10 - Un'amara scoperta

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Can

Rimango immobile nascosto dietro l'angolo del caseggiato, non riesco a muovermi e a fatica riesco a formulare un ragionamento coerente. 
Un solo pensiero riesce ad affiorare in quella confusione di emozioni.

La mia Sanem non c'è più.

Sono affranto dalla scena a cui sto assistendo, Mevkibe accompagna una Sanem rigida nei movimenti ed assente nell'espressione verso una panchina, la aiuta a sedersi, le parla ininterrottamente sorridendo senza che lei dia alcun segno di vederla o sentirla.

Non riesco a credere a quello che sto assistendo, la mia Sanem sempre energica, piena di vita, gioia, allegria,  spensierata ed ilare in maniera contagiosa dov'è finita? L'amara risposta arriva d'istinto.

L'ho uccisa io.

Mi porto le mani a coprire gli occhi incredulo, non avrei mai e poi mai nella vita immaginato di poter ridurre la donna che amo in quelle condizioni.
Come ho potuto farle questo?

Ora capisco perché tutti sono così in collera con me, lo sono io per primo ora che ho visto con i miei occhi cosa ho causato all'amore della mia vita.

Le mie mani tremano, il mio impulso mi dice di andarmene, di prendere tempo per pensare,  ma il mio cuore, anche se stretto in una morsa di dolore, non vuole lasciarla, non vuole allontanarsi da lei.

Il senso di colpa e l'angoscia mi divorano, rimango lì a guardare quella scena straziante per un tempo che mi pare interminabile finché non vedo arrivare un'infermiera, sorride a Mevkibe, accarezza i capelli di una Sanem inconsapevole e le prende il braccio per poi,  insieme alla madre, riaccompagnarla all'intero dello stabile da cui era uscita.

Rimango  immobile, appoggio la schiena e la testa contro il muro cercando di trovare un respiro regolare, è un'impresa che risulta essere decisamente ardua.

Il mio cuore non smette di correre una corsa impazzita ed il tremito  non accenna a diminuire. Vedo Mevkibe ed  il suo  cappotto viola passarmi accanto senza vedermi e sparire verso l'uscita.

Non ho più bisogno di seguirla, mi ha portato dove volevo, ma adesso?

Mi muovo dal muro e vado verso la panchina che poco prima era occupata da Sanem, rimango lì,  i gomiti appoggiati alle ginocchia e la testa abbandonata tra le braccia, sconfitto.

L'angoscia sta prendendo il sopravvento, non riesco a perdonarmi quello che le  ho fatto.

Il sole è ormai tramontato e mi rendo conto che non posso rimanere lì in eterno, mi muovo verso l'uscita, alla mia sinistra ci sono le transenne di un cantiere, stanno restaurando un padiglione vicino.
Mentre sto passando vedo un uomo consegnare un foglio ad un altro e non volendo li sento parlare.

- Vai ad affiggere questo avviso all'ingresso, magari qualcuno è interessato ad un lavoro da muratore, abbiamo estrema necessità di altri operai o non riusciremo a rispettare la scadenza del contratto -

Mi blocco sui miei passi, mi sembra di aver appena ricevuto un segno, non può essere una coincidenza, mi giro e chiedo informazioni sul lavoro al signore che stava parlando.
Mi dice che fanno parte di una ditta che viene da fuori Istanbul, cercano personale che conosca già il lavoro, la paga è buona ed è compreso vitto e alloggio.
L'ospedale infatti dispone di una foresteria che può ospitare gli operai del cantiere.

Non posso credere alla mia buona stella, potrei trascorrere qui l'intero giorno e l'intera notte senza dare nell'occhio.
Nel mio girovagare per il mondo ho seguito come fotografo diverse missioni umanitarie e, non di rado, ho aiutato a costruire fabbricati  per ospitare i rifugiati, ho quindi una certa dimestichezza con il lavoro e di certo non mi mancano  forza e  volontà, farei di tutto pur di restare vicino alla mia Sanem.

Prendo accordi con quello che scopro essere il capo-mastro per tornare l'indomani mattina per cominciare subito. 

Lascio l'ospedale per tornare a casa e preparare un minimo di bagaglio, mi sento sopraffatto da quanto ho scoperto quel pomeriggio, ma il fatto che abbia trovato un modo per starle vicino mi consola enormemente.

Una volta che sarò qui dovrò escogitare qualcosa per arrivare a lei, farò di tutto per riuscirci.



Il ritornoWhere stories live. Discover now