Dorothy

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4. DOROTHY

Quando Remy entrò in casa seguita da Ezekiel, rimase stupita nel vedere Astrid e Daryl che sembravano sul punto di sbranarsi.
"Che sta succedendo?" chiese Ezekiel, sorpreso dalla presenza di Carol.
"Ho beccato Daryl e Carol a frugare tra le nostre cose." Rispose Astrid.
Remy riconobbe fra le mani della sorella la scatola di latta che conteneva il loro segreto.
"Astrid, penso sia giunto il momento di dire la verità."
Astrid scosse la testa e strinse la scatola, una madre pronta a difendere i cuccioli.
"No! Iris ha detto ..."
"Iris non c'è più." la interruppe Remy.
Pensare ad Iris faceva male, era come sale su una ferita aperta. Perderla era stato un dolore che Remy non riusciva ancora a superare.
Carol fece un passo avanti e mise la mano sulla spalla di Astrid.
"E' evidente che in ballo ci sia qualcosa di grosso, e sarebbe gradito se voleste parlarcene."
Astrid era furiosa. Aveva promesso a tante persone di mantenere quel segreto e ora stava per essere spiattellato ai quattro venti.
"Fa come vuoi." Disse, e lasciò la scatola sul letto.
Uscì di casa sbattendo la porta, consapevole di sembrare una bambina capricciosa ma non le importava. Remy era adulta e poteva prendere le sue decisioni da sola, giuste o sbagliate che fossero.

Remy si mordicchiò le pellicine del pollice come faceva quando era tesa. Ezekiel stava fermo accanto a lei, sembrava quasi volesse difenderla dalle occhiatacce di Daryl.
"Tua sorella ha un bel caratterino." Disse Carol.
"Astrid difende con le unghie e i denti ciò che le sta a cuore."
"Difende soprattutto quella scatola. Perché?" volle sapere Daryl.
Remy si spinse fino al letto per prendere la scatola. Si tolse la scarpa e tirò fuori una piccola chiave argentata, dopodiché la inserì nel lucchetto che richiudeva lo scrigno della discordia.
"Difendiamo questa scatola per il suo prezioso contenuto."
Carol corrugò la fronte quando vide solo un mucchio di fogli ingialliti, bruciacchiati e strappati agli angoli.
"Fogli. State difendendo dei fogli?"
"Quello che c'è scritto sui fogli." Precisò Ezekiel.
Daryl si sedette sul letto, prevedeva una lunga chiacchierata ed era meglio mettersi comodi.
"E cosa c'è scritto?"
Remy sfiorò i fogli con la punta delle dita, delicata come se toccasse un pezzo costoso e pregiato di antiquariato.
"Io lavoravo come tirocinante di biochimica al Centro di Controllo Malattie di Atlanta. Anche mia moglie Iris lavorava lì come assistente genetista del dottor Edwin Jenner."
"Conosciamo Jenner." Disse Carol, la voce ridotta a un filo.
"Ci siamo recati al Centro nella speranza di trovare una cura." Aggiunse Daryl.
Remy era sorpresa da quel risvolto. Era assurdo che tutti loro fossero stati al Centro, seppur in situazioni differenti.
"Allora conoscete l'esperimento su TS-19, la moglie di Jenner."
"Sì. - disse Carol - Eravamo andati là per salvare un membro del nostro gruppo, ma è stato inutile. Jenner ha fatto esplodere l'edificio."
Remy non si aspettava quel colpo di scena, infatti chiuse gli occhi con un dolore che si diffondeva nel petto. Jenner non era l'uomo più simpatico del mondo ma era uno scienziato eccellente, e soprattutto era amico di Iris.
"Il timer della 'decontaminazione' era arrivato all'esaurimento. Conosco bene la procedura perché ho studiato ogni protocollo della struttura. Comunque, non vi sbagliavate del tutto."
Daryl era talmente confuso che faceva fatica ad ascoltare. Sei sentiva all'improvviso soffocare in quella camera.
"Stai dicendo che esisteva una cura?"
"Le cose sono complicate. Cercherò di spiegarvelo in breve. Quando il virus ha iniziato a diffondersi, il Centro ha riunito una squadra di scienziati per studiarne l'origine e la cura. Iris faceva parte della squadra insieme a Jenner e a sua moglie. La situazione si era fatta ingestibile, perciò la comunità scientifica mondiale ha deciso di collaborare per trovare una soluzione. Le ricerche non hanno ottenuto i risultati sperati: l'origine del virus restava sconosciuta. Nel frattempo il virus aveva ucciso gran parte della popolazione, i governi non riuscivano a gestire le nazioni e sono intervenuti gli eserciti. Noi al Centro abbiamo continuato a condurre ricerche ed esperimenti insieme ai francesi perché la Francia era vicina a trovare una cura. Le cose sono precipitate quando la moglie di Jenner si è contagiata e ha deciso di sottoporsi lei stessa agli esperimenti. Grazie a lei, Jenner e Iris hanno scoperto che il virus prima uccide il soggetto e che poi lo riporta in vita attivando pochi connettori nel cervello, quelli che bastano per tenere vivo un essere umano ma in condizioni pessime."
"Jenner ci mostrò il cervello della moglie per farci capire come opera il virus." Disse Carol.
Remy annuì, anche lei aveva visto quel cervello diventare nero e putrido attraverso uno schermo.
"Dopo quella scoperta non fummo capaci di proseguire perché gli altri scienziati del Centro si stavano ammalando. Io e Iris abbiamo mollato tutto e abbiamo fatto le valige per lasciare Atlanta insieme alla nostra famiglia. Jenner e pochi altri sono rimasti nell'edificio, ma ora suppongo che siano morti tutti."
"C'è una cura o no?" domandò Daryl.
"All'inizio io e Iris non credevamo esistesse una cura perché siamo tutti infetti, anche se poi è la morte a portarci allo stato dei vaganti."
"Continua." La spronò Ezekiel con un sorriso incoraggiante.
Remy sospirò. Prese i fogli dalla scatola di latta e li fece circolare fra i presenti.
"Prima di lasciare Atlanta, Iris è tornata al Centro e ha rubato tutti i documenti inerenti alla ricerca. Li abbiamo letti solo dopo aver trovato rifugio alla Guardia. In quei fogli si parla di una doppia cura: la prima servirebbe ad uccidere il patogeno dentro ognuno di noi, mentre la seconda servirebbe a salvare chi viene morso entro tre ore."
"Uccidere il patogeno?" fece Daryl, smarrito.
"Tutti noi siamo infetti, ecco perché ci trasformiamo dopo essere morti. Questo vuol dire che il patogeno che ha dato origine al virus è dentro di noi. Uccidere il patogeno dentro il nostro organismo vuol dire eliminare l'infezione ed evitare la trasformazione dopo la morte."
"E la seconda cura?" chiese Carol.
"La seconda cura, ammesso che sia vera, serve a curare chi è stato morso. Se la cura viene somministrata entro tre ore dal morso, l'infezione viene bloccata e la persona non si trasforma."
Il silenzio piombò nella stanza, era pesante e faceva stranamente rumore. Remy poteva sentire le menti dei presenti arrovellarsi per quelle nuove informazioni.
Carol pensò a Sophia, alle condizioni mostruose in cui l'aveva vista l'ultima volta. Il cuore perse qualche battito all'idea remota che la sua bambina si sarebbe potuta salvare.
"Perché nessuno ha mai realizzato queste cure?"
"Non lo so. Questi fogli sono stati scritti da una persona ignota. Quando Iris ha portato via la documentazione, ha raccolto tutti gli scatoloni che ha trovato e questi appunti ci sono finiti dentro."
"Quindi un tizio a caso avrebbe scoperto come salvare l'umanità." Esordì Daryl, scettico.
"In pratica sì. Di sicuro lavorava al Centro di Controllo, ma poteva essere un medico, un genetista, un fisico, o addirittura un inserviente. Non c'è nessun nome sui fogli."
"I problemi non finiscono qui." disse Ezekiel, anticipando il colpo duro.
Remy sollevò un foglio in modo che tutti potessero vederlo.
"Il vero problema è che i fogli sono scritti in codice. Io e Iris ne abbiamo decifrato solo una parte tentato ogni tipo di decodifica, ma manca tutta la parte sulla preparazione delle cure."
Daryl e Carol notarono che effettivamente le pagine erano piene di simboli, numeri, lettere strane e codici mai visti prima.
"Troviamo la cura se traduciamo questa roba?" chiese l'arciere.
"Sì. Ora che Iris non c'è più, solo io e Astrid studiamo questi fogli. Ho chiamato il progetto 'Dorothy' come la biochimica Dorothy Hodgkin." Rispose Remy.
"E' un lavoro enorme." Mormorò Carol, gli occhi fissi su quei simboli.
"Per questo manteniamo il segreto. Se la gente sapesse che esistono le cure, si creerebbe il panico. Non abbiamo le nozioni e gli strumenti necessari per produrre una cura. Al momento non siamo preparati."
Daryl si sentì in colpa nei confronti di Astrid. L'aveva accusata ingiustamente e aveva addirittura frugato in camera sua come un ladro. Ora comprendeva il comportamento sospetto delle due sorelle, il loro atteggiamento guardingo e la fretta di voler tornare alla Guardia.
"Tu e Astrid state facendo un ottimo lavoro." Disse Carol con un timido sorriso.
Remy ricambiò, sebbene fosse delusa dagli scarsi progressi.
"Sono anni che ci lavoriamo sopra e abbiamo ottenuto poco e niente. A volte sembra un lavoro inutile."
"Niente è inutile se il fine è aiutare le persone." Le ricordò Ezekiel.
Daryl si alzò e sbuffò come un toro inferocito. C'era ancora un dettaglio che non tornava.
"Astrid prima ha menzionato Rick Grimes. Lo conoscevate?"
"Abbiamo parlato con Rick solo via radio grazie a Ezekiel."
Ezekiel si fece avanti per raccontare la versione dei fatti.
"Quando ho accettato di aiutare Alexandria contro i Salvatori, ho rivelato a Rick l'esistenza della Guardia per mettere l'insediamento al corrente del pericolo. Rick, dopo aver saputo chi abita la Guardia, ha deciso di non coinvolgerli nella lotta. Voleva solo conoscere Astrid e Remy per spiegare loro la situazione, pertanto io ho provveduto a metterli in contatto con la radio del Regno."
"Ho parlato a Rick di Dorothy e mi ha fatto promettere di tenere il segreto." Aggiunse Remy.
"Tipico di Rick." Disse Carol, sorridendo appena.
"Aiutare la Guardia era essenziale per questo. Loro nascondono un tesoro." disse Ezekiel.
"Lo sa qualcun altro?" domandò Daryl.
"Solo io, Astrid, Rick, Ezekiel e ora voi due. La sicurezza non è mai troppa."
Remy richiuse la scatola di latta e fissò le lettere incise per qualche secondo. Quello era tutto ciò che le restava di Iris.
"Io e Daryl manterremo il segreto e saremo disposti ad aiutarvi." Promise Carol.

Due settimane dopo
Astrid non ne poteva più di leggere e rileggere i disegni istruttivi. Ad un certo punto era così stanca che la parole avevano iniziato a vorticare sul foglio. Chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie.
"Va tutto bene?"
Jerry si sedette accanto a lei sulla panchina dedicata ad Henry, era il posto giusto per starsene da soli.
"Questa settimana altre due case hanno perso l'acqua. Non riesco a venirne a capo e Remy non ha tempo per aiutarmi. Non va bene per niente."
"Tu non lavoravi in squadra con Daryl?"
"Io e Daryl non parliamo più e non lavoriamo più insieme." Confessò Astrid in tono risolutivo.
Lei e l'arciere non si erano più confrontati dopo quella sera. Il giorno dopo lei aveva ripreso in mano i disegni e lui era sparito chissà dove nel bosco, lasciandola a sbrigarsela da sola.
"Scegli un altro partner. So che Zoe è disponibile." Suggerì Jerry.
"Non più perché Remy vuole che Zoe aiuti gli altri con l'impianto elettrico. Ieri sono saltati altri due fili della corrente."
Jerry osservò le persone che andavano e venivano da un posto all'altro finchè il suo sguardo non cadde su un uomo che stava tagliando la legna.
"Protesti chiedere a James di aiutarti. E' uno dei Briganti che pattuglia le strade per conto del Regno."
"Mi sembra una buona idea. Grazie, Jerry." Disse Astrid, baciandogli la guancia.
Astrid si fece coraggio e andò dritta verso il taglialegna, doveva convincerlo in tutti i modi a fare squadra con lei oppure altre case avrebbero perso l'acqua.
"Sei venuta finalmente a parlarmi." Esordì James.
"Come, prego?"
L'uomo si voltò con un sorriso malizioso che fece innervosire Astrid.
"Mi stavi guardando come se fossi un bel pezzo di carne. Aspettavo ti facessi avanti."
Lei fece una smorfia, odiava quei viscidi che ci provano con un tale squallore.
"Ti stai sbagliando di grosso. Volevo chiederti di aiutarmi con la cisterna, ma vedo che sei troppo impegnato a crederti il più bello del reame."
"Pensi che io sia bello?"
James si avvicinò ad Astrid e le toccò la spalla, al che lei arretrò per mettere distanza fra di loro.
"Penso che tu sia un coglione." Tuonò una voce dietro di lei.
Daryl non era per niente contento. I suoi occhi di ghiaccio stavano guardando James come se volessero spararlo in faccia.
"Disse l'uomo che vaga nei boschi. Dimmi, hai trovato una bella cerva con cui spassartela?"
Astrid, nauseata da quell'insinuazione, tirò uno schiaffo a James tanto forte da lasciargli le impronte delle dita sulla guancia.
"Non aprire ancora quella bocca o ti spacco la testa con l'ascia. Stronzo!"
Daryl ghignò per l'espressione scioccata di James, che non si aspettava di essere minacciato da una donna. Astrid si stava già allontanando, i capelli che svolazzavano mentre camminava con la rabbia che ribolliva nel sangue.
"Astrid! Aspetta!"
"Lasciami in pace, Dixon."
Daryl con poche falcate l'affiancò e si mise a camminare allo stesso passo.
"Mi dispiace per essere entrato in camera tua."
"Okay."
"Astrid."
Astrid sentì un brivido scuoterle tutto il corpo. La voce bassa e roca di Daryl che pronunciava il suo nome era paradisiaca.
"Sì, mi chiamo così."
Daryl alzò gli occhi al cielo, non sopportava quel comportamento infantile. Le afferrò il polso e la costrinse a voltarsi.
"Ascoltami."
Astrid si perse a guardalo, era incredibile che diventasse sempre più bello col passare del tempo. Notò una cicatrice sull'occhio sinistro, le piaceva anche quella.
"Che vuoi?"
"Sono stato al fiume in questi giorni per capire come mai l'acqua non riempie la cisterna. Non ho trovato niente di che. Il fiume scorre normale, non ci sono alberi caduti o altri impedimenti."
Se poco prima Astrid era elettrizzata per la remota ipotesi che l'arciere l'avesse riconosciuta, ora abbassava lo sguardo per essere stata così ingenua. A lui interessava solo salvare il Regno.
"Revisionerò le carte. Se dovessi trovare qualche anomali, lo riferirò a Remy."
"Oppure potremmo lavorare di nuovo insieme." Disse Daryl timidamente.
"Non possiamo lavorare insieme se non ti fidi di me."
L'arciere si morse le labbra, sembrava un bambino colto a fare una marachella.
"Ora so la verità e so che posso fidarmi di te e Remy. Anche Rick si fidava di voi."
"Vorrei che ti fidassi di me a prescindere da Rick." Disse Astrid.
Aveva capito che Daryl non aveva avuto una vita facile, era il suo atteggiamento a rivelarlo. Era schivo, solitario e silenzioso, e non si fidava quasi di nessuno. Erano i segnali di un'infanzia fatta di abusi.
"Lavoriamo insieme o no?" insistette l'arciere.
Astrid ricordò quella sera di tanti anni fa, allo sconosciuto che le aveva insegnato a giocare a freccette, al suo gilet con le ali, ma soprattutto alle sensazioni che le aveva fatto provare. Se Daryl era la stessa persona, lei doveva saperlo ad ogni costo.
"D'accordo. Ci vediamo a pranzo per discuterne meglio?"
Daryl annuì e Astrid sorrise, era un dialogo muto che bastò a entrambi.

"Smettila di mangiare!" Disse Yana.
Lei e Hunter si erano messi ai fornelli dopo aver trascorso la mattinata a piantare semi. Clara sarebbe rimasta a pranzo a casa di Jerry, ormai si era integrata bene e non voleva lasciare i suoi nuovi compagni di giochi. Remy era tornata, aveva mangiato un boccone ed era tornata da Ezekiel per proseguire con i lavori. Astrid, invece, non era ancora rincasata.
"Astrid torna per pranzo?" chiese la ragazza, versando la pasta nella pentola.
Hunter scostò la tendina e aguzzò lo sguardo sulla piazza centrale del Regno.
"Ehm, non credo proprio. Guarda!"
Yana si affacciò seguendo il dito di Hunter: Astrid e Daryl si erano seduti sulla panchina di Henry e stavano gesticolando fra di loro.
"Sono carini insieme."
"Ma non dirlo neanche per scherzo!" si lamentò Hunter, schifato.
Yana gli diede una spinta amichevole e ridacchiò, consapevole che secondo il ragazzo nessun uomo era degno di Astrid.
"Non sarai così schifato quando incontrerai l'amore della tua vita."
Hunter deglutì. Avrebbe voluto dirle che era lei l'amore della sua vita, ma preferì usare la solita maschera di freddezza.
"Per fortuna amo solo me stesso."
"Tu ami solo il cibo, Hun." Scherzò Yana.
Il ragazzo si ritrovò ad ammirare Yana mentre rideva, era un suono che adorava. Lei era perfetta, bella dentro e fuori, saggia quando dispensava i suoi proverbi indiani, intelligente e divertente.
"E tu chi ami?"
"Mio nonno diceva sempre: segui il fiume e arriverai al mare." Disse lei, solenne.
"Che cavolo vuol dire? Tu e i tuoi proverbi senza senso."
Yana rise ancora, irritando sempre di più Hunter.
"Un giorno lo capirai."

Daryl lasciò il cane alle cure di Carol per riunirsi con Astrid. Non voleva che la presenza di Dog la mettesse a disagio. Lei era già seduta sulla panchina con i fogli aperti sulle gambe e una matita dietro l'orecchio. Per un breve ma intenso secondo pensò che fosse bella. Quella riflessione lo spaventò poiché raramente si era sentito attratto da una donna. Era troppo incasinato per avere una relazione. Nessuna donna sana di mente avrebbe scelto di stare con lui.
"Ciao!" lo salutò Astrid con un sorriso.
Daryl le fece un cenno con la testa, ancora nervoso per i suoi stessi pensieri.
"Ti va?"
Soltanto allora Astrid si rese conto che l'arciere aveva portato una vaschetta di alluminio fumante.
"Sì, mi va. Muoio di fame. Grazie."
Daryl scartò il pacco e subito fu investito dall'odore di uova. All'interno della vaschetta c'erano due panini farciti con frittata e spinaci, una ricetta messa a punto a Jerry.
"Scegli pure."
Astrid prese il panino meno farcito, non era un'amante dei condimenti eccessivi. Lo addentò e sgranò gli occhi.
"E' squisito!"
Daryl si sedette sul marciapiede con la schiena contro i piedi di marmo massiccio della panchina, non voleva stare troppo vicino a lei. Con un boccone mangiò metà panino.
"Vero."
Mangiarono in silenzio, ognuno concentrato sul proprio pasto. Era un silenzio stranamente piacevole, entrambi si sentivano a loro agio. Astrid appallottolò la carta del panino e si alzò per buttarla nel cestino. Raccattò la bottiglia d'acqua e bevve un lungo sorso per dissetarsi.
"Vuoi?"
L'arciere guardò prima lei e poi la bottiglia tesa verso di lui, le sopracciglia inarcate in un immaginario punto di domanda.
"Non ti fa schifo condividere la bottiglia?"
"Sono altre le cose che mi fanno schifo, ad esempio le battute di James."
Daryl annuì, prese la bottiglia e si scolò l'acqua restante. Una goccia gli cadde sul mento e Astrid la osservò mentre scivolava dentro la camicia. Di sicuro era avvampata come un pomodoro maturo. Infilò le mani nelle tasche posteriori e si dondolò sui talloni, una vecchia abitudine che si trascinava sin da adolescente.
"Astrid, eccomi!"
Ezekiel reggeva fra le mani uno scatolone strappato qua e là, un angolo era bagnato per via dell'umidità.
"Ho chiesto a Ezekiel di darci tutto ciò che ha sulla cisterna." Chiarì Astrid.
Daryl annuì, non era necessario dire altro.
"Questo è quanto possediamo sull'impianto idraulico. All'epoca il progetto era stato affidato a Ronnie, che purtroppo è venuto a mancare un paio di anni fa."
Ezekiel depositò lo scatolone sulla panchina con uno sbuffo di fatica. Per un breve istante lesse il nome di Henry prima di drizzare la schiena come si confaceva ad un re.
"Grazie. Adesso ci pensiamo noi." disse Astrid, sbirciando nella scatola.
"Stasera siete entrambi invitati a cena a casa mia e di Carol."
Il Re si allontanò ancora prima di ricevere una risposta, sicuro che si sarebbero presentati tutti per una cena ricca di pietanze.
"Che Ronnie da lassù ci aiuti." Mormorò Astrid.
Daryl si lasciò sfuggire un ghigno divertito, raro per lui che tentava di mostrarsi indifferente.
"Cosa cerchiamo di preciso?"
Astrid si sventolo una mano davanti al naso perché dallo scatolone si levò una nuvola di polvere.
"Non lo so bene. Remy non conosce bene tutto l'impianto, perciò noi dobbiamo ricavare le informazioni che ci mancano."
"Che Ronnie sia con noi." disse Daryl.
Astrid rise e gli allungò uno dei fascicoli conservati nello scatolone. Lei si sedette a gambe incrociate sulla panchina mentre l'arciere tornò a sedersi per terra.

"Forse ho trovato qualcosa, Daryl."
Daryl si mise in piedi e fece scricchiolare la schiena e il collo. Erano stati impegnati per tutto il pomeriggio, avevano solo fatto una breve pausa perché Yana aveva offerto loro un bicchiere di limonata.
"Cosa?"
Astrid accese la torcia poiché era buio e non si vedeva più niente. Puntò la luce sul plico che aveva esaminato e Daryl si chinò per guardare.
"Sappiamo che la cisterna prende l'acqua dal fiume e che poi la distribuisce nelle case. Ora, qui c'è scritto che il fiume e la cisterna sono collegati tramite un canale semiartificiale deviando il letto fluviale. Se tu hai visto che il fiume scorre regolare, allora ...."
"Allora il problema è al canale." Concluse Daryl.
Astrid sorrise, era bello che l'arciere avesse completato la sua frase.
"Tu non hai ispezionato il canale perché non sapevamo che esistesse. Quello che resta da capire è quale possa essere il guaio."
"Remy potrebbe restringere il campo."
Lo stomacò di Daryl brontolò e lui fece spallucce, il che fece ridacchiare Astrid.
"Credo sia arrivata l'ora di cena. Non vorrei che tu svenissi per mancanza di cibo."

Remy non aveva parlato per tutta la durata della cena. Ogni tanto aveva finto di ridere alle battute di Ezekiel, aveva rivolto qualche sorriso ai ragazzi e a Clara, ma per il resto si era isolata. A tavola era stata servita una zuppa di verdure, ossia il piatto preferito di Iris. Ripensare alla moglie l'aveva destabilizzata, spezzando quel fragile equilibrio che le permetteva di andare avanti. Iris era la prima e unica persona che aveva amato. Si era innamorata di lei per il suo spirito di avventura, per la sua impulsività, per le sue magliette con i logo delle band, ma soprattutto perché era sempre stata al suo fianco.
"... al canale." Stava dicendo Astrid.
Chiuse e aprì gli occhi un paio di volte prima di ritornare al presente. La sorella stava raccontando le novità emerse dagli appunti di un tale Ronnie.
Ezekiel bevve il vino mentre provava a ricordare che aspetto avesse il canale.
"Non andiamo al canale da un paio di anni. La cisterna ha funzionato perfettamente fino a un mese fa."
"L'acqua potrebbe essere bloccata da qualsiasi cosa: un albero caduto, foglie e detriti accumulati, massi che sono rotolati giù." Disse Astrid.
Remy aveva scoperto la sorella a guardare Daryl di sottecchi almeno una decina di volte. Astrid era così trasparente che ogni emozione si trascriveva sul suo viso. Era la prova vivente che gli occhi sono lo specchio dell'anima.
"Oppure dai vaganti." Ipotizzò Carol.
Ezekiel si alzò per servire pane abbrustolito condito da un filo di olio, era tutto quello che era riuscito a preparare dopo una giornata di lavoro. Clara fu la prima a prendere il pane, per essere piccola aveva uno stomaco piuttosto grande.
"Aspetta, ti aiuto io." disse Astrid.
Clara aprì la bocca e guardò Astrid, sembrava un cane in cerca di cibo. Astrid la imboccò piano, tenendo la mano sotto il mento della bambina per impedire all'olio di macchiarle i vestiti.
"Anche Shiva aveva la stessa fame." Disse Ezekiel, scatenando risate generali.
Remy nascose un ghigno quando vide Daryl perso a guardare Astrid con una tale intensità da fare venire i brividi anche a lei. Riportò l'attenzione sul Re che stava ancora ridendo.
"Ricordo bene la fame di Shiva. E ricordo anche quando ha divorato il cuscino di Olga."
"Olga era furiosa." Continuò Astrid.
"E si è lamentata per una settimana intera." Aggiunse Yana.
Olga viaggiava con Ezekiel all'inizio poiché entrambi lavoravano al circo, lui come domatore e lei come trapezista. Era una donna solare e sempre con la battuta pronta, ecco perché Logan si era subito invaghito di lei.
"Clara le somiglia molto." Disse Ezekiel.
Astrid accarezzò i capelli biondi della bambina e sospirò, era il mix perfetto fra Olga e Logan.
"Ha preso il meglio dei genitori."
La cena proseguì in modo tranquillo, gli argomenti principali furono i lavori e le riparazioni. Carol l'indomani sarebbe uscita con Jerry per controllare il perimetro delle mura dato che quel pomeriggio una crepa si era formata su una delle difese. Ezekiel e Remy avrebbero rimesso in funzione il generatore centrale.
"Io posso fare qualcosa di interessante?" chiese Hunter.
"Puoi stare con gli altri ragazzi e sistemare le colture." Rispose Ezekiel.
Il ragazzo sbuffò, si stava annoiando a morte al Regno. Yana adorava stare con Nabila a piantare i semi, Clara aveva trovato degli amici, mentre lui passava le giornate sul portico di casa a strimpellare con la chitarra.
"Gli altri ragazzi sono quegli stronzetti borghesi con la puzza sotto il naso? Preferisco stare in compagnia dei vaganti."
Remy e Astrid si scambiarono un'occhiata di intesa. Sapevano entrambe che l'indole scontrosa del ragazzo non gli permetteva di fare amicizia facilmente.
"Vuoi aiutarmi con i connettori? Hai le mani giuste per un lavoro così delicato." Propose Remy.
"Sì, ci sto. Tutto pur di non sopportare quegli snob del caz-"
"Hunter! Niente parolacce, lo sai." Lo rimproverò Astrid, puntandogli il dito contro.
Hunter si alzò facendo strisciare la sedia sul pavimento, le spalle ingobbite per essere stato ripreso come uno scolaretto.
"Sul serio? Il mondo va in malora e io non posso dire le parolacce? Wow, Astrid, sei geniale come sempre."
Astrid rimase amareggiata da quell'attacco. Lei e Hunter litigavano spesso e ogni discussione per lei era fonte di dispiacere. Hunter uscì dalla sala per andare a prendere una boccata d'aria fresca, lasciando tutti pietrificati dalle sue parole.
"Mettiamo a posto." Suggerì Carol.
Mentre gli altri stavano lavando e asciugando le stoviglie, Astrid si premurò di prendere Clara in braccio. La bambina stava sbadigliando già da un po', sfregandosi gli occhi arrossati.
"Filastrocca!"
"Certo."
Si misero comode sul divano, Clara accoccolata contro il petto di Astrid e con la manina stretta intorno ad una ciocca di suoi capelli castani.
"Quel che possiede un bambino: due piedi lesti per correre e saltare, due mani sempre in moto per prendere e per fare; la bocca chiacchierina per tutto domandare, due orecchie sempre all'erta intente ad ascoltare; due occhioni spalancati per tutto investigare e un cuoricino buono per molto, molto amare."
Daryl aveva osservato la scena dallo stipite della porta della cucina. Era ammaliato dalla dolcezza nella voce di Astrid e dal suo modo di cullare Clara. Dopo tanto tempo era la cosa più bella che aveva avuto il piacere di vedere. La bambina era scivolata nel sonno e Astrid l'aveva depositata sul divano per poi coprirla con la propria giacca di jeans. Voltandosi, la donna arrossì quando incontrò lo sguardo di Daryl.
"Oh ... tu hai sentito tutto ...?"
"Mmh."
Astrid si mise le mani nelle tasche posteriori e si morse il labbro, le gote ancora velate di rosso.
"Che dire, il mio talento segreto è raccontare le filastrocche."
Daryl fece spallucce, impegnandosi per simulare indifferenza. Non voleva di certo che lei si accorgesse di quanto fosse rimasto colpito da quella tenera scena.
"E' okay."
"Okay." Ripeté lei con un mezzo sorriso.
Daryl raccolse le posate mentre Astrid continuava a dondolarsi sui talloni,
"Stavo pensando di andare a fare un giro al canale domani. Vuoi venire?"
"Tu vuoi che io venga con te?"
"Sì."
Astrid spalancò la bocca per dire qualcosa ma la richiuse. Non c'era molto da dire, solo accettare o rifiutare. I suoi occhi caddero sul gilet nero appeso allo schienale della sedia. Lei doveva sapere la verità ad ogni costo.
"Accetto."
Daryl annuì e le diede le spalle per tornare in cucina a consegnare le ultime stoviglie. Chissà perché gli spuntò un sorriso.


Salve a tutti! 💕
Ormai il grande mistero è stato svelato. Ovviamente la parte sulla cura è di mia invenzione, non date nulla per vero (anche perché non me ne intendo).
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

Parabellum || Daryl Dixon Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora