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Jungkook non vedeva molto della strada davanti a sé perché nascosta per la maggior parte dal mantello svolazzante dello sconosciuto che conduceva la camminata con sicurezza. Poteva solo vedere qualcosina al di sopra della sua testa incappucciata, vista la differenza di altezza tra i due, oltre ad entrambi i lati della via.

Stava cercando con tutto se stesso di rilassarsi e di non cedere e finire per chiedergli chi fosse, cosa facesse, codice fiscale e tutto il resto. Forse il quesito che insisteva di più nella sua testa per passare dal cervello alla bocca era la destinazione, dopotutto avrebbe anche potuto rivelargli qualcosa e non abbandonarlo ai propri dubbi.

Il lasciarsi guidare nel buio da qualcun altro, che per altro conosciuto una manciata di minuti prima, non rientrava decisamente tra le sue doti più spiccate. Il corvino non amava avere la situazione in pugno, non provava piacere nel sentirsi a capo delle situazioni, era qualcosa di diverso: lui doveva avere il controllo su quello che stava succedendo, altrimenti sarebbe impazzito di sicuro. Doveva farlo per sopravvivere, per non crollare, non c'entrava nulla la brama di potere, anzi. Non era mai stato in grado di gestirlo e anche se un giorno se ne  fosse ritrovato in possesso - di molto, molto potere si intende - lo avrebbe scaricato addosso a qualcuno perché non sarebbe riuscito ad impiegarlo nemmeno volendo.

Jungkook era umile a detta di chi lo aveva veramente conosciuto ma lui si sentiva solamente un debole, un incapace.

Posò lo sguardo sulla figura che camminava davanti a lui, sperando con tutto se stesso che il ragazzo lo stesse guidando verso la salvezza e non verso un precipizio.

Era tutto così assurdo. Si stava affidando ad un estraneo, l'unica persona buona incontrata quel giorno e cavoli, avrebbe mentito spudoratamente se avesse affermato di non rimpiangere almeno un po' il suo manager, l'uomo che lo aveva aiutato fino a quel momento.

Solo ora si rendeva veramente conto di tutti gli appoggi e gli aiuti di cui disponeva nella vita normale. Non sarebbe riuscito a fare nulla senza il suo team di lavoro e questo lo faceva sentire un bambino incapace. Senza l'appoggio dell'unico genitore rimasto si era ritrovato a chiamare quelle persone famiglia, perché per lui erano gli unici che lo avevano sostenuto e fatto sentire parte di qualcosa, amato.

Il più delle volte si era detto che il loro comportamento fosse dettato solamente dal rapporto lavorativo che li legava, perché loro lavoravano per il corvino e il corvino lavorava per loro. Senza armonia e solidarietà non ne avrebbero ricavato nulla di buono, perciò non credeva che quello fosse effettivamente affetto - nonostante gli avessero fatto capire molte volte che lui contava più di un semplice scrittore.

Si era perso nuovamente nei propri pensieri e non si era nemmeno accorto che più di un paio di volte il ragazzo davanti a sé si era voltato furtivo, lanciandogli delle brevi occhiate. Continuò a farlo ad intervalli regolari fin quando Jungkook non ritornò alla realtà - a causa di un inciampo improvviso sul terreno irregolare - e incrociò il suo sguardo.

L'altro ragazzo gli rivolse un semplice sorriso a labbra strette che fece gonfiare leggermente i suoi zigomi.

Jungkook percepì un lieve tepore sulle guance e si affrettò a spostare i propri occhi altrove.

<Tutto bene?> chiese il più basso tra i due, senza arrestare il passo ma camminando al contrario.

Il corvino farfugliò un si frettoloso e sperò con tutto se stesso che l'altro lo avesse capito nonostante il suo borbottio.

Schiuse poi le labbra come per voler aggiungere qualcosa ma si trattenne. Avrebbe voluto sapere quando sarebbero giunti a destinazione ma la sua timidezza stava trattenendo le parole in bocca con tutte le sue forze.

Ink memories || jikook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora