un momento prima non credevo di avere. Mi coprì ancora di più con l'asciugamano e tirai Sissi per il braccio, intimandola di andarcene.

Lei, per fortuna, afferró il concetto e mi seguì verso l'ombrellone.

"Hai visto come mi fissava, quel macaco maniaco?"le chiesi, ancora stordita da quel focoso incontro.
Sissi scoppió a ridere.

Con gli occhi dell'estateWhere stories live. Discover now