Capitolo 9

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Tornai in camera, ero davvero sfinita, e nonostante fosse ora di cena, non sarei sicuramente scesa a mangiare con gli altri, non avevo alcuna voglia di rispondere alle loro domande, ne tantomeno avevo intenzione di ingerire qualcosa.
Aprí la porta, convinta di essere sola, e mi buttai a peso morto sul letto, consumata da quella giornata infinita. Non ricordavo quanto fosse pesante e stressante il mio "problema", e forse, direi che era di gran lunga meglio non ricordarlo.
- Oh sei qui. Allora, com'è andata? -
Mi volto e mi ritrovo davanti un esemplare di Xavier Schiller con un semplice asciugamano legato alla vita, gocciolante dalla testa ai piedi, coi capelli attaccati al viso.
Credo di poter affermare con certezza che i miei ormoni siano impazziti, non riesco a mettere in piedi una frase di senso compiuto.
- Starei ancora aspettando una risposta, ma prenditi pure il tuo tempo, tranquilla. - disse dipingendosi quel suo maledetto sorrisino sulle labbra.
- Ti sembra il caso di girare per la stanza mezzo nudo? Perchè a me no -, dissi alterata.
- Pensavo non fossi ancora rientrata, non ho sentito nessun rumore sospetto, pensavo di essere ancora da solo. -, fece spallucce.
- Beh, dovresti in ogni caso smetterla di girare nudo. -, sentenziai.
- Non che la cosa ti dispiaccia. -, ci tenne a sottolineare.
- Mi é indifferente, solo che non mi sembra opportuno, ma fai un po' come ti pare, non ho la forza di discutere ulteriormente. -, dissi io, sprofondando con la faccia sul cuscino, principalmente per nascondere il mio imbarazzo.
- Ora che i tuoi ormoni si sono placati, potresti dirmi com'è andata? - chiese ancora lui.
- Non si sa ancora, mi hanno fatto alcune domande, un prelievo ed altri esami, staremo a vedere se uscirà qualcosa di rilevante. Per ora mi hanno dato da seguire un allenamento speciale, per cercare di controllare meglio la mia forza ed evitare di perdere il controllo. Per quanto riguarda le mie tecniche micidiali, credo che alcune dovranno aspettare un po' prima di essere eseguite di nuovo, almeno finché non riesco a capire come diminuire lo sforzo senza far perdere loro potenza. -
- Non è molto, ma è comunque un inizio. -, cercò di tirarmi su di morale.
- Dopo 5 anni, qualsiasi cosa che non sia una valida soluzione, è irrilevante, credimi. -, dissi io sconfitta.
- Non buttarti giù, devi crederci tu per prima. Io ad esempio ci credo, prova a farlo anche tu. Vedrai che troveremo una soluzione. -
- Troveremo?-, chiesi io scettica.
- Si, ti darò una mano anche io. -
- Non te la darò comunque. -, risposi ironicamente.
- Sappiamo entrambi che me l'avresti data comunque. -, fece spallucce.
- Sei troppo convinto Schiller, vai a farti due passi e schiarisciti le idee. - dissi, per poi girarmi dall'altro lato e provare a riposarmi, ma dovevo assolutamente farmi una doccia.
- Non scendi a cenare?- mi chiese.
- No, non ho fame e non ho voglia di vedere nessuno. -, risposi secca.
- Sai che non potrai scampartela a lungo? Prima o poi dovrai rispondere alle loro domande, per quanto seccante sia, sono i tuoi compagni di squadra, sono preoccupati per te e devi loro delle spiegazioni. -
- Lo so, ma non oggi, non ora. Domani è un altro giorno. - dissi.
- Come vuoi. Sicura che non vuoi mangiare nulla? Posso portarti qualcosa. - si propose.
- Ma come siamo gentili oggi, che ti succede Schiller? Stai cercando di accorciare i tempi e arrivare al sodo?- dissi alzando un sopracciglio.
- Ci sto riuscendo?-, chiese speranzoso.
- No. -, risposi, e dopo aver visto la sua espressione delusa scoppiai a ridere, seguita poco dopo da lui.
- Allora io scendo, ci vediamo dopo, vedi di riposarti e sta tranquilla. -
- Si mamma, a dopo. -, sorrisi quando sollevò gli occhi al cielo, dopodiché si chiuse la porta alle spalle.
Finalmente sola. Potevo mettere insieme i miei pensieri con calma.
Mi alzai lentamente dal letto, misi i vestiti che avevo addosso nel contenitore dei panni da lavare, presi la biancheria pulita e mi diressi verso la doccia, momento che attendevo con ansia.
Entrai ed aprí subito l'acqua, e mentre scorreva, iniziarono a scorrere anche i miei pensieri.
Era successo di nuovo, avevo perso nuovamente il controllo, e se possibile, era stato paradossalmente sia meglio che peggio delle altre volte. A livello fisico avevo subito una bella batosta, più intensa delle altre volte, però a livello psicologico ed emotivo, mi era davvero pesato tutto significativamente meno, possibile che sia per la sua presenza? Il suo distrarmi? Quei suoi dannati occhi così fastidiosi ed insistenti?
A giudicare dai miei ormoni impazziti e dalle mie strane reazioni nei suoi confronti, non posso sicuramente escludere questa ipotesi, anche se questi comportamenti non sono da me, in genere i coinvolgimenti emotivi eccessivi non fanno per me, stavolta invece sembra che stia nascendo qualcosa di diverso. Chiaramente è ancora presto per dirlo, è passato davvero troppo poco tempo, ma il suo modo di fare, come si comporta nei miei confronti e tutto il resto, sicuramente non mi lasciano indifferente.
Ma io non sono qui per questo, io sono qui per trovare una soluzione al mio problema, dimostrare quanto valgo e vincere il football frontier insieme alla mia squadra.
Una squadra in cui c'è anche Xavier Schiller.
Dannazione.
Sapevo fin da subito che la sua presenza sarebbe stata d'intralcio ed un grosso problema, ma che posso farci?
Tanto vale prendere le cose per come sono e pace, senza farsi troppi pensieri, visto che ne ho già abbastanza al momento.
Uscì dalla doccia, mi asciugai, mi vestí e mi diressi immediatamente a letto. Non vedevo l'ora di dormire almeno 10 ore di fila, e sarei riuscita nel mio intento, visto che era davvero molto presto, e la sveglia il giorno dopo non avrebbe suonato, dato che il sabato non ci sono allentamenti, non quelli obbligatori almeno. Che meraviglia il weekend.
Alzai le coperte, mi infilai nel mio letto e dopo qualche minuto caddi in un sonno profondo che alleggerì quasi istantaneamente il peso dei miei pensieri.
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Fui svegliata da alcuni rumori, o meglio, dei lamenti. Non riuscivo a capire da dove provenissero, ero troppo assonnata per attivare il mio cervello e la stanchezza sicuramente non giocava a mio favore.
Decisi di tirarmi su, mi stiracchiai, presi un sorso d'acqua, mi stropicciai gli occhi e mi voltai verso il letto di Xavier.
Sgranai gli occhi quando lo vidi corrucciato in un'espressione mista tra panico e dolore, la fronte imperlata di sudore, mentre continuava a contorcersi nel letto.
Non ci pensai due volte, mi alzai, presi un asciugamano e lo immersi in un po' d'acqua fredda, lo strizzai, e mi diressi lentamente verso il letto di Xavier, mi piegai leggermente sulle ginocchia, gravissimo errore, sapevo di non doverlo fare, non sarei più riuscita ad alzarmi per il dolore, non avevo abbastanza forza per tirarmi su da sola, ma in quel momento non me ne importava nulla. Cominciai a tamponare la sua fronte, e piano piano sembrò calmarsi, fino a smettere di muoversi, persino l'espressione sul suo viso parve rasserenarsi leggermente.
Aprì gli occhi e in un attimo io ne fui subito rapita, avevano un qualcosa di magnetico.
- Che stai facendo?-, disse con voce talmente rauca che i miei ormoni si misero a ballare la samba.
- Continuavi ad agitarti, sembravi spaventato e dolorante, eri tutto sudato, così ho preso un asciugamano per tamponarti la fronte per cercare di darti un po' di sollievo. -, dissi piano.
- Ah, non era necessario. -, disse freddo.
- Un semplice grazie sarebbe bastato. -, gli rivolsi un sorriso ironico.
- Grazie. -, bofonchiò.
- Prego, ma ora ti dispiacerebbe darmi una mano ad alzarmi? Sono rimasta bloccata. -, chiesi un po' imbarazzata.
- Cosa? -
- Le mia ginocchia non vogliono collaborare, sembra che i miei muscoli ancora non si siano ripresi e non riesco a rimettermi in piedi da sola. Sono rimasta bloccata in questa posizione, in poche parole. -
- Forse non dovevi farlo. -
- Forse adesso ci sono arrivata anche io, tu che dici genio?-, chiesi retorica un po' irritata.
- Che sei proprio maldestra, vieni qui. -
Mi aiutó a sollevarmi e mi fece sedere accanto a lui nel suo letto. Le ginocchia mi facevano davvero malissimo, a stento riuscivo a distenderle. Strizzai forte gli occhi per il dolore, sembrava non volesse proprio placarsi.
- Resta a dormire qui, non ho nessuna voglia di portarti fino al tuo letto, per di più in braccio. -
- No grazie, ce la faccio. -, dissi, e feci per alzarmi, ma lui mi strattonò un braccio e mi fece distendere accanto a lui.
- Allora non ci siamo capiti. Tu stanotte dormirai qui, e se dovessi avere troppo dolore, svegliami, chiaro? -, era maledettamente serio e affascinante mentre impartiva ordini.
- Si capo, come vuoi. Tanto lo so che il tuo è tutto un piano per farmi dormire qui con te nella speranza di riuscire a fare sesso con me, ma sappi che non succederà. -, dissi io, tra l'essere seria ed ironica.
- Mai dire mai Suzuki, ora smettila di parlare e dormi. Buonanotte Chloe. -, disse, poi mi fece appoggiare la testa contro la sua spalla, si avvicinò di poco a me e non si mosse più.
- Buonanotte Xavier, grazie. -, sussurrai piano.
Si avvicinò, mi diede un bacio sulla fronte e poi nessuno osò più fiatare, anche perché crollammo in un sonno profondo, un sonno profondo e senza incubi, sereno.
Non dormivo così bene da una vita, per una volta mi sembrò come se stessi dormendo per davvero, come se riuscissi a riposarmi sul serio.
Stare accanto a lui mi trasmetteva un senso di tranquillità e sicurezza che mi cullò lentamente verso un sonno beato e profondo, di cui approfittai fino all'ultimo minuto.
E credo che per lui fu lo stesso, perché non emise più nemmeno un verso, era sereno, tranquillo e rilassato.
Forse, tutto questo, non era poi così sbagliato.

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