XII

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☞︎︎︎𝒏𝒐𝒃𝒐𝒅𝒚'𝒔 𝒑𝒐𝒗
Quando Kuroo entrò nella camera di Kenma, lo trovò assopito nel sonno; decise di non svegliarlo.
La stanza sarebbe risultata silenziosa, se non fosse stato per il flebile rumore emesso dal monitor ogni qualvolta si avesse un battito.
A passo fiacco, si avvicinò così alla finestra adesso semiaperta, chiudendola subito dopo.
Aveva iniziato a piovere.

Infine, recandosi in direzione del ragazzo, si ritrovó nuovamente seduto sulla piccola e scomoda poltrona: il suo sguardo era posato sul suo volto; presentando una serie di graffi ed un l'occhio violaceo, era contrapposto al corpo, messo anche peggio.
Nel giro di poche ore, difatti, la sua pelle era divenuta ancor più pallida, facendo notare sotto l'occhio illeso delle lievi occhiaie.
Preso oramai dalla disperazione, il bruno lasciò che le sue mani si posassero sul suo volto. Un sospiro sconfortato inondò la stanza.
Si sentiva lasciato là a far la polve, impotente sotto la terribile vista del fidanzato nelle critiche condizioni.

Rammentò il diciassette novembre, la data di quello stesso giorno; si sentí annaspare quando ricordó che, per il suo compleanno, Kenma gli aveva proposto di tornare nel piccolo parco dove si erano dati il primo bacio.
Nonostante fosse consapevole di quanto il ragazzo potesse risultare testardo, Kuroo non desiderava un regalo di compleanno: il più bel dono che potesse ricevere era già là con lui, non avrebbe dovuto far altro che renderlo più suo. Facendo attenzione, dalla sua tasca lasciò uscire un piccolo anello di fidanzamento. Continuava a ripetersi e ripetersi che la colpa fosse solo sua, che dovesse far qualcosa per rimediare.
Mentre riponeva il piccolo dono nella sua tasca, Kuroo prese a contemplare il vuoto: che senso avrebbe avuto la sua vita, senza Kenma di fianco a lui? Oh, di certo non avrebbe voluto scoprirlo.

☞︎︎︎𝒌𝒖𝒓𝒐𝒐'𝒔 𝒑𝒐𝒗
Con mia grande sorpresa, potei scorgere le palpebre di Kozume schiudersi un poco; instabile com'era, egli cercò di prendere fiato, di far alzare ad abbassare il proprio torace sempre più rapidamente.
"Kenma, va tutto bene?" domandai sinceramente, abbozzando un sorriso.
"Sì... Suppongo di sì." rispose, ricambiando trai sospiri soffocati.
Comprendendo che presumibilmente si fosse soltanto svegliato di soprassalto, riuscii a percepire un po' di sollievo.
"Bene." esordii accarezzando le ciocche bionde.

"Dov'eri finito? Ho cercato di aspettarti, nonostante abbia finito per addormentarmi." chiese.
"Perdonami, Akaashi e Bokuto erano preoccupati, sono venuti a farci visita. E poi, non volevo dirsturbarti."
"Non disturbi, avevo chiesto io ai dottori di farti chiamare." affermó sorridendo al mio volto preoccupato, portandomi a ricambiare; la sua voce si faceva sempre più rauca "Bokuto? Quello del video?" continuò.

"Sì, proprio lui." risposi.
Kenma annuí e rimase in silenzio, io feci a mia volta: sapevo quanto per lui risultasse faticoso parlare.
Ciò nonostante, fu egli stesso a rompere la quiete creatosi attorno a noi.
"Mi sono ricordato di una cosa.
" incuriosito, alzai lo sguardo per farlo continuare "Di un videogioco." esordí ghignando, come per sdrammatizzare la critica situazione.

"Classico." risi io "A volte penso che tu ami seriamente i videogiochi più di me." dissi scherzando in quel fondo di verità.
"Probabile." continuó lui in una risata flebile e bassa, la quale, seppur non al massimo della sua vivacità, fu in grado di riportare un poco di lietezza in me "Sento di potermi fidare di te, seppure non ricordi quasi niente. È normale?" riprese non appena finito di ridere.
"Credo di sì." sorrisi sincero.

Nei minuti seguenti il silenzio regnó su di noi. Kenma, privo di forze, teneva lo sguardo debole fisso sul soffitto: gli occhi semichiusi, il petto che si innalzava e ritirava in modo estremamente lento.
Alla fine decisi di poggiare la testa sul suo torace, avevo avvicinato la poltrona al suo piccolo e scomodo letto. Comprendendo la mia preoccupazione, Kenma abbassò il capo; era rimasto immobile per fin troppo tempo.
Poco a poco, tuttavia, fu capace di portare una mano tra le mie ciocche brune, protraendo la sua voce.
"Sta tranquillo." esordí.
"Sicuro che vada tutto bene?" domandai un'ennesima volta.
"Va tutto bene, mi fa solo male la testa. Non ti preoccupare." ripeté.
Inutile dire che le parole di Kenma non riuscirono minimamente a placare le mie ansie, ciò nonostante, tentai a dargli ascolto.

Trascorse un'ora e mi ricordai che Bokuto ed Akaashi fossero ancora in sala d'attesa. Sentendomi in colpa a lasciarli là ad aspettare, decisi di mandare un messaggio al più grande: non li avrei certo voluti disturbare, così li informai del fatto che, se avessero voluto, sarebbero potuti andare.
Facendo illuminare la schermata del mio cellulare, il ragazzo mi rispose subito, informandomi del fatto che Akaashi fosse già andato via dieci minuti prima a causa di una riunione di lavoro. Sarebbe tornato più tardi.
Per di più, mi fece capire che non avesse alcuna intenzione di andarsene, che il disturbo fosse assente e che fosse lieto di essere d'aiuto.
In quegli attimi, mi tornò alla mente che sarei dovuto andare a recuperare i vestiti del biondo; sarebbe stato meglio andarci immediatamente, dal momento che adesso fosse calmo.
"Kenma?"
"Dimmi." esordí voltando il capo in mia direzione.
"Ti starebbe bene se andassi a recuperare le tue cose? Dovrai stare in ospedale per un po', perciò ti serviranno."
Confuso, Kenma lasciò qualche sguardo interrogativo in mia direzione. Soltando dopo qualche secondo, finí per annuire.

"Allora vado... Non preoccuparti, venti minuti e sono qua."
Ciò nonostante, quando feci per alzarmi, percepii la stretta di Kozume non allentarsi dalla mia mano.
"Che succede?"
"I dottori mi hanno informato di quanto accaduto, qualcuno mi ha aggredito. Non stai andando a cercarlo, vero?" domandó sospettoso.
"Ma no Kenma, sta tranquil-"
"-Ti prego Kuroo, non voglio che ti accada qualcosa." esprimendo le sue emozioni, le sue iridi fecero da specchio: presto una platina lucida sostó su esse.

"Kenma, non sto andando a cercarlo. Prendo le tue cose e torno qua, davvero." tentai di rassicurarlo, lasciando che il mio indice potesse asciugare e custodire l'unica lacrima caduta dal suo occhio.
Egli non poté far altro che annuire nuovamente.
"Vuoi che chieda a Bokuto di farti un po'di compagnia?"
"No, posso restare da solo. Dormo un po'." rispose con voce flebile, abbozzando un sorriso.
"Va bene, io torno subito, tu riposati." conclusi, lasciando che le mie labbra potessero sfiorare la sua fronte in segno di saluto.
E così, con la preoccupazione, l'ansia tra le vene, avvertii Bokuto; se qualcosa fosse accaduto, egli aveva promesso di chiamarmi.

 ❝𝗳𝗼𝗿𝗲𝗯𝗼𝗱𝗶𝗻𝗴❞ 𝗄𝗎𝗋𝗈𝗄𝖾𝗇Where stories live. Discover now