Capitolo 1° - Il Banchetto

41 0 0
                                    

In una stanza c'erano queste tre ragazze, una disse dal nulla "vorrei solo un posto dove morire ed essere felice" E le altre non fecero proprio caso a cosa avesse detto, continuarono a farsi gli affari loro scorrendo il display del telefono con il dito. La ragazza di prima iniziò a parlare da sola, diceva delle frasi totalmente a caso senza alcun collegamento tra di loro, ma le altre continuavano ancora a non calcolarla, una volta finito quello strano soliloquio andò in cucina a fare un thè caldo, ma prima di andare nella stanza accanto chiese alle altre se ne volessero anche loro, ed una delle due accettò mentre l'altra rifiutò.
Mise l'acqua a bollire, aspettò il tempo dell'ebollizione per poter aggiungere il filtro, una volta pronto mise il thè in due bicchieri diversi e li portò uno alla volta, l'altra ragazza iniziò a bere mentre lei no, aveva messo il thè nelle classiche tazze da latte simili a quelle che si vedono nelle pubblicità, esitava un po' a bere, aveva paura di scottarsi, nel mentre si girò una sigaretta e l'accese, allora bevve qualche sorso anche lei e sembrava apprezzare quel thè, finirono entrambe di bere il thè dopo qualche minuto.
L'altra ragazza dopo un po' si fumò una sigaretta, fumava le winston blue, la finì abbastanza in fretta, sembrava sotto pressione ma sarà stata solo un'impressione, una volta finita iniziò a lamentarsi di un sapore amaro in bocca, quindi la ragazza del thè prendendo le due tazze per posarle nel lavandino le disse che succedeva anche a lei in passato e per questo fumava solo tabacco e quindi le consigliò di cominciare, e l'altra rispose che non le piaceva, ma la ragazza del thè era nell'altra stanza.
L'altra ragazza allora dopo qualche minuto iniziò a sentire le palpebre pesanti e si lasciò andare e poco dopo dormiva come un sasso, la ragazza del thè tornò di nuovo nella stanza con una tazza fumante di thè in mano, si sedette e iniziò a ridere guardando la ragazza che dormiva, mentre quell'altra ancora sveglia guardò con poco e nullo interesse e tornò a farsi gli affari suoi.
La ragazza del thè si girò un'altra sigaretta e l'accese, quindi chiese all'altra "perché non mi hai chiesta perché mi son fatta un altro thè?" E l'altra rispose "mah a me non interessa, perché dovrei fingere che m'interessi?" Lei disse "allora non t'interessa di me?" E l'altra rispose "ma che domande fai? Certo che m'interessa di te, sei mia amica" Lei contrattaccò dicendo "invece tu mi odi soltanto, vorresti solo vedermi morta, a te non interessa nulla di me, sei una bugiarda di merda" L'altra le disse di smettere col thè perché la teina la faceva solo innervosire quindi lei le disse che non era colpa della teina ma della sua "vita di merda", ma l'altra sapeva che fosse inutile discutere sapendo come era fatta quindi lasciò proprio stare.
Dopo qualche altro minuto la ragazza del thè ricominciò a parlare come bisbigliando e l'altra la guardò incuriosita, ma finì lì, sul tavolo c'era ancora il thè fumante e a breve si sarebbe raffreddato, lei dopo aver finito di bisbigliare da sola chiamò l'amica per nome, l'amica si girò chiedendo cosa volesse quando questa le tirò in faccia il thè ancora caldo e scottarla, iniziò ad urlare ma solo per poco, perché le diede un colpo in testa con la tazza talmente forte da romperla e far svenire la ragazza.
Andò in cucina a prendere un coltello e lo posò sul tavolino davanti il divano su cui stavano tutte e tre, lei in mezzo e le altre due ai lati, si sedette anche lei, quindi iniziò ad accanirsi sul corpo della ragazza della tazza con pugni prevalentemente su orecchie, naso e testa, le stringeva il collo in modo molto forte, le sbatteva la testa sul tavolino ripetutamente e sempre in modo più aggressivo, ad un certo punto sembrava che volesse smettere invece no, posò il corpo a terra a stava a 4 zampe sulla ragazza, ed iniziò a morderlà su spalle, collo e orecchie, cercava di strapparle la carne, fece dei morsi molto profondi perché da alcuni usciva del sangue, ma vedendo di non riuscire a strappare la carne solo con l'aiuto dei denti si arrabbiò ed iniziò a bisbigliare sottovoce ripetutamente "vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo", quindi prese in mano il coltello ed iniziò a conficcarlo più e più volte sul petto della vittima, in particolare nella zona cardiaca, dopo poco iniziò a formarsi una pozza di sangue sotto la ragazza e lei ci si bagnava le dita e poi se le strofinava in faccia o le metteva in bocca assaggiando il sapore del sangue.
Bagnò di nuovo le mani nel sangue come se fosse acqua santa per poi prendere la ragazza a terra per la testa e cominciare a strofinare le mani fatte di sangue sulla sua faccia per poi baciarla e dirle che ora sarebbe stata molto meglio, siccome di lì a poco sarebbe definitivamente morta. Abbassò i pantaloni della ragazza, fece varie incisioni sulle gambe con il coltello ed abbassò le mutandine di pizzo nero, sempre con il coltello in mano iniziò a colpirla in grembo e sull'inguine, ripetutamente, facendo schizzare sangue dappertutto, aveva le mani pregne di sangue ed il coltello era diventato bordeaux ormai, di come ci si stava accanendo si era quasi dimenticata dell'altra ragazza, che aveva sedato, ma per il momento lasciò tutto lì e andò in cucina, tornò con dello scotch e con una forchetta, tappò la bocca della ragazza e in qualche modo cercava di bloccarle braccia e gambe, la trascinò a terra fino alla vasca da bagno, e con non si sa quale forza la buttò all'interno piano piano, la posizionò a pancia in sù, e mentre aspettava che si svegliasse tornò in soggiorno e prese il pacco di sigarette umido di sangue dalla tasca della ragazza già morta, un po' rimase lì a guardare l'opera d'arte che aveva fatto e dal nulla, come se le fosse tornato in mente qualcosa iniziò a prenderla a calci in testa, finché la testa non iniziò a presentare dei fossi e a cacciare ulteriore sangue. Quando le si stancò la gamba, lasciò stare e si sedette sul corpo della ragazza, infine si accese una sigaretta, ed utilizzò la bocca della ragazza come posacenere, e tra sé e sé disse a voce alta "certo, è geniale, si possono usare i cadaveri delle persone come posacenere, così facendo abbatterò il capitalismo e la sovrappopolazione mondiale, lo dico sempre di essere geniale, ma mai nessuno lo capisce, soprattutto non riesco a capire perché la gente non comprende, invece di spendere qualche euro per un posacenere, uccidi una persona ed è gratis, sì forse verrano spesi dei soldi per la bara, il processo, il funerale e compagnia varia, ma non sarò io a spenderli, quindi avrò la coscienza pulita, sì è vero, a causa mia verrano spesi questi soldi, ma non ho detto io di dover mettere i defunti in delle bare e poi fare la messa e tutte quelle cazzate là, insomma, non è colpa mia" Fece qualche altro tiro di sigaretta come per pensare e di nuovo a voce alta "anche se fosse colpa mia, comunque sarebbe morta, e magari in futuro i costi saranno ancora più alti, quindi forse meglio così, se ho contribuito, ho contribuito di meno" Ed iniziò a ripetere tra di sè svariate volte "ma ho pur sempre contribuito" Ma alla fine pensò "ma sì, in fondo ognuno ha la propria passione, e in un modo o nell'altro contribuisci al capitalismo, a volte sei il cliente, ed a volte il capitalismo stesso, bisogna solo decidere da che parte stare, tutto sommato nella mia situazione, i soldi non li caccio io, quindi io di tasca mia non ho contribuito a fare niente" Finì di fumare e ammazzò il mozzicone sull'occhio destro della ragazza "ma a chi gliene frega infondo, a nessuno, forse è solo un modo per sentirmi superiore agli altri, forse anche questa ragazza l'ho uccisa per questo, così avrò da ridire sulle indagini, o sul funerale? O su come piangerà la sua famiglia? Le indagini di solito sono sempre fatte da dei coglioni, chissà se capiranno mai che il corpo di queste ragazze sono diventate le mie feci" Andò in cucina per mettere a bollire dell'acqua per la camomilla in un pentolino ed appoggiandosi al frigorifero ricominciò di nuovo a parlare "una volta tanto vorrei avere qualche animale a cui dar da mangiare o insomma qualcuno con cui condividere la carne della gente che uccido" Prese il filtro da una mensola lì accanto "ma sì, è solo la prima volta che lo faccio, dovrei prendere un cane, o non so, quattro o cinque gatti, o sequestrare delle persone e costringerle a mangiare la carne, o ancora meglio potrei invitare delle persone a casa e dar loro da mangiare questa carne spacciandola per carne di maiale, sì è una bella idea" Tornò vicino alla ragazza a terra e le rubò un'altra sigaretta, accennandole uno "scusa" Sottovoce, tornò di nuovo in cucina "sì ma se questa gente sa che non mangio carne, come glielo spiego? Ma sì ci penserò, dirò chr mia madre mi aveva mandato carne del maiale che hanno ucciso e che lei ancora non sa che son vegetariana, quindi gliel'ho offerta perché era peccato che venisse sprecata, devo pensarci meglio ma non è male come opzione, dovrei prendere un pollo, chissà se ai polli piace la carne umana" E finalmente era pronta la camomilla aspettò che si raffreddasse e si accese la sigaretta rubata alla ragazza, dopo qualche sorso e qualche tiro decise di mettere una canzone era "walla walla" Degli offspring e disse di nuovo ad alta voce "speriamo che qualcuno me la mette quando finisco al gabbio" La canzone finì e ripartì di nuovo "mi sto scocciando già, vediamo un po' che fare" Col mozzicone che aveva giusto qualche tiro si diresse verso la vasca dove c'era l'altra ragazza, fece gli ultimi due tiri e la spense sulla fronte della ragazza e questa si svegliò, ci mise un po' a capire la situazione, cercò di urlare e di liberarsi ma il sonnifero le aveva fatto perdere un po' le forze per il momento, quindi Giovanna la prese per i capelli e la accarezzò un po', con uno sguardo che sembrava che ci tenesse per davvero, continuò così per un po' di tempo mentre stava persa nei suoi pensieri quando ad un tratto cominciò a parlare "mah, sai, sei una brava ragazza, non è colpa tua, ma neanche mia, io neanche volevo diventarci così, secondo te sono felice di uccidere le persone? Questa è la prima volta che lo faccio e mi sento molto meglio e molto rilassata, per una volta sento di essere un minimo felice, lo so non è una cosa molto ordinaria, ma ad un certo punto della tua vita tutto sembra diventare normale ed ordinario, e quelle cose che per le altre persone sono normali per te sono strane, è colpa della gente che c'è su questa terra, è colpa dei maschi, solo dei maschi, infatti non so perché io abbia ucciso una ragazza, però è un po' colpa di tutti la mia situazione, le ragazze mi spezzano sempre il cuore, quindi io me le mangio, almeno se esiste dell'amore nelle loro carni in un certo senso l'avrò, non è un buon concetto di amore lo so ma per essere felice sono costretta a fare di tutto, non è colpa mia. " "Il mostro non l'ho creato io, fosse stato per me probabilmente avrei fatto una vita completamente diversa, di sicuro non sarei stata felice ma almeno non farei ciò che faccio. La cosa brutta sapete qual è? Uccido e non provo alcuna emozione, nessuna soddisfazione, niente, lo faccio così, per passare il tempo, ma non mi annoia come cosa, le persone reagiscono sempre in modi diversi o almeno dovrebbero, ma alla fine muoiono tutti, non ha senso. Su mille persone prima o poi moriranno tutte, in fondo gli esseri umani sono tutti uguali e deboli, tanto vale almeno uccidere prima di morire, dio toglie a noi la vita ma anche noi possiamo togliere la vita, siamo tutti in grado di uccidere se solo volessimo. Hitler era un pezzo di merda o sono state le persone a fargli credere che facesse cose buone? O meglio ancora sono state le persone a farlo diventare così? Anche io potrei essere Hitler, forse tutti lo siamo, chissà se hitler provava delle emozioni, alla fin dei conti io e Hitler non siamo tanto diversi e questo mi fa paura, perché lui provava delle emozioni, lui provava l'odio, solo questo mi fa paura: il poter provare emozioni e venire controllata da loro. In questo momento perché sto facendo questo? Perché devo sfogare la mia frustrazione e tornare alle persone tutto il male che mi hanno fatta? Vedete, né voi né io siamo tanto diversi da Hitler, forse così doveva andare in fondo. Chi lo sa" E si diresse verso l'altra stanza dove c'era la ragazza addormentata "tanto uccidere una persona alla fine è solo togliere un po' di tempo alle persone e fino a prova contraria il tempo è solo una credenza, magari io in realtà ho 12 anni o forse 80, o forse 300, è solo un modo di controllarci il tempo, insomma, non è nulla di così grave uccidere una persona, è come prendergli qualchd minuto di vita, la gente lo fa sempre con le sigarette però loro non vengono messe in galera o definite mostri, mentre io sì, vedete? Non ha alcun senso, io non sono un mostro, né loro lo sono, e poi chi dice che in una vita passata queste persone che uccido non mi abbiano detto "in una vita futura ti do l'autorizzazione per uccidermi" O cose del genere, però va sempre così, chi ha una passione è destinato a morire su questa terra, o fai come vogliono loro o niente, ma io renderò quella cosa chiamata "omicidio" Una cosa legale ed una passione che venga studiata ed attuata anche nelle scuole, perché io odio questa terra fascista, uccidere è un diritto, come anche suicidarsi, bisogna far provare alle persone tutto ciò che vogliono, io voglio veder gente morire con le mie stesse mani, in fondo lo hanno fatto anche con me e non è cambiato nulla nelle loro vite, quindi vedete? Uccidere altre persone è come se fosse un diritto, a nessuno gliene importa nulla, a nessuno succede nulla, tranne al morto, lei o lui ne soffriranno per tutta la vita, ma bisogna condividere il verbo altrimenti che senso ha la mia vita? Nessuno, per questo mi piace uccidere e per questo credo sia un diritto" E si appoggiò vicino alla vasca guardandosi un po' in giro e neanche lei sapeva cosa fare con la ragazza nella vasca, "non min sono sentita mai al sicuro ed a mio agio da nessuna parte, è l'ora che capiscano anche loro cosa significhi" Si mise quasi a suo agio mezza distesa sulla vasca vicino alla ragazza addormentata, socchiuse gli occhi e si girò una sigaretta, fece il primo tiro ed iniziò a raccontare a non si sa chi, probabilmente a sé stessa cioè che aveva combinato negli anni.
"Cara Giovanna, povera Giovanna, tu neanche mi senti in questo momento, ti ho messo dei sonniferi nella camomilla, ed ora sei qui in questa povera vasca e chissà cosa ti farò appena ti sveglierai, ora ti racconto una bella storia, non mi ascolterai di sicuro ma almeno ho l'attenzione di qualcuno." Ed iniziò a ricordare.

VeronikaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora