Capitolo 1

859 19 2
                                    

Ritardo.
Era quella l'unica parola che rimbombava nella mia testa, oltre quelle delle canzoni che stavo ascoltando.
Non trovate ilare il fatto che ogni qual volta si è in ritardo tutto intorno a voi vada fottutamente a rilento? Come questo maledetto autobus, non riuscirò mai ad arrivare in tempo. E menomale che avevo anche messo le mie solite 3 sveglie, ma a quanto pare sono servite a ben poco.
Spero di arrivare in tempo, non posso perdermi l'inizio.
Finalmente l'autobus si ferma ed io mi faccio spazio tra la gente per poter scendere ed inizio a correre, per quanto mi sia possibile, fino allo stadio. Dopo qualche minuto arrivo a destinazione e devo dire che è davvero immenso visto da qui.
Entro, e ciò che mi ritrovo davanti è un'infinità di gente entusiasta che applaude e urla, in attesa della convocazione della nazionale giapponese.
E chi l'avrebbe mai detto che un giorno mi sarei ritrovata qui.
La struttura era immensa e non faticai molto a perdermi, viste le scarse indicazioni che ricevetti per orientarmi, così, dopo aver chiesto informazioni, mi avviai verso gli spogliatoi, dove, da quanto mi era stato riferito, c'erano ancora tutti i giocatori, visto che fortunatamente la cerimonia non era ancora iniziata.
Presi la mia divisa e, una volta arrivata davanti alla porta, bussai, e appena un coro di "avanti" arrivó alle mie orecchie, mi feci coraggio, abbassai la maniglia ed entrai.
Tutti gli sguardi dei ragazzi erano puntati su di me, mi sentivo terribilmente a disagio, odiavo essere al centro dell'attenzione. Forse era il caso di dire qualcosa? Ci provai.
- Buongiorno -, dissi.
- Buongiorno a te. Io sono Mark Evans, il capitano, tu chi sei? - mi sorrise cordialmente il capitano leggendario.
- Piacere di conoscervi ragazzi, io sono Chloe Suzuki, anche io sono stata convocata per far parte della nazionale giapponese. - dissi, provando a contenere l'emozione e l'imbarazzo.
- Effettivamente avevano detto che da quest'anno anche le ragazze avrebbero potuto prendere parte al Football Frontier International. - precisò Jude.
- Oh beh, questo rende le cose molto più interessanti. - disse una voce che proveniva dal fondo della stanza. Era di un ragazzo abbastanza alto, coi capelli lunghi e ricci, di un colore grigiastro, gli occhi che tendevano ad un rosa molto intenso, come se dentro nascondessero un'infinità di cose, mascherate da quel sorriso sghembo e strafottente che aveva dipinto sul viso.
- Xavier, finiscila, sei sempre il solito, non infastidirla con il tuo atteggiamento da pallone gonfiato. - lo ammonì quello che riconobbi come Hunter Foster.
La maggior parte di loro li conoscevo già, viste le grandi imprese compiute nei due precedenti tornei calcistici, ma alcuni di loro, tra cui mister simpatia, mi erano sconosciuti.
- Non preoccuparti Hunter, ci vuole ben altro per intimidirmi. - dissi, facendo uscire il lato sicuro di me.
- Ma come, voi due vi conoscete? - a prendere la parola fu Jordan Greenway.
- No, è solo che, ovviamente, conosco la maggior parte di voi, visto che alcuni sono praticamente considerati delle leggende. E prima di arrivare qui ho deciso di informarmi un po', giusto per non essere impreparata, ma a quanto pare non conosco i nomi di tutti. - il mio sguardo si posò beffardo su quello che capì si chiamasse Xavier.
Ricambió l'occhiata e dopo aver sussurrato uno "tss" si girò dall'altro lato con indifferenza.
- Allora dicci pure chi di noi non conosci, così finiamo le presentazioni prima di entrare in campo. - sorrise Mark.
Così, indicai chi di loro non conoscessi e Mark non perse tempo a presentarmeli:
- Lui è Elliot Ember, attaccante di punta dell'Accademia Stella. Questo qui è Xavier Schiller, il capocannoniere dell'Alia Academy, come avrai potuto notare, non ha esattamente un bel caratterino. Lui è Heath Moore, il capitano del liceo Altaluna, uno dei più abili strateghi, insieme al nostro Jude. Quello lì con i capelli a punta è Sonny Wright, centrocampista e attaccante della Raimon che ha preso il nostro posto nel football frontier dell'anno scorso. Il tipo con i capelli blu li infondo è Ichihoshi Hikaru, imbattibile nell'analizzare le tattiche e i punti deboli delle squadre avversarie. Quell'ammasso di muscoli sulla tua destra incece è Duske Grayling, portiere del liceo Altaluna e migliore amico di Heath. Il rosso dietro di me è Billy Miller, difensore e libero del liceo Simplicio. Ho dimenticato qualcuno? -
- Il più importante è già stato citato, quindi direi di no. - disse Xavier.
- Così importante che se Mark non ti avesse presentato non avrei nemmeno avuto idea di chi tu fossi. - gli feci un occhiolino.
Un urlo generale si sollevò da parte di tutti i presenti che presto si trasformò in una risata sguaiata.
- Ragazzina inizi a starmi sui nervi. -
- Felice di sentirtelo dire. -
Altoparlanti: - La prossima squadra, che a breve farà il suo ingresso, è la nazionale giapponese, di cui oggi, su questo campo, verranno scelti i partecipanti. -
Così, lasciai perdere il tipo e corsi a cambiarmi, con la divisa che mi era stata data. La indossai e notai subito che mi stava leggermente attillata, forse avrei dovuto prendere una taglia più grande.
Questa maglia mi fa un seno enorme, e questi pantaloncini sono decisamente troppo corti e piccoli per contenere i miei glutei. Dannazione, ci risiamo, come al solito. Perché non riesco mai ad azzeccare le taglie delle divise?
- Chloe, muoviti, a minuti dovremo andare. -
- Eccomi. - dissi, uscendo dalla stanza in cui mi cambiai, andando a posare su una panca il mio borsone con dentro le mie cose.
Ovviamente, avevo gli sguardi di tutti puntati addosso, ma come biasimarli, ero praticamente nuda, dannata divisa. Anche se devo ammettere che mi stia davvero bene.
Tra tutti, notai principalmente il suo sguardo puntato addosso, mi fissava con insistenza, squadrandomi da capo a piedi, fino a fermarsi nei miei occhi, dai quali spostò lo sguardo non appena si accorse che mi ero accorta che mi stesse fissando.
Non era l'unico, ma solo lui mi stava dedicando quello sguardo, affamato e famelico, mi aveva praticamente divorata e spogliata con gli occhi fino a deglutire.
Così, guidata dalla curiosità, puntai la mia attenzione sul cavallo dei suoi pantaloni, e con mia grande sorpresa notai un lieve rigonfiamento. Un sorrisino furbo prese vita sulle mie labbra e gli feci un occhiolino, come per fargli capire che lo avessi colto con le mani nel sacco, e in tutta risposta digrignó i denti per poi dedicarmi quel suo sorriso sfacciato.
Capí che sarebbero stati davvero dei mesi interessanti.
Il nostro piccolo scambio di sguardi ed il mio essere fissata da tutti, terminò non appena la voce metallica dell'altoparlante chiese alla futura nazionale giapponese di entrare in campo.
Ci siamo, che il gioco abbia inizio.

Il Dio del GoalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora