Capitolo trentuno

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Il telefono mi vibrò accanto ma decisi di non rispondere. Non avevo nulla da dire, non sarei riuscita a fingere ancora che tutto andasse bene, non avrei nascosto il mio dolore dietro qualche battuta o una risata, come avevo cercato di fare fino a quel momento. Mi strinsi le spalle: avevo freddo, dentro e fuori; avrei voluto rannicchiarmi, il naso sotto le coperte, come facevo da piccola quando avevo paura dei mostri.

Peccato che questi mostri fossero in carne ed ossa e non sarebbero scomparsi al mio risveglio.

"Mimi? Ti stiamo cercando tutti da mezz'ora!"

Voltai la testa e vidi Luca; mi aveva detto di non saperne nulla dello scherzo del secolo ideato da Pinco e Panco, ma facevo fatica a credergli in quell'esatto momento. Lui si inginocchiò accanto a me, sfiorandomi il braccio. Mi costrinsi a guardarlo negli occhi cercando di non scoppiare nuovamente in un pianto fragoroso.

"Mimi...mi dispiace così tanto" mi sussurrò, facendosi più vicino.

"Non importa" risposi sicura, asciugandomi gli occhi e abbozzando un sorriso.

"Non è vero, importa eccome. Non puoi continuare a farti mettere i piedi in testa da quei due cretini. Non hanno più scuse!"

"E cosa dovrei fare? Dirgli che mi hanno fatta stare male come un cane? Sono sicura che lo sappiamo già, vista la mia reazione" sbottai, alzandomi in piedi di scatto.

"Si, dovresti fare proprio così, non lasciare che continuino a credere che vada bene, che prenderti per il culo sia solo un passatempo simpatico, che insultarti sia accettabile!"

"La fai facile tu..." lo guardai sconsolata, cercando di mantenere un minimo di contegno.

Avrei voluto abbracciarlo, aggrapparmi alle sue spalle per non cadere ancora più a fondo, farmi riscaldare dal suo calore, ma avevo troppa paura che potesse fraintendere il gesto.

"Ti ho visto ballare con Sissi" ammiccai, dandogli una piccola spinta.

"Si...è stato divertente" rise nervoso, contorcendosi le mani.

Camminammo insieme tra i vicoli stretti di Spotorno, il silenzio rotto solo dal rumore dei nostri passi.

Riuscì appena a vedere Sissi con la coda dell'occhio prima di essere placcata in un abbraccio al profumo di albicocca.

"Mimi! Ti giuro che li ammazzo!"

"No, lascia che sia io a farlo per lo meno!"

Non poteva togliermi quel piacere.

Sentì la mano di Matteo farmi una carezza sulla testa e stringermi in un abbraccio un po' goffo quando mi staccai da Sissi.

"Vuoi fare quattro passi in spiaggia?" mi chiese.

"Basta che non sia quella dei bagni Pescatore" bofonchiai.

Vidi Sissi e Luca seguirci ma mi fermai davanti a lei.

"Vorrei andare da sola..." bisbigliai, cercando di non sembrare scortese. Sapevo che voleva solo starmi vicina.

"Aspetto una tua chiamata domani mattina per farmi sapere che sei in ritardo a causa di qualche casino" rise lei, dandomi una spintarella verso Matteo ed avviandosi con Luca.

La spiaggia era deserta, il rumore del mare che si infrangeva tra gli scogli, un paio di nuvole che rubavano un po' di luce alla luna. Mi allontanai da Matteo, fermandomi poco distante. Chiusi gli occhi ripensando all'orribile momento che avevo appena vissuto. Forse Luca aveva ragione, forse il tempo di essere la timida, remissiva Emilia era finito.

Con gli occhi dell'estateWhere stories live. Discover now