Lo strano diario

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7. LO STRANO DIARIO

Due giorni dopo
Era mattino inoltrato quando Astrid riemerse da dietro un cespuglio. Erano ore che stava cercando la collana in ogni angolo del Regno. Non ricordava di averla vista cadere né di averla sentita staccarsi, ma a un certo punto doveva essere scivolata silenziosamente. Si mise a gattonare lungo il marciapiede che costeggiava la piazza centrale nella speranza di ritrovarla. Pochi passi dopo la sua mano si appoggiò su una scarpa.
"Che diamine fai?"
Hunter la guardava dall'alto con le braccia incrociate e l'espressione divertita.
"Sto cercando una cosa. Tu piuttosto che fai qui? Dovresti aiutare Yana e gli altri ragazzi nella raccolta delle mele."
"Ho la faccia di uno che raccoglie mele?"
Astrid si mise in piedi e si spazzolò le mani, inutile dato che necessitavano di essere lavate.
"Hai la faccia di uno che scappa. Facciamo così, vieni con me e aiutami a sopportare le farneticazioni scientifiche di Remy."
Hunter scosse la testa, non poteva mai e poi mai reggere Remy e i suoi deliri sulla chimica.
"In verità pensavo di uscire con Jerry ed Ezekiel. Stanno andando a rimuovere i lupi che avete trovato tu e Rambo al canale."
"Rambo sarebbe Daryl? Soprannome azzeccato." Disse Astrid, ridendo.
"E' tipo Rambo con un cane."
Hunter lentamente incominciò a indietreggiare, voleva darsela a gambe prima che Astrid lo fermasse. Lei, che conosceva il ragazzo come le sue tasche, lo afferrò per la manica della felpa.
"Non vai da nessuna parte, Hunter. Tu non andrai in un bosco pieno di vaganti. Se non vuoi stare con i tuoi coetanei, puoi tornare a casa e rilassarti."
"Ti ricordo che non sei mia madre." Puntualizzò Hunter.
Astrid rimaneva male ogni volta che Hunter sottolineava questo aspetto, ma mascherava il disappunto con un sorriso fasullo.
"Ma sei stato affidato a me. Sei una mia responsabilità, che ti piaccia o no."
"Non mi piace."
Hunter non le diede possibilità di replica, si voltò e tornò a casa per stare da solo.
"Sono un complimento fallimento. Non è una novità." Borbottò Astrid fra sé.
La sua attenzione fu catturata da Jerry e altre tre persone che stavano caricando pale e rastrelli su un carro. Hunter aveva detto che Ezekiel aveva ordinato la rimozione dei lupi per sgomberare il canale, pertanto doveva aver scelto uomini efficienti per un tale lavoro. Di sicuro Daryl ne faceva parte. Nelle notti precedenti aveva fatto fatica a dormire perché aveva un presentimento che la tormentava. Ancora non riusciva a comprendere quale fosse il problema, ma era certa che ce ne fosse uno. Aveva avuto diversi incubi sui lupi accatastati presso il canale. Aveva sognato ululati, artigli, fauci spalancate da cui strabordavano arti umani sanguinanti.
"Ciao, Astrid!" strillò Clara dal giardino di Jerry.
La bambina per fortuna si era ambientata bene e aveva trovato degli amichetti con cui trascorrere ore di svago adatte alla sua età.
"Ciao, bimbi!"
Clara e i figli di Jerry la salutarono con le manine paffute e i loro sorrisi sdentati. Erano la cosa più tenera che Astrid vedeva da mesi. Subito riprese a camminare verso casa di Daryl, era l'ultima abitazione del Regno e per questo si collocava a pochi metri dalle mura difensive. Dog stava riposando in una scatola di cartone che fungeva da cuccia. La scatola era decorata da disegni sbilenchi fra cui spiccava il nome di Ezra, il figlio maggiore di Jerry e Nabila. Anche Clara aveva collaborato a realizzare quella cuccia improvvisata, lo testimoniava il disegno di un coniglio che rincorre le stelle. La bambina sin da subito aveva dimostrato uno spiccato interesse per gli astri, proprio come sua madre Olga. Astrid si tenne alla larga dal cane, la sua fobia non si era del tutto dissipata. Salì i gradini e sollevò la mano a pugno per bussare.
"Daryl?"
Bussò un paio di volte senza ricevere risposte. Con la manica della giacca pulì la polvere che copriva la finestra per sbirciare all'interno della casa. L'arciere si svegliava sempre all'alba, era preoccupante che non si fosse ancora fatto vivo.
"Daryl, ci sei?"
Ancora nessuna risposta. Astrid andò sul retro e usò un'altra finestra per controllare l'interno. Stava per arrendersi quando all'improvviso Daryl sbucò dal bagno. Indossava solo i pantaloni e i capelli gocciolavano sulle spalle nude.
"Oh ..." sussurrò Astrid, mordendosi le labbra.
Sapeva di doversi allontanare, però i suoi occhi erano fissi sulla silhouette dell'arciere. Era evidente che Daryl fosse in forma, attraverso la camicia si intravedeva qualcosa. Ma adesso Astrid si rendeva conto che sotto i vestiti c'era molto di più. Il petto dell'arciere era tonico e muscoloso. L'addome piatto e accentuato dai muscoli era coperto da una leggera striscia di peluria che poi spariva oltre il bordo dei pantaloni. Lo sguardo di Astrid strabuzzò quando vide Daryl tirare la corda della balestra per testarne la tensione. I bicipiti erano gonfi, i muscoli guizzavano ad ogni movimento mettendo in risalto il piccolo diavolo tatuato sul braccio destro.
"Astrid?"
La donna saltò, colta alla sprovvista, e si voltò con gli occhi sbarrati. Yana la guardava con fare malizioso.
"Stavi spiando Daryl?"
"Io?! No! No! Io ... stavo ... beh ... che ti serve, Yana?"
"Remy ti sta cercando. Sta dando di matto perché non riesce a decifrare le altre pagine."
Astrid non aveva ascoltato mezza parola, la sua mente si stava ancora soffermando sui muscoli dell'arciere.
"Sì, sì."
Yana si mise a sghignazzare, era palese che la donna non avesse capito.
"Che ti prende? Sembri sconvolta."
"No! Sto bene. Sto alla grande! Sarà il caldo." Farfugliò Astrid, e gote arrossate.
"Astrid, è il primo di novembre. Fa freddo." Disse Yana, ridendo.
Astrid non sapeva come tirarsi fuori da quel disastro. Si passò le mani sulla faccia per tornare alla realtà. Non poteva comportarsi come una adolescente con gli ormoni a mille.
"Sai cosa? Hai ragione, fa freddo. Andiamo da Remy al Teatro, così ci riscaldiamo."
Yana non credeva a quella scusa e continuava a ridere per la faccia stralunata di Astrid.
"Andiamo, dai."
Daryl incontrò Carol lungo la via principale del Regno. Era già armata di arco e faretra, pronta per andare in missione.
"Gli altri ci stanno aspettando." Gli comunicò Carol.
Daryl si sistemò la balestra sulla spalla e fischiò per richiamare Dog, che corse dietro di lui come un fedele compagno.
"Possiamo andare."
La regina si avvicinò ad annusarlo e scoppiò a ridere.
"Sei uscito dalla doccia? Come mai?"
L'arciere fece spallucce e abbassò lo sguardo, infastidito dalle risate dell'amica.
"Andiamo o vuoi ridere un altro po'?"
"Uh, come sei suscettibile."
Daryl sorpassò l'amica senza dire altro. Dog trottava al suo fianco, la coda che si agitava in preda alla gioia di andare nei boschi.
"Ieri sera sei entrata nel teatro e non ne sei più uscita."
Carol sospirò, ormai le sue carte erano state scoperte e non restava che dire la verità.
"Le cose fra me ed Ezekiel si sono complicate dopo la morte di Henry. E' da un po' che dormo nel teatro."
"Perché non me lo hai detto?"
"Perché abbiamo troppo lavoro da fare per pensare alla mia crisi matrimoniale."
Daryl le lanciò un'occhiata in tralice, anche se capiva bene il riservo di Carol in un momento tanto critico per il Regno.
"Dog!"
Ben presto il cane fu circondato da Clara e dai figli di Jerry. Tante piccole mani accarezzavano il pelo dell'animale con delicatezza. Daryl si fermò per aspettare che Dog si godesse quelle carezze prima di andare a caccia di vaganti.
"Io so abbaiare come un cane." Disse Ezra, imitando il verso canino.
Mariam, la figlia minore di Jerry, corrugò la fronte all'imitazione disastrosa del fratello.
"Il cane fa 'bau bau bau'. Fa così, te lo giuro."
Daryl vide che Clara si dondolava sui talloni, la stessa abitudine che aveva Astrid quando qualcosa la turbava. Si inginocchiò per arrivare alla sua altezza e le toccò la spalla per farsi guardare.
"Scommetto che tu conosci il verso del cane."
"Sì." sussurrò la bambina.
"E come fa?" volle sapere Carol.
Clara si dondolò ancora, poi sorrise e fece un respiro profondo. Alzò le mani e piegò le dita come fossero artigli per imitare un cane.
"Il cane fa 'woof woof'. Lo so perché lo dice nel libro degli animali."
"E l'asino fa 'iho iho', lo fa sempre papà." Disse Aliyah, la secondogenita di Jerry.
"Siete tutti bravi. Ora tornare a giocare." Disse Daryl con un sorriso.
Prima che si avviasse verso i cancelli, sentì qualcosa strattonargli i pantaloni. Clara lo stava richiamando.
"Sì?"
La bambina si issò sulle punte e Daryl si abbassò perché lei potesse parlargli nell'orecchio.
"Dopo posso giocare con Dog?"
"Certo. Sarà tutto tuo quando torneremo."
Clara gli regalò uno splendido sorriso raggiante. A Daryl si scaldò il cuore quando la bambina gli diede un bacio sulla guancia.
"Ciao, Dog!"
Il cane riprese a trotterellare dopo che i bambini si furono allontanati.
"Sei bravo con i bambini." Lo prese in giro Carol.
Daryl roteò gli occhi e le diede una spallata giocosa, giusto per smorzare l'imbarazzo.
"Smettila."

Yana faticava a seguire i ragionamenti assurdi di Remy. Erano due giorni che stava delirando su formule matematiche e altri argomenti scientifici che solo lei capiva.
"Capite? Usando questa equazione possiamo dedurre il numero di probabilità che abbiamo per decifrare tutto il diario. Geniale!"
Astrid sbagliò e si passò una mano fra i capelli, era ancora assonnata per stare dietro al cervello della sorella.
"Tutto chiaro." Mentì, sbadigliando di nuovo.
Yana le diede un pizzico sulla spalla mentre guardava alle sue spalle. Astrid non le diede retta, anzi affondò nella sedia e si strinse nella giacca di jeans.
"Astrid."
La voce di Daryl era inconfondibile, l'avrebbe riconosciuta fra mille. Astrid si drizzò di colpo e si voltò con gli occhi sgranati.
"Ehi!" disse, la voce un po' troppo squillante.
"Sei pronta? Jerry ha detto che dobbiamo andare."
"Io non vengo con voi. Devo aiutare Remy. Sono emerse delle novità."
Daryl annuì, però sembrava deluso dalla mancata partecipazione della donna.
"Come va la ferita?"
Lei si sfiorò la benda ed emise un gemito di dolore, lo squarcio pulsava ancora sotto le dita.
"Fa ancora male, però sto bene."
L'arciere annuì e si mordicchiò le labbra, una parte di lui avrebbe voluto allungare la mano e toccarle la benda per lenire il dolore.
"Come funziona quella roba?"
Astrid ridacchiò per l'espressione confusa di Daryl mentre adocchiava i fogli sul tavolo.
"Usiamo dei codici per decifrare i fogli. Usiamo la tavola periodica, abbiniamo i numeri alle lettere dell'alfabeto, e usiamo altri metodi che conosce solo Remy. Io non sono di grande aiuto, cerco di fare il meglio che posso."
"Te la cavi bene. Io non capisco neanche la metà di quella roba." Replicò lui.
Ed ecco che Astrid si metteva le mani nelle tasche posteriori e oscillava sui talloni, segno evidente del suo imbarazzo.
"Perché ridi?"
"Perché fai sempre quella cosa."
"Quale cosa?" domandò Astrid.
Daryl si grattò la nuca, temeva di risultare troppo invadente o offensivo, ma non voleva che lei pensasse che la stesse deridendo.
"Quando sei agitata ti metti sempre le mani nelle tasche di dietro e ti dondoli sui talloni."
Astrid piantò i piedi a terra, il viso che aveva assunto una sfumatura più rossa.
"Beccata! Non sono brava a gestire l'ansia."
Daryl era smarrito ogni volta che si trovava Astrid davanti. Lei era un'incognita. Sembrava una donna forte, combatteva bene, rispondeva a tono, eppure aveva quei tic che esplicavano il suo stato interiore in subbuglio. Era come un mare solcato da onde che si sommavano e che presto avrebbero scatenato uno tsunami.
"Provare ansia è normale."
Astrid fece un mezzo sorriso. Era facile parlare con lui e questo la spaventata poiché di solito si teneva tutto dentro per il bene della sua famiglia.
"Carol ti sta chiamando. Devi andare."
Daryl vide Carol che si sbracciava, quindi annuì e le fece un cenno di assenso con la mano.
"Vado."
"Daryl, mi faresti un favore?"
"Dimmi pure."
Astrid si avvicinò a lui per non farsi sentire da Remy, non voleva che si preoccupasse per la collana scomparsa.
"Ho perso la mia collana. Apparteneva a mia madre, è molto importante per me. Puoi controllare nel bosco? Potrei averla persa quando siamo stati al canale."
"Certo."
Daryl rabbrividì quando la mano di Astrid toccò la sua in segno di riconoscenza.
"Ti ringrazio."

"Sono esausta. Ormai ci vedo a doppio." Esordì Remy un'ora dopo.
La biochimica chiuse gli occhi e si massaggiò le palpebre pesanti. Se solo Iris fosse stata viva, pensò. Sua moglie era una genetista eccellente e avrebbe fatto grandi passi avanti, invece era stata uccisa dai vaganti e la sua saggezza era andata perduta.
"Vado a prendere da mangiare." Disse Yana, lo stomaco che brontolava.
Astrid aveva gli occhi puntati su una pagina ma senza leggerla davvero. Sembrava in uno stato di trance, smarrita nei meandri della propria mente.
"Remy, sai dirmi qualcosa sui lupi?"
La sorella maggiore sorrise compiaciuta, finalmente qualcuno le poneva domande interessanti e che la distraevano dal diario.
"I lupi sono canidi lupini ..."
"Sono pesanti?" la interruppe Astrid.
Remy si bloccò, la bocca semiaperta, e sbuffò per essere stata interrotta sul più bello.
"Sono molto pesanti. Tranquilla, Jerry solleverà quei lupi con una mano sola."
"Non si tratta di questo. E' che c'è qualcosa che non va. Ho una strana sensazione allo stomaco."
Suo padre diceva che i presentimenti di Astrid si avveravano, positivi o negativi che fossero. Era come se fosse in grado di percepire nell'aria che qualcosa stava cambiando.
"Sui lupi o su Jerry?" fece Remy.
"Ovviamente sui lupi! Insomma, non ti sembra assurdo che i vaganti abbiano accatastato i lupi in una pila ordinata?"
Remy rise come se la sorella avesse fatto la battuta più divertente di tutte.
"Impossibile che siano stati i vaganti. Il virus li fa deperire e perdere forza muscolare, pertanto è impossibile che un solo vagante abbia sollevato un lupo di grossa taglia. Per fare una cosa del genere servono almeno cinque vaganti, ma non credo che loro abbiano sviluppato questo senso dell'organizzazione."
Astrid registrò quell'informazione e la sua mente cominciò a mettersi in moto per riflettere. Si distrasse quando l'odore di verdure bollite le stuzzicò il naso.
"Si mangia finalmente." Disse Yana, distribuendo i piatti.
Astrid si alzò di scatto, una luce sottile aveva illuminato il suo sguardo. Forse aveva capito.
"Devo parlare con Daryl."
Remy infilzò una carota con la forchetta e osservò la sorella minore correre verso la sala di comunicazione che trasmetteva messaggi attraverso le radio.
"C'entra sempre quell'omone. Nessuno prende mai sul serio la scienza."
"Io sì." disse Yana, sgranocchiando un tozzo di pane.

Daryl si pulì le mani con lo straccio rosso che portava sempre con sé, eppure l'alone rosso del sangue restava incollato alla pelle. Erano solo a metà dell'opera, c'erano ancora altri corpi da rimuovere. Di tanto in tanto gettava qualche sguardo all'area limitrofa in cerca della collana di Astrid, ma tutto ciò che vedeva era fogliame e resti di vaganti.
"Daryl, c'è una chiamata per te alla radio." Lo avvisò Jerry.
Scavalcò la nicchia di ossa per andare da Jerry e prendere la radio che gracchiava.
"Qui parla Daryl."
"Sono Astrid. Devo dirti una cosa importante. Puoi parlare in un posto isolato?"
L'arciere si spostò verso il fiume, in una porzione isolata in cui a risuonare era solo lo scorrere dell'acqua.
"Sono solo. Che c'è?"
"Qualcuno ha messo i lupi di proposito nel canale. Pensaci un attimo: i vaganti non hanno la forza necessaria per sollevare un lupo di quella taglia, ciò vuol dire che non sono stati loro ad accatastarli. La pila è troppo ordinata perché possa essere opera dei vaganti."
"In effetti ci stavo pensando anche io." ammise Daryl.
Mentre spalava i corpi dei lupi in lui si era insinuato il dubbio. Perché i vaganti avrebbero sistemato gli animali in quel modo? Di norma divoravano e poi proseguivano il cammino. Questa volta, però, lo schema era cambiato destando forti sospetti.
"Daryl, dovete stare attenti. Credo che qualcuno si stia muovendo nell'ombra."
"State attenti anche voi al Regno."
Il sospiro di Astrid fu udibile attraverso la radio, era come se il bosco stesse bisbigliando.
"Va bene. Ora torno da Remy. Buon lavoro."
Daryl voleva consolarla, dirle che avrebbero risolto ogni problema, ma subito pensò che Astrid non aveva certo bisogno di uno come lui.
"Okay."

Yana tamburellava le dita sul tavolo da quando aveva iniziato a leggere una nuova pagina. Erano disegni, o meglio erano linee rosse che si districavano di qua e di là. Sembravano non avere nessuna logica.
"Se aggiunto una 'a' cubica in questa equazione forse ... no, no, no!" bofonchiava Remy.
Yana si accorse che anche altri nove fogli erano caratterizzati da quei bizzarri disegni, alcuni erano rossi, altri neri e altri ancora erano blu. Di volta in volta sbucava una o più lettere.
"Una mappa ..."
Remy non la stava ascoltando, anzi continuava a scribacchiare formule e numeri dappertutto.
"Se prendessi in considerazione il numero atomico e quello degli elettroni dell'orbitale atomica 'p' potrei arrivare alla conclus- ..."
"Una mappa! Remy, è una mappa!" strillò Yana, alzandosi in piedi con enfasi.
"Cosa? Dove? Qualche mappa?"
La ragazza le mostrò i fogli con i disegni e poi li mise uno accanto all'altro per far combaciare le linee. Quello che venne fuori fu una vera e propria mappa della città di Atlanta. Remy con l'indice percorse le linee dal punto di inizio alla fine.
"Parte dal Centro Controllo Malattie e si dirama in tutta la città. Ci sono dei luoghi cerchiati, guarda."
In effetti tre posti erano cerchiati di giallo e sotto vi era riportate delle lettere greche.
"Che dicono le lettere in greco?" domandò Yana.
Remy riconobbe alcuni simboli che erano accostati alle lettere, si tratta di un cerchietto e di piccole stanghette dritte.
"Sono coordinate. I simboli indicano grado, primi e secondi. Le coordinate servono per capire dove si trovano i luoghi cerchiati di giallo. Le lettere greche corrispondo ai numeri."
Yana non vedeva tutto ciò che Remy aveva intuito, per lei erano solo segni su carta.
"Come facciamo a estrapolare i numeri?"
"Lo chiediamo a lei." Rispose Remy.
Astrid stava tornando da loro, sembrava più tesa del solito. Si guardava intorno come se dovesse balzarle addosso chissà quale nemico.
"Perché mi guardate così?"
"Perché Yana ha trovato una mappa unendo alcuni fogli e abbiamo delle coordinate da decodificare. Io non ricordo l'alfabeto greco a memoria, ma tu sì." Disse Remy.
Astrid aveva seguito un corso di cultura greca all'università per aumentare il numero di crediti, perciò il suo aiuto era indispensabile.
"Quali sono le lettere?"
Yana si mise di lato per permetterle di avere una visuale ampia della mappa. Remy prese carta e penna e annuì per dare il via alla sorella. Astrid si chinò sui fogli e cominciò la decifrazione.
"La 'ni' è la tredicesima lettera dell'alfabeto ... quindi sono 13°, 20' e 26 ". Le prossime sono 15°, 23' e 26". Le ultime riportano 2°, 3' e 5". Sono tutti luoghi vicini."
Remy controllò le indicazioni un paio di volte prima di dedurre l'ovvio.
"Sono i laboratori del Centro Controllo Malattie. Sono collocati nei pressi del Centro in modo da prendere il materiale occorrente senza fare grandi spostamenti."
"Perché i posti cerchiati? Perché le coordinate?" domandò Yana, confusa.
"Per precauzione. Chi ha scritto il diario vuole che resti segreto." Disse Astrid.
"Se in quei posti ci fosse la cura? Magari la mappa ci guida verso il traguardo." Ipotizzò Remy.
"Questo spiegherebbe perché tutte le pagine sono in codice." Fece Yana.
Astrid era felice e triste al tempo stesso. Erano giunte a una svolta importante dopo anni di buio, ma quella stessa svolta era spaventosa e incerta.
"Non facciamoci prendere dall'euforia. Potrebbe esserci di tutto in quei posti. Magari orde di vaganti rinchiusi nei laboratori, cariche esplosive piazzate ovunque, un nuovo virus che ucciderebbe anche i sopravvissuti."
"Wow, viva l'ottimismo." Disse Remy con sarcasmo.
"Sono seria, Remy. Questo diario potrebbe anche essere una trappola mortale."
Remy fulminò la sorella con lo sguardo, non ammetteva quel tipo di attacco.
"Iris ha detto che il diario è autentico, e io mi fido del suo giudizio. Qui dentro c'è la soluzione a tutto."
"Lo spero davvero."

Astrid se ne stava seduta sulla panchina dedicata a Henry, il cielo che si faceva più scuro con il passare dei minuti. Le stelle spuntavano a una a una. Ormai quello era diventato un po' il suo rifugio, da lì poteva osservare il Regno e al contempo esserne lontanissima. Socchiuse gli occhi per godersi quel silenzio, una pace interiore la pervadeva.
"Ehi."
Trasalì e quasi cadde dalla panchina. I battiti veloci si placarono quando vide Daryl seduto all'angolo, una sigaretta accesa fra le dita.
"Non ti ho sentito arrivare."
"Già."
Daryl tentò di non ridere per lo spavento che si era presa Astrid, ma era stata una scena comica vederla quasi cascare per terra.
"Ci sono novità?"
"No. Abbiamo fatto una rapida perlustrazione delle mura esterne e non abbiamo trovate tracce utili. Non sono neanche riuscito a trovare la tua collana."
Astrid rimase a guardarlo mentre si portava la sigaretta alle labbra e buttava fuori il fumo in una nuvola bianca. Per un momento la sua mente le inviò flash di quella mattina, i muscoli guizzanti dell'arciere, le braccia perfette, i capelli bagnati.
"Astrid?"
"Eh? Hai detto qualcosa?"
Daryl non capiva perché lei lo stesse guardando con un luccichio particolare negli occhi.
"Ti senti bene? Sembri fuori dal mondo."
"Scusami. Sono stanca e credo che gli antidolorifici stiano facendo un grande effetto."
Astrid sorrise per alleggerire la tensione. Era chiaro che Daryl non ci fosse cascato, ma sperava che quella bugia fosse una buona scappatoia per mascherare il vero motivo della sua distrazione.
"Mmh."
Rimasero in silenzio per un po', lui che fumava e lei che guardava i bambini giocare.
"Astrid! Astrid!"
Clara si gettò fra le sue braccia tra le lacrime. Era un pianto disperato. Con lei c'erano anche i figli di Jerry.
"Che succede? Ti sei fatta male?"
"Si è rotta la sua bacchetta magica." Disse Ezra.
"Non sono più la Fata delle stelle." Si lagnò Clara, piangendo più forte.
Astrid la fece sedere sulle proprie gambe e le asciugò le lacrime, cullandola appena.
"Ci penso io." Disse Daryl.
Ezra gli diede i pezzi rotti e si andò a mettere vicino a Clara per consolarla. L'arciere prese lo scotch nero dalla tasca del gilet, quello che di solito usava per aggiustare la moto, e lo avvolse attorno alla bacchetta. Astrid sorrideva mentre lo guardava rattoppare il gioco con la sigaretta sospesa fra le labbra e lo sguardo concentrato.
"Ecco."
Clara riprese la bacchetta e la agitò per assicurarsi che non si rompesse. Quando capì che lo scotch avrebbe retto, si fiondò su Daryl per abbracciarlo.
"Grazie! Ora sono di nuovo la Fata delle stelle!"
"Torniamo a giocare, dai." La incoraggiò Ezra.
I due bambini di corsa tornarono dai loro amici per riavviare il gioco interrotto dalla tragedia.
"Tu mi sorprendi, Daryl."
Daryl arrossì per le parole di Astrid, meno male che i lampioni poco illuminavano la panchina e le sue gote. C'era qualcosa in quella donna che gli faceva venire i brividi. Era una sensazione insolita, non sapeva se gli piacesse o no.
"Astrid, Daryl, riunione a casa di Ezekiel." Annunciò Yana dal portone del teatro.

Remy stava esponendo quanto scoperto quel giorno. La mappa, ora unita con stecche sottili di legno e colla, giaceva sul tavolo da pranzo.
"La mia ipotesi è che l'autore del diario abbia nascosto qualcosa nei luoghi cerchiati di giallo. Potrebbe trattarsi della cura o di altri indizi per produrre la cura."
"Sicura? A me sembra solo un folle." Disse Carol.
"Sono sicura. Il diario è scritto in codice perché il segreto non venisse rivelato."
"E c'è anche la questione del Dottor Frankenstein di cui non ci dobbiamo fidare." Disse Yana.
Ezekiel si toccò il mento con fare meditabondo.
"Dovremmo fare un tentativo e scoprire cosa ci sia in quei posti."
"Non possiamo. Siamo a corto di uomini e il Regno ha bisogno di protezione." Asserì Daryl.
Lui e Astrid stavano l'uno di fronte all'altro, spesso si lanciavano occhiate furtive.
"Daryl ha ragione. Dobbiamo ancora capire chi ha ammassato i lupi al canale." Disse Astrid.
Remy respirava con le narici aperte, era un toro sul punto di esplodere di rabbia.
"Non abbiamo tempo da perdere con i lupi. Dobbiamo agire ora per trovare la cura."
"Non troveremo la cura se saremo tutti morti." Replicò Carol, piccata.
Astrid accarezzò la schiena della sorella per calmarla, ma Remy restava rigida come il marmo.
"La cura può aspettare. Qualcuno ha manomesso il canale e trovare il responsabile è una priorità."
"È vero. Il Regno potrebbe essere in grave pericolo." Disse Ezekiel.
Remy passò in rassegna i volti dei presenti, stava odiando tutti quanti come mai prima.
"E' la prima scoperta utile negli ultimi tre anni, dobbiamo agire prima che sia tardi. La verità è che abbiamo perso tempo per colpa di Astrid che doveva inseguire la sua stupida cotta per Daryl!"
Un mormorio serpeggiò nella stanza come un'onda che avanza e poi si ritira. Astrid si portò le mani a coppa sulla bocca. La vergogna le impedì addirittura di respirare per qualche secondo.
"Oddio."
Un attimo dopo stava sfrecciando lungo le scale per lasciare casa di Ezekiel. Non avrebbe sopportato ancora la consapevolezza che i suoi sentimenti erano stati dati in pasto a tutti da sua sorella. Remy le aveva appena spezzato il cuore.

Daryl era rimasto immobile. Le mani piantate sul tavolo e gli occhi fissi sul pavimento. Era sceso un silenzio talmente assordante che, se fosse stato possibile, gli avrebbe fatto sanguinare le orecchie. L'espressione addolorata e mortificata di Astrid lo feriva più di quanto avrebbe fatto una freccia.
"Ora possiamo parlare di cose serie? Dobbiamo visitare questi posti." Disse Remy.
Yana sbatté il pugno sul tavolo, attirando l'attenzione degli altri.
"Remy, capisci cosa hai fatto? Hai umiliato tua sorella! A volte sei stupida!"
Solo allora Remy capì che cosa aveva fatto. Era come se si fosse sconnessa da se stessa e fosse tornata lucida solo ora che Astrid non c'era più.
"Oh, no. Che cosa ho fatto?"

Salve a tutti! 🥰
Che dire, Remy ha messo un bel po' di carne sul fuoco sia per quanto riguarda Dorothy sia per quanto riguarda Astrid.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

Parabellum || Daryl Dixon Where stories live. Discover now