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"Un animale può essere feroce e anche astuto, ma per mentire bene non c'è che l'uomo."
(Herbert George Wells)

La Regina schioccò ancora le dita e una ragazza apparve dalle tende dietro di lei con in mano un telefono. Guardò fugacemente la donna dalle guance cicatrizzate e poi venne verso di me, porgendomi il cellulare. Mi accigliai e guardai Lorenzo, lui annuì come a volermi spingere a raccogliere quell'aggeggio. -Devi contattare Francesco e fargli sapere che Lorenzo è vivo.- Strabuzzai gli occhi, scuotendo la testa. -Se faccio così, il Re manderà i suoi scagnozzi a finire il lavoro.- Indietreggiai. Evidentemente la Regina e Lorenzo avevano un piano in mente, anche se io non sarei dovuta rientrare in quei piani, visto che il ragazzo pensava che io fossi morta. Forse quella donna aveva cambiato qualche dettaglio di quel piano e aveva visto in me una via di uscita. Ma non volevo essere nuovamente la causa di un disastro, non ancora. Avevo sofferto così tanto e avevo pensato così intensamente a cosa avrei potuto fare per salvare la vita a Lorenzo, che l'idea di poter mettere a repentaglio ancora la sua esistenza mi faceva venire il voltastomaco. -Luce, sappiamo cosa facciamo. Devi fidarti.- La donna aveva scavallato le gambe e il leggero tessuto era scivolato in mezzo ad esse, a coprire il suo intimo. -Sono stata io a salvare Lorenzo, non potrei mai lasciarlo morire.- I suoi occhi si posarono velocemente su quelli di lui, per poi spostarsi ancora su di me. Mi morsi le labbra e guardai Alice, lei aveva ancora la faccia sconvolta e Keita non era da meno. La testa mi stava scoppiando, avevo ancora mille domande da fare e ancora più risposte da ricevere. Sentivo un enorme peso sul petto, il peso delle responsabilità. Quella chiamata sarebbe potuta diventare la ghigliottina di Lorenzo. Quest'ultimo, tutto d'un tratto, mi prese per le mani e mi condusse in un angolo della stanza, puntando le iridi azzurre nelle mie. Vedere i suoi occhi mi sembrava ancora un miraggio, non potevo crederci. -Io mi fido di lei. Mi ha salvato la vita.-
-Ti ha detto che ero morta.- Ribattei, stizzita. Lui annuì. -Lo ha fatto per evitare che scappassi per venirti a cercare. Ho scoperto soltanto prima di entrare nella stanza che eri viva.- Strinse le sue dita attorno alle mie mani, procurandomi del piacevole fastidio. -Ma lei vuole vendicarsi del vecchio Re, lo vuole fuori dalla corte Reale e vuole fuori anche Francesco.-
Aggrottai la fronte, spostandomi indietro. Sottrassi le mie mani dalle sue. -Lui è stato un cretino, ma sono sicura non sappia delle atrocità del padre.- La faccia di Lorenzo si trasformò in puro disgusto. -Credi ancora a lui? Dopo tutto quello che è successo?-
Abbassai lo sguardo. -Lui...lui non è cattivo come il vecchio Re. Ha provato a parlarmi al tuo funerale, ma ero troppo arrabbiata con lui e la sua famiglia. Ma almeno ci ha provato.-
-O, grazie! Non importa che abbiano provato ad uccidermi e ad insabbiare la cosa, perché tanto lui ha provato a parlarti.- Sbuffò, spalancando le narici. Vidi i muscoli sul suo collo tendersi. -Io conosco bene tutto quello che concerne la corte. Ci sono nato.- Schioccò la lingua con il piercing sul palato. -È tutto marcio lì, compresa la mia famiglia.-
Immediatamente ricordai la scena in chiesa, quando suo padre mi aveva dato della puttana davanti a tutti, accusandomi di essere stata la causa della morte del figlio. Rimandai giù la bile. -Mi condanneranno e mi esilieranno.-
-Non lo faranno, se agiremo prima.- Sussurrò. Le mie parole lo avevano infastidito, si era più volte toccato la nuca, nervosamente. Mi allontanai da lui e tornai dalla Regina. Quel piano non mi piaceva e, secondo il mio umile parere, non avrebbe funzionato. Anzi, forse ci avrebbero messi in prigione tutti per tradimento alla corona. -Datemi questo benedetto telefono.-
Gli squilli furono ben cinque. Al sesto la voce ferma e leggermente acuta di Francesco si fece sentire. -Pronto? Chi parla?-
-Sono Luce.- Sentii come un sussulto e poi qualche attimo di silenzio.
-Perché mi hai chiamato con un numero sconosciuto?-
Guardai la Regina e lei mi fece cenno di continuare. -Non importa questo, ora. Lorenzo è vivo.-
Francesco scoppiò a ridere. -Dai, io capisco che hai sofferto molto, ma almeno il buon senso non perderlo.-
Guardai in alto. -Dico davvero. Tua madre me lo ha fatto incontrare.- Ci fu un lungo silenzio. Non volava nemmeno una mosca. Furono i minuti più lunghi e struggenti della mia vita. -Dove cazzo sei, Luce?- Rabbrividii nel sentire quello strano tono di voce. Ero abituata ad un Francesco più amichevole e gentile, quella nota di rabbia mi era nuova. -Da lei.-
-Vattene via subito di lì. Lei fa il lavaggio del cervello a tutti. Forse ti ha drogata e ti ha fatto credere che Lorenzo fosse lì con te. Se mi dici esattamente il posto, mando un'auto a prenderti.- Disse frettolosamente e con vera preoccupazione nella voce. Capii che era seriamente in allarme per me, non si fidava della madre. -No, Francesco. Non è così.- Improvvisamente il telefono mi fu strappato di mano. La Regina urlò un "no" che morì ben presto tra le sue labbra.
-Buonasera, bis-cugino.-
Guardai Lorenzo aprire la bocca in un sorriso alquanto malefico. Aveva gli occhi iniettati di ira e la mano sinistra non faceva che aprirsi e chiudersi a pugno, segno evidente che fosse teso come una corda di un violino. Non percepimmo tutta la conversazione tra i due, ma fui certa che durò ben poco, perché Lorenzo riattaccò quasi subito. La Regina si alzò in piedi di scatto, furiosa. -Hai mandato a puttane il piano! Che ti è saltato in mente? Lui doveva credere che lei fosse impazzita!- Si portò le mani ai capelli acconciati con piume e gioielli preziosi, scuotendoli. -Non potevo farle correre questo rischio. Appena arrivata a casa l'avrebbero rinchiusa nell'ospedale psichiatrico fuori dal centro.- Puntò l'indice contro di lei. -Lo sai bene.- La donna sbuffò, facendo oscillare i fianchi avanti e indietro nella stanza. Era nervosa e su di giri.
-E adesso cosa facciamo? Eh? Hai qualche idea migliore? Ora sanno che sei vivo!-
Keita si fece avanti, tremando. -Magari prenderenno Francesco per pazzo.-
La Regina scosse la mano in aria. -No, mio marito purtroppo mi conosce bene.- Poi sembrò pensarci su. -Anche se non dovrei più chiamarlo marito da un po'.- Si rimise a sedere. Poi si toccò le tempie, come se fossero doloranti. -Andrete con il mio fedele cavaliere, Ettore.- Mi accigliai. Lorenzo sollevò gli occhi al cielo. -So badare a me stesso.-
-Ettore è sempre stato l'unico a tenerti testa, lo sai bene. Con lui sarete più al sicuro.-
Mi guardai intorno e Keita stava sorridendo sotto ai baffi. Le chiesi sotto voce cosa avesse e lei mi mimò di aspettare. Non capii, ma improvvisamente dalla tenda entrò un ragazzo alto tanto quanto Lorenzo. Aveva i capelli biondi e gli occhi chiarissimi. Ci sorrise, anzi sembrò puntare gli occhi solo su Lorenzo. Era un dio greco. Sembrava il gemello opposto di Lorenzo, non avevano niente in comune, ma allo stesso tempo sembravano così simili. Poi i suoi occhi gelati si posarono su di me e le sue labbra si storsero in un sorriso più dolce. Mi sentii avvampare, senza un motivo vero. Quell'attenzione mi aveva imbarazzata e non poco. Eloise si affiancò a me, per poi correre proprio tra le braccia del ragazzo. -Hector!- La Regina parve spazientita da tutta quella confusione per il ragazzo appena entrato e quindi riportò il silenzio dentro alla stanza. I miei pensieri, nel frattempo, erano fermi su come ne saremmo usciti. Alice e Keita sarebbero potute tornare a casa? Ettore era uno soltanto, non avrebbe potuto proteggere così tante persone. Probabilmente la Regina aveva qualcos'altro in mente. -Ettore ti accompagnerà a casa, Luce. Ti terrà sotto controllo per tutto il tempo necessario.-
Lorenzo sbuffò, spostando il peso da una gamba all'altra. -Non posso farlo io?-
-Ti ricordo che da dieci minuti a questa parte sei il maggior ricercato del Reame.- Intervenne il ragazzo dalla lunga chioma bionda. Ebbe persino l'audacia di fargli un occhiolino. Vidi le vene del collo di Lorenzo gonfiarsi e non era buon segno. Rimasi ferma al mio posto, senza fiatare. -Quindi l'idiota serve per fare il cane da guardia a Luce, non per proteggere me.- La donna sorrise. -Non avevi appena detto che te la sapevi cavare bene da solo? E comunque ti scorterà fino alla mia tenuta da caccia nel bosco Grigio.- Si allungò sullo schienale del divanetto. -È lei quella che ha bisogno di forti braccia muscolose, tu già ce l'hai.-
Lorenzo mi lanciò un'occhiata indecifrabile, ma non disse niente. Annuì e Ettore, con passo felpato, si avvicinò a me. Abbassò la testa per guardarmi per bene. I suoi occhi erano ancora più chiari di quelli di Lorenzo, facevano impressione. -Piacere, Hector.- Mi morsi le labbra, osservando le treccine che aveva tra i capelli. -Ettore per voi. Solo Eloise mi chiama con il mio vero nome.-
Distolsi lo sguardo. -Perché?- Sussurrai. Lui sorrise. -Perché sono inglese di nascita, stato poi adottato dalla Regina all'età di undici anni.-
Immediatamente il mio pensiero andò a Francesco che, a differenza di Ettore, era cresciuto senza la sua mamma. Gli era stato raccontato che lei non lo volesse e che detestasse vivere a corte. Un'altra finta storia messa su dalla corte per togliersi di mezzo una seccatura come la Regina. Quanto poteva essere crudele il genere umano? Mettere nel mezzo un bambino, che non aveva colpe, e farlo crescere senza l'amore della sua mamma. -Tutto molto commovente. Ma il prossimo passo qual è?- Alice aveva finalmente parlato. Stava picchiando nervosamente il piede per terra, tenendo le braccia incrociate sul petto. Lorenzo si voltò per guardarla. -Mi ero completamente dimenticato della vostra presenza.-
Alice fece una smorfia. -Prego, non c'è di che.-
-"Prego" per cosa?- Sghignazzò lui.
-Per aver tentato di non rendere la tua morte invana?- Lui aprì le labbra in un sorriso meraviglioso, abbassò la testa e poi la rialzò, mentre i riccioli gli ricaddero sulla fronte. -Non male per essere tre fuori di testa.- Disse, strizzandole l'occhio.
-Ognuno farà ritorno alla propria casa e fingerà che questa sera non ci sia mai stata. Noi non ci siamo mai incontrati e non abbiamo mai parlato.- Puntò il suo dito con un'unghia lunga almeno tre centimetri su di me. -Da te si presenterà sicuramente Francesco, tu non parlare di questa nostra conversazione. Dì soltanto che Lorenzo è venuto da te e che io ti ho solo parlato via telefono. Ettore sarà con te e fingerà di essere il tuo nuovo fidanzato, così non si farà nuovamente avanti per averti in qualche modo.- Strabuzzai gli occhi e guardai Ettore, che nel frattempo stava annuendo come un soldato a cui erano stati dati ordini. Lorenzo, invece, aveva i pugni stretti lungo i fianchi, le nocche si erano sbiancate, ma la sua faccia non tradiva nessuna espressione particolare. Pareva indifferente in effetti. -E se sarò chiamata in tribunale per rispondere della sera nel bosco?-
-Ci penso io ai giudici.- Intervenne Eloise. -Mio padre li conosce tutti e qualcuno di loro ha più volte fatto avances poco professionali nei miei confronti.- Si avvicinò a Lorenzo e intrecciò la sua mano nella sua. Guardai quel groviglio di dita con il nodo alla gola, ma distolsi subito lo sguardo. Ettore, però, mi abbracciò per le spalle e mi strinse a sé. -Devi stare tranquilla con me. So come difenderti e sono anche abbastanza bravo nel fingere.- Sorrise. -Anche se con te mi verrà naturale fare l'innamorato.- E mi strinse ancora più forte. Arrossii violentemente e abbassai lo sguardo, guardandomi le punte dei piedi.
-Appena vedrai Francesco, Ettore mi contatterà e, a seconda di quello che ti dirà, procederemo in una direzione o nell'altra. L'importante è smascherare tutti quelli che sono a corte, dal primo all'ultimo.- Si staccò una piuma dalla testa e la gettò per terra, per poi pestarla con il tacco della scarpa. -Quel farabutto di mio marito dovrà finire come questa piuma. Schiacciato dalla mia astuzia.-

Il tragitto verso casa mia lo passammo tutti in silenzio. La Regina ci aveva tutti ficcato nella limousine di Eloise e Ettore era seduto accanto a me. Sentivo il respiro pesante di Alice e Keita, che sembravano essere le più spaventate tra tutti. -Voi cosa farete?- Mi decisi a chiedere, protendendomi verso le mie amiche. Keita allungò il collo. -Dormirò con lei per qualche notte e aspetteremo una vostra chiamata. Di più non possiamo fare.- Alice aveva annuito alle parole della nostra amica. Mi morsi il labbro inferiore e mi zittii. Alice e Keita furono le prime ad essere lasciate a casa. Mi baciarono sulla guancia ed entrarono nel portone di casa. Tirai un sospiro di sollievo nel vederle sane e salve a casa loro. Procedemmo fino alla casa di Eloise e l'atmosfera si fece insolitamente più pesante.

Eppure fuggo                       •A royal love story•Where stories live. Discover now