f o r t y t h r e e .

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Qualche settimana dopo

La gang e i loro fidanzati si trovarono di fronte al quartier generale degli Stray Kids. Si trovava in mezzo al nulla proprio come la casa di Chan, solo era molto più grande di quanto Jisung potesse immaginare. Guardò i suoi tre amici e avevano tutti la stessa espressione sorpresa sui loro volti.

Minho prese Jisung per mano e tutti e dieci si diressero verso l'entrata. Quando entrarono Jisung si stupì dalla quantità di persone che c'erano. Sembrava fosse un edificio commerciale e Chan ne fosse il CEO, che non era poi tanto lontano dal vero.

Ogni qualvolta Chan passasse vicino a un gruppo di persone, questi si inchinavano, salutandolo con educazione. Più o meno come si fa a scuola, ma in questo caso Chan ricambiava il saluto, sorridendo. Rimasero tutti un po' confusi quando videro i quattro ragazzi insieme alla gang, ma non fecero domande.

I dieci entrarono in ascensore e Chan premette l'ultimo piano. Allorché le porte si aprirono, Jisung si accorse le temperature si fossero drasticamente abbassate. Raggiunsero un corridoio con numerose porte in metallo su entrambi i lati. Jisung ebbe l'impressione di essere in una prigione o in un manicomio.

Deve essere qui che tengono imprigionati i membri dei WPQO.

Proseguirono fino al fondo, dove c'erano delle porte scorrevoli, sempre in metallo, con due persone a fare da guardia. Si inchinarono a Chan e si spostarono dalla porta, la quale il leader aprì e insieme agli altri entrò nella stanza.

Minho non si mosse e Jisung gli rivolse uno sguardo confuso. Il membro della gang lo guardò preoccupato. «Sei sicuro di voler entrare?» chiese con dolcezza Minho.

Jisung gli sorrise, come a rassicurarlo. «Finché ci sei tu sono tranquillo.»

Minho incatenò lo sguardo con quello di Jisung come ad accertarsi che stesse dicendo la verità. Prese un respiro profondo e aprì la porta.

Jisung avrebbe mentito se avesse detto di non essere agitato. Stava per vedere il ragazzo che l'aveva tenuto in ostaggio e l'aveva torturato per due giorni consecutivi, ma Minho lo rassicurò dicendogli che Moonjin fosse legato quindi non avrebbe potuto fargli niente. Inoltre, il fatto che ci sarebbero state altri cinque persone con lui, lo tranquillizzava.

Allorché entrò nella stanza, notò altre quattro guardie, ma a catturare la sua attenzione fu Moonjin. Sedeva su una sedia di metallo in mezzo alla camera. Aveva le mani e le caviglie legate con delle manette ai braccioli e alle gambe della sedia. Era in condizioni alquanto pessime. Era messo peggio di Jisung quando Minho l'aveva salvato da quel buco di seminterrato. Aveva gli occhi rossi e gonfi, tant'è che uno non riusciva ad aprirlo. Aveva le labbra tagliate e il viso era ricoperto di lividi violacei, quasi neri. C'era sangue ormai secco su tutto il corpo e i capelli erano messi tale da sembrare fossero stati tirati numerose volte. Solo a guardarlo, Jisung si sentiva male, provava quasi pena per lui.

Moonjin sorrise appena vide Jisung entrare nella stanza. «Oh hey Jisung, come te la passi? Sei tornato per un secondo giro? Già ti mancavo eh?»

Tutti fecere un respiro profondo, mentre Jisung si irrigidì e Minho se ne accorse. Sentì la rabbia ribollire e fece per avvicinarsi a Moonjin, ma Jisung lo fermò, mettendogli una mano sul petto.

Minho abbassò lo sguardo verso il suo ragazzo e immediatamente si rilassò. «Lo sta facendo di proposito, non dargliela vinta» disse Jisung al suo fidanzato.

Moonjin li guardò con attenzione e cominciò a ridere beffardamente, se non fosse stato per Jisung, a quest'ora Minho l'avrebbe già riempito di botte.

Seungmin, invece, provava tale odio nei confronti di Moonjin che sentirlo ridere gli fece perdere la ragione. Seungmin si allontanò da Hyunjin e si avvicinò con passo spedito verso il bastardo. Prima che Moonjin o chiunque altro potesse rendersi conto di quanto stesse accadendo, Seungmin tirò un pugno dritto in faccia all'altro. L'improvviso colpo fece smettere di ridere Moonjin, che piuttosto iniziò a gemere dal dolore.

His Scars || MinsungWhere stories live. Discover now