• Nove (lunghi) mesi • Certe notti •

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Non sono poi molte, in fin dei conti, le cose che Claudio Conforti trova difficili accettare, ma separarsi da Alice rientra in quella effimera percentuale, la cosiddetta eccezione che costituisce la regola, rendendogli il distacco una vera e propria sfida.
Se ad aggiungersi, poi, ci si mette anche Alice con quei supplicanti occhioni che lo implorano senza far parola, oltrepassare la soglia della porta si trasforma in un'agonia.  In particolar modo quando lei sfoggia l'arma più tagliente a suo favore, carezzandosi l'ormai evidente pancino sotto la seta della vestaglia color cenerino, allo scopo di impietosirlo. 
  
«Ci devi proprio andare?» 
«Ordini dall'alto.»
«Ma se non sei nemmeno credente.»
«Hai capito cosa intendo.»

L'espressione che si stampa sul suo volto è piuttosto salace, benché preferisca covare per sé tutto quel che trova inesprimibile a parole. 
È piuttosto strano rendersene conto dopo due anni, ma non hanno mai trascorso una notte separati. Persino ai Congressi, forse per casualità o per innata incapacità, son sempre andati insieme e tutto ciò è a dir poco paradossale se si considera che la ragione prima e ultima delle loro liti era stata proprio l'insormontabile lontananza, tanto fisica quanto emotiva. 
E anche Alice, sebbene non voglia ammetterlo a parole, fa fatica a pensare a quell'appartamento vuoto, al fatto che vedrà le sue camicie ben riposte per qualche giorno e che tutto sarà più spento senza la sua presenza in quella casa. 

«Questa casa è troppo grande» lo  rimbecca Alice, strattonandogli la giacca.

Un vano tentativo volto a procrastinare la sua partenza, lo sa. 
Claudio non le dà contro, sebbene abbia il trolley davanti da almeno venti minuti e una coincidenza da prendere costi quel che costi, se non vuol fare una figuraccia.
Sarebbe la prima in tanti onorati anni di carriera, lo costringerebbe a perdere la reputazione che si è costruito negli anni. 
Reputazione che potrebbe benissimo decostruire solo per una e una persona soltanto, in effetti.
Claudio pizzica con le punta delle dita il suo mento, si perde nella profondità dei suoi occhi e per un sol attimo considera l'idea di abbandonare qualsiasi impegno imminente. 
D'altronde, l'amore si nutre di irrazionalità. 

«Devi trovare una scusa migliore, Sacrofano.»
Lei china un po' il capo, liberandosi da quel tocco soave, ma Claudio non riesce ad abbandonare la presa dai suoi occhi, anche quando Alice glieli nasconde. 
«Non vorrei neppure io, eppure mi tocca.»
Deve aver sortito un effetto più impressionante del previsto, poiché il capo di Alice scatta all'insù, come sull'attenti, e nel compiere quel gesto una lacrima sfugge al suo controllo.
«Lo so. Io non so perché mi viene da piangere... gli ormoni, probabilmente.»
«Un po' presto per quella scusa.»
Alice si mordicchia il labbro inferiore, come colta in fallo. 
«Io non penso che mi potrei mai abituare a vivere senza di te» confessa, stringendogli le dita sul colletto. 

È una presa forte, decisa e strattonata, piena di desiderio e di paure.
Che siano o meno razionali, Claudio non riesce proprio a deciderlo in quel momento, preso com'è stringendola a sé, con le mani giunte alla sua schiena e la voglia di non mollar più quell'appiglio. 
Se solo il pianerottolo non fosse totalmente deserto, la scena potrebbe quasi offrire ai condomini uno spettacolino di tutto punto: i loro sguardi sono calamite che millantano nello stesso campo magnetico, uno spazio racchiuso tra la porta semiaperta e l'imperfetto abbraccio che non riescono proprio a lasciar andare. 

«E neppure io. Ma non dovrai farlo per molto tempo, è inutile preoccuparsene» commenta Claudio, tentando invano di palesare indifferenza. 
«Intanto sei ancora qui.»
«Eh già.»
Pura irrazionalità, vorrebbe commentare, ma sa che Alice glielo sta leggendo negli occhi.
«Perdi la coincidenza. L'hai persa per Washington, che sarà mai la Toscana» Alice apre teatralmente le braccia, ma un sol attimo dopo si morde la sua lingua lingua, accorgendosi del misfatto. «Scusa, è da egoisti. Devi andare.»
«Devo andare» ripete meccanicamente Claudio, cercando di convincersi. 
«E devi dormire.»
Alice gli punta l'indice sullo sterno, forzando emotivamente e fisicamente la distanza. 
«Non credo che lo farò. Per colpa tua.»
Claudio afferra la maniglia del trolley, per un sol momento tutto quel che si ode è l'inconfondibile rumore delle rotelline e null'altro. 
Alice si appoggia allo stipite della porta, un'espressione alquanto turbata si disegna sul suo volto mentre lui si allontana a piccoli passi.
«Tu mi hai disabituato a dormire senza di te.»

Perché deve avere questi slanci emotivi sempre e solo quando è costretta a lasciarlo andare? 

Alice si stringe nella vestaglia, come per catturare le tracce di profumo che — spera con tutto il cuore — lui deve averle lasciato indosso, respirando quell'essenza che le è tanto familiare, al punto tale da trovare insopportabile starne per alcune notti senza.
Lo pensa anche mentre lo vede scomparire dietro l'angolo che conduce verso la scala inferiore, ruba alcuni frammenti del suo profilo attraverso le grate dell'ascensore e sospira quando si accorge che il batticuore non accenna a scomparire, anzi, le cavalca dentro come un indomabile destriero. 
Alice si ripete mentalmente quelle stesse parole che lui le ha lasciato, con le quali adesso dovrà cullarsi per la notte e per le notti a venire, richiudendo la porta dietro di sé. 

Tu mi hai disabituato a dormire senza di te. 

Non è sicura che tale espressione possa definirsi romantica nel senso più comune, ma è piuttosto certa di esser rimasta con la schiena appoggiata alla porta per almeno una buona mezz'ora, con l'inequivocabile consapevolezza che il sonno non sopraggiungerà tanto facilmente, o forse affatto, per quella notte.


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note: 

anzitutto, grazie per le vostre belle parole nello scorso capitolo - scrivere dal POV di Claudio non è affatto facile, è un personaggio complesso e al quale voglio restar fedele, senza stravolgerlo troppo. 

In ogni caso, scrivo queste note per dare alcune informazioni pratiche: ci sarà una seconda parte di quest'ultima storia, ho sempre pensato che AA e CC siano proprio i tipi di personaggi che non ce la farebbero a stare troppo lontano l'un l'altro e l'intenzione sarebbe quella di trasporre questa cosa.

Poi, questa serie di brevi storie terminerà col prossimo capitolo, ma... ci sarà uno spin-off.
Tanto perché non ho ancora finito di blaterare e farmi film mentali, Alice mi invidierebbe!

Questo non significa che chiuderò questa raccolta, ho in mente una mini-long fan fiction da inserire qui in più parti e alcune one-shots. 

A presto e grazie ancora! 🙏 


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