𝟭𝟱. 𝗔𝗰𝗰𝗲𝗽𝘁𝗶𝗻𝗴

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Sento le palpebre pesanti non appena riprendo conoscenza. Faccio fatica ad alzarle a causa della forte luce che mi circonda, ma non appena lo faccio, quasi sobbalzo nel notare due grandi iridi dorate fissarmi stupite.

«A-Ah! Akaashi! Mi hai spaventato a morte!», Bokuto sembra allontanarsi di colpo, una faccia paonazza e la solita divisa scolastica sbottonata. È seduto sulla sedia di prima. Deglutisco, realizzando la sua presenza solo dopo qualche attimo. «Bokuto? Che ci fai qui?», la mia voce è impastata dal sonno ma mi sforzo di parlare ugualmente, mentre mi stropiccio gli occhi. Sorride e, d'un tratto, mi passa una mano tra i capelli, spettinandoli. «Sono venuto a svegliarti! Le lezioni sono finite!», quasi sobbalzo alle sue parole. Sposto subito lo sguardo verso l'orologio appeso sopra la porta, stupendomi della quantità di tempo per cui ho dormito.

«Uhm, grazie...Non pensavo di dormire così tanto...», rispondo in imbarazzo. Che figura, adesso penserà che non faccio altro che dormire o che l'abbia fatto per saltare le lezioni. «Succede spesso anche a me. Mi addormento ad ogni lezione, in effetti. Dormo più a scuola che in casa.», il sorriso divertito di Bokuto mi fa sorridere appena. Beh, da lui dovevo immaginarlo.

«Oh, giusto. Sono passato dalla tua classe e ho preso la tua roba, così puoi andare direttamente.», mi dice indicandomi lo zaino e la giacca poggiati sul fondo del letto. Li guardo stupito. «Uhm, grazie mille...Tu non vieni?», gli chiedo deglutendo, una volta udite le sue parole. Bokuto si alza in piedi e mi rivolge una faccia dispiaciuta mentre indica il suo borsone bianco in spalla che non avevo notato. «Oggi abbiamo allenamento extra. Dato che Sakusa aveva tempo solamente oggi abbiamo pensato di organizzare una partita per vederlo giocare e iniziare ad abituarci alle sue alzate. Il torneo invernale inizia tra un mese e qualche settimana, quindi non abbiamo molto tempo.», sentire Bokuto spiegarmi la situazione, in qualche modo, riesce a farmi sentire sempre più in colpa. In realtà, non credo sia proprio un sentimento di colpa. Forse più uno di gelosia. Di tristezza.

Se prima avrei voluto essere Bokuto, ora vorrei davvero poter essere quel ragazzo con la mascherina sempre sul volto. Vorrei poter giocare io al suo posto. Vorrei davvero poterlo fare.

Senza accorgermene finisco per puntare lo sguardo nel vuoto ed è Bokuto a richiamarmi con una mano sulla spalla, chiedendomi se sia tutto ok. E non appena il mio sguardo incrocia il suo, mi si mozza il fiato. Un raggio di sole pallido e quasi impercettibile sembra far irruzione dalla grande finestra accanto al lettino, illuminando in pieno la figura alta del ragazzo di fronte a me. I suoi occhi sembrano brillare, per un attimo. Sento le orecchie farsi sempre più calde.

Perché, per un attimo, mi è sembrato così bello?

«Hey, Akaashi? Stai bene? Hai di nuovo male da qualche parte?», Bokuto si allarma nel non vedermi reagire, al che rinsavisco, scuotendo appena la testa.

«Ah, no, sto bene, davvero...», farfuglio, abbassando lo sguardo, percependo la sua presa sulla mia spalla farsi un po' più serrata. «Akaashi.»

Alzo la testa nuovamente non appena lo sento nominare il mio nome, arrossendo un po' nel notare nuovamente una luce calda addolcirgli il volto. «Con me puoi parlare. Se c'è qualcosa che non va, dimmelo, per favore...», le sue parole sembrano tristi. Trattengo il fiato mentre la sua espressione si fa seria. Forse è la prima volta che lo vedo così serio. Deglutisco.

Perchè continua a preoccuparsi così tanto per me? E perchè sembra starci così male?

Annuisco, incapace, questa volta, di dirgli che è tutto ok. In realtà, vorrei dirgli così tante cose. Vorrei poter parlare con lui di quanto non riesca più a sopportare la mia monotonia. Ogni giornata sembra ripetersi in continuazione. Ogni cosa non cambia mai.

All'inizio pensavo che questo fosse un bene. In fondo, se le cose rimangono uguali, per lo meno non peggiorano. Ma mi sbagliavo. A lungo andare, mi sono rendendo conto di quanto tutto questo sia insopportabile. Non riesco più a reggere la responsabilità di dover fare sempre ogni cosa da solo. Perchè se non faccio io tutto, nessuno lo farà al mio posto.

Sta diventando troppo pesante. Il peso che ho sul petto mi sta affondando, lo so bene. Vorrei solo poter smettere, per un po', di sentirmi così.

Smetterla di essere Akaashi Keiji, il ragazzo che ha perso il padre e la cui madre soffre di depressione. Il ragazzo che deve prendersi cura della sua famiglia. Il ragazzo che non può prendersi una pausa. Il ragazzo che deve ascoltare. Il ragazzo che ha paura di poter perdere anche sua madre da un momento all'altro. Il ragazzo che teme di essere lasciato solo.

Vorrei solo dimenticarmene per un po'.
Anche se è egoista.
Anche se è sbagliato.

Non posso lasciare sola mia madre, me lo ripeto sempre. Eppure, non so più nemmeno per cosa io stia vivendo, se non per lei.

Ho altri motivi?

La realtà è che ho paura che, quando lei non ci sarà più, anche io non riuscirò più a fare nulla. Anche io diventerò come lei. Anche io perderò ogni motivo per vivere.

I suoi occhi spenti mi fanno paura. Non voglio che i miei si spengano in quel modo. Il cuore mi rimbomba in testa. Le dita mi formicolano. Il petto si appesantisce ancora di più.

Solo per un po'.
Smetterla di sentirmi così.
Posso farlo?

Prima che possa anche solo rendermene conto, parlo senza nemmeno riflettere.

«Posso venire?», la mia domanda esce come un sussurro, ma Bokuto riesce a captarla ugualmente. La sua presa si fa d'un tratto un po' più salda sulla spalla. Il cuore mi sale in gola mentre continuo a tenere lo sguardo basso sulla coperta che ancora mi copre in parte.

«Vuoi venire all'allenamento?», deglutisco alla sua domanda, rendendomi effettivamente conto dell'assurdità.

È una follia.

Devo tornare a casa.
Eppure le avevo lasciato pronta in frigo la cena rimasta di ieri da scaldare. Dovrebbe aver già mangiato.

Non ho tempo per andare agli allenamenti.
In fondo, però, mi sono già portato avanti con lo studio. Le lezioni di oggi erano spiegazioni di argomenti che ho già iniziato a vedere per conto mio.

Devo finire i lavori di casa.
Ma posso pensarci anche questa sera. Non dormirò, in qualsiasi caso.

Non posso.
Sarà solo per una volta.
Lei non lo scoprirà. Non lo saprà.

Mi volto nuovamente verso Bokuto, sentendo il petto farsi all'improvviso così leggero. I suoi occhi mi fissano meravigliati, ancora illuminati dalla luce chiara che inonda l'ambulatorio. Mi soffermo a guardarlo, rimanendo quasi ammaliato.

E lo faccio.
Annuisco con forza.
Lo faccio in modo chiaro.
Volutamente.

Finalmente, lo faccio perchè lo voglio fare, e non perchè lo devo fare.

«Sì, per favore.», trattengo il fiato e subito un sorriso si forma sul suo volto chiaro.

«Andiamo allora! Non vedo l'ora di farti vedere come gioco!», Bokuto ridacchia fiero di sè, incrociando le braccia al petto, e rimango ad osservarlo, ancora incredulo.

Un brivido di paura si propaga lungo la schiena, ma la sento. Quell'adrenalina che ho sempre cercato. Quella motivazione. Quel fremito nel petto. Ora la percepisco chiaramente.

E sorrido. Un sorriso pieno questa volta, non un semplice accenno.

È sbagliato, ma non importa.
Per oggi, almeno, voglio fingere di essere di nuovo quel ragazzino di tredici anni che ero quattro anni fa.
Quello felice.

Oggi, voglio davvero vedere Bokuto giocare.


HEY HEY HEEY!

spero stiate tutti bene! aggiornamento notturno come sempre, vi auguro una buona giornata/nottata!!

𝗟𝗼𝘀𝗶𝗻𝗴 𝗬𝗼𝘂 | 𝗕𝗼𝗸𝘂𝗮𝗸𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora