I Miss Them...

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Aaron's P.O.V.

E rieccolo lì... In quel dannato studio ad aspettare di parlare dei suoi problemi nella disperata ricerca di sollievo emotivo e psicologico.
Mitch aveva detto che avrebbe cercato un posto nei dintorni per ricoverarlo dato che la sua situazione non andava affatto bene... Chissà se aveva trovato un posto.

"Buon pomeriggio, Aaron" ha salutato lo psicologo entrando nello studio e facendogli un leggero sorriso.
"Ciao, Mitch" ha salutato l'albino giocando con le maniche della felpa.
"Come ti senti? Mi è stato riferito che eri parecchio disperato ieri notte" ha indagato il tipo dai lunghi capelli scuri sedendosi sulla poltrona di pelle con il suo amato blocco note.
"Disperato... È questo che ti ha detto (t/n)? Ero disperato?" Ha chiesto retoricamente Aaron con una risatina amara. "Ero angosciato, sì. Ho avuto una profonda crisi di depressione che mi ha portato a passare l'intera nottata tra pianti e sofferenze varie" ha affermato con un sorriso falso, battendo le sue lunghe ciglia bianche. "Ho pregato... Più o meno" ha ammesso portando lo sguardo sulle sue mani... Aveva perso ulteriore peso di recente. Si era pesato la mattina prima... Sessantacinque chili. Fino ad Agosto ne pesava settantacinque... Ha perso dieci chili nel giro di tre mesi. Stare sotto permanente stress, ansie, depressioni, e non mangiare affatto (o comunque il minimo indispensabile a non svenire) lo ha portato a una immensa perdita di peso.
Sì, insomma... Se ne rendeva conto solo guardandosi allo specchio. I suoi muscoli avevano lasciato spazio a un corpo magro, le sue costole si vedevano chiaramente in vari punti, le sue clavicole erano decisamente troppo pronunciate e le sue braccia si erano assottigliate parecchio. Non era più lui, non era più perfetto, non era come doveva essere... (T/n) non lo avrebbe mai amato in quello stato e ciò non faceva che farlo stare peggio. Non ne poteva più, voleva solo saltare al momento in cui la sua amata lo avrebbe abbracciato di nuovo e gli avrebbe detto che sarebbe andato tutto bene. Aveva così tanto bisogno di un abbraccio... Aveva bisogno di sentire il suo odore mentre la stringeva al petto, aveva bisogno di poggiare il mento sulla sua testolina, aveva bisogno di un bacio o di una carezza. Aveva un disperato bisogno di lei.

"Per cosa hai pregato?" Ha domandato Mitch cercando di guardarlo.
"Di morire." Ha risposto Aaron senza pensarci su due volte. "Ho bisogno di mettere fine a tutto questo, non ce la faccio più" ha ammesso prima di stringersi le braccia attorno al busto per infondersi coraggio.
"Cosa pensi ti farebbe stare meglio?" Ha chiesto lo psicologo senza mostrare chiaramente le sue emozioni.
"Stare... Meglio...? Non lo so." Ha ribattuto l'albino puntando i suoi occhioni rossi sulle gambe. "Quasi sicuramente il poter stare con la ragazza che amo. Ricevere un bacio, una carezza, un abbraccio... Svegliarmi con lei che mi bacia il volto, che mi accarezza la guancia, che mi riempie di coccole e affetto... Io merito il suo affetto." Ha cercato di rassicurarsi da solo il giovane dai capelli bianchi, ripensando attentamente alle volte in cui ha dormito tra le braccia di lei. "Insomma... Sono stato sempre buono e gentile, ho cercato di trattarla bene e di essere un buon fidanzato, non le ho mai fatto mancare nulla... Io sono meglio di tutti quelli che ha avuto, Alan compreso." Ha affermato, cercando di autoconvincersi poi, rammentando quando (t/n) si complimentava con lui per la sua gentilezza e gli diceva di che sorta di ottimo ragazzo avesse trovato.
"Perché credi ciò? O meglio, lo credi davvero o te lo ripeti per sentirti meglio?" Ha indagato lo psicologo appuntandosi le informazioni sul foglio.
"Non voglio parlare di questo." Si è rifiutato il ragazzo albino prendendo il telefono e guardando il blocco schermo... C'era la foto di lui e (t/n) che si baciavano vicino all'albero nel parco.
"E di cosa vuoi parlare?" Ha domandato l'uomo con la corta barba scura mentre guardava Aaron grattarsi il mento barbuto con nervosismo.
"Della mia (t/n)... Voglio parlare di lei" ha affermato il giovane dagli occhi rossi prima di iniziare a grattarsi la mano in un gesto meccanico che mostrava la sua ansia.
"Allora, vediamo... Cosa faresti se potessi vederla ora?" Ha cambiato rotta il terapista, guardando con freddezza il modo in cui l'albino continuava a grattarsi il dorso della mano, lasciando vari segni rosei a causa delle unghie.
"Io... Non lo so... Mi odia..." Ha mormorato Aaron sentendosi già le lacrime agli occhi. "Quando l'ho vista nel corridoio qualche settimana fa mi ha guardato con sguardo arrabbiato... Non mi ha salutato, non si è avvicinata, non mi ha nemmeno degnato di una chiacchierata... Mi ha solo guardato arrabbiata. Mi sono sentito malissimo, non ho nemmeno guidato fino a casa, mi sono fatto venire a prendere perché avevo paura di non controllarmi durante la guida" ha ammesso l'albino con un cipiglio, iniziando a grattare la mano con più forza. "Volevo avvicinarmi, le ho chiesto di non essere arrabbiata con me, volevo darle un bacino sulla guancia... Avevo un disperato bisogno di parlarci ma mi avete mandato via..." Ha rammentato l'albino facendo scorrere una lacrima lungo la guancia magra e leggermente incavata. "Mi manca tantissimo, Mitch..." Ha ammesso poi asciugandosi gli occhi lucidi.
"Immagino sia stato un grande shock per te vederla lì" ha azzardato il terapeuta appuntandosi le informazioni.
"Mi ha fatto stare male... Mi ha fatto soffrire molto quel suo sguardo arrabbiato... Perché mi odia così? Cosa ho fatto?" Ha risposto con delle domande il giovane dai capelli bianchi prima di infilare le unghie nella carne della mano.
"Aaron, perché continui a grattarti la mano e infilarci le unghie?" Ha cambiato argomento Mitch, tenendo gli occhi (chiari/scuri) sulla mano piena di graffi di Aaron.
"Non lo so" Ha ribattuto il ragazzo dagli occhi rossi stringendo ulteriormente la presa, infliggendosi dolore fisico con le unghie.
"Aaron... Lascia la mano" ha intimato con preoccupazione lo psicologo, osservando i segni delle unghie sul dorso bianco della mano dell'albino.
"Stai zitto, Mitch." Ha abbaiato il tipo dalla pelle bianchissima.
"Continui a ricorrere all'autolesionismo... Non va affatto bene, ormai lo fai anche in studio" ha osservato l'uomo dai lunghi capelli scuri. "E va bene... Volevo dirtelo più avanti ma penso di doverlo dire ora." Ha affermato, facendo incuriosire parzialmente Aaron.
"Che cosa?" Ha indagato il giovane dai capelli bianchi ricominciando a grattare con gran forza la mano. Era in un mix di ansia e nervosismo, doveva sfogarsi in qualche modo...
"Sto valutando se organizzare un incontro con (t/n). Non so se e come farlo ma lo sto seriamente prendendo in considerazione" ha sparato Mitch, scatenando terrore, ansia e nervosismo nel cuore del paziente... Però, dall'altra parte, era anche estremamente felice della cosa. Finalmente avrebbe potuto parlare con la sua amata!
"Che tipo di incontro?" Ha domandato Aaron continuando a grattare la mano con forza, sfogando la sua frustrazione, la sua ansia e la sua paura tramite il dolore fisico.
"Beh, non ne sono sicuro. Voglio, però, permettervi di parlare e vedervi. Voglio che dici a lei le cose che dici a me, voglio vedere se ciò che mi dici è vero... Però ci dovrò essere io presente" ha avvisato il terapista prima che il suono di un messaggio al pc attirasse la sua attenzione. "Perdonami un attimo, forse è l'ospedale" si è scusato l'uomo dagli occhi (c/o) alzandosi e andando alla scrivania, guardando qualcosa sullo schermo. "Infatti, e ti riguarda" Ha avvisato scrivendo delle informazioni su un foglio.
"Che roba è?" Ha chiesto il giovane dagli occhi rossi, guardando verso il pc.
"Ti hanno trovato un posto in un ospedale. Andrai lunedì e ci rimarrai fino a domenica in via precauzionale" ha risposto lo psicologo scrivendo qualcosa al computer. "Ovviamente a patto che non dovremo allungare i tempi" ha specificato poi sollevandosi e tornando alla poltrona.
"Lunedì quando? La settimana prossima?" Ha domandato Aaron riportando lo sguardo sulle sue gambe.
"Sì. Ti ci porteremo noi, dovrai solo farti trovare qui la mattina" ha illustrato Mitch, osservandolo. Si sentiva il suo sguardo bruciante addosso, odiava quando lo fissava. "Mi dispiace molto essere arrivati a questo, Aaron... Ma non abbiamo altri modi per tenere a bada i tuoi istinti autodistruttivi, sei in una situazione critica" ha affermato con tristezza il suo terapista.
"Sono una causa persa" ha affermato con una risatina amara l'albino, maledicendosi internamente. "Sono solo un coglione che non riesce nemmeno ad autogestirsi, non riesco a essere più me stesso, ho perso un sacco di peso, ho frequenti crolli e attacchi depressivi... Purtroppo sono una persona estremamente emotiva e mi sono trovato nella situazione in cui ciò mi si è rivoltato contro" ha vanverato subito dopo, portandosi il dito indice della mano destra alle labbra e iniziando a mordicchiare con vigore le unghie e le pellicine.
"Aaron, ti prometto che tutto questo finirà... Starai di nuovo bene e sarai di nuovo te stesso" ha rassicurato lo psicologo mentre scriveva le informazioni ricevute. "È difficile... Lo so che è difficile, questo genere di percorsi non sono mai facili e richiedono tanto impegno e tempo... Ma tu sei un ragazzo forte e determinato, hai una grande forza di volontà nonostante hai i tuoi alti e bassi. Non abbatterti così, puoi farcela a migliorare" ha continuato poi con un cipiglio, notando quanto l'albino fosse giù di morale. "Ti farò anche incontrare (t/n), potrai parlarci tu stesso e potrai spiegarle i tuoi problemi e ciò che senti... Solo... Non arrenderti così" ha concluso poi, notando lo sguardo abbattuto di Aaron e con quanta foga mordicchiasse il suo stesso dito.
"Io non ce la faccio più senza di lei... È l'unica persona che mi manda avanti, è l'unica che voglio stringere e baciare, è l'unica di cui mi sia mai innamorato davvero... Non riesco a capire perché lei non torni da me... Non capisco, non arrivo alla risposta sul perché non mi ami con la stessa intensità. Perché io voglio rivederla e parlarci ogni minuto di più e a lei non frega un cazzo?!" Si è lamentato il povero Aaron lasciando cadere le sue lacrime lungo le guance.
"Solo perché non ti scrive e non ti parla, non significa che per lei sia facile" ha scoccato una lancia in favore della sorella il terapista. "Hai mai pensato che lei sia solo spaventata e ferita? Che lei possa aver solo bisogno di tempo perché ha sofferto molto?" Ha domandato Mitch scrivendo sul blocco note.
"Possibile... Ma proprio perché ha sofferto dovrebbe cercarmi. Solo io posso toglierle le sue sofferenze, solo io posso farla stare meglio! Lei dovrebbe tornare da me!" Ha piagnucolato l'albino con un marcato cipiglio sulle labbra.
"La incontrerai, Aaron... Te lo prometto" ha promesso il terapeuta prima di alzarsi. "Beh... Per oggi possiamo concludere qui" ha affermato andando verso il computer e facendo la solita routine riguardo i farmaci e la terapia e bla bla bla.
"Quindi lunedì mattina devo essere qui?" Ha chiesto Aaron avvicinandosi e asciugandosi furiosamente le guance.
"Sì. Non più tardi delle nove, ci vorrà un po' per arrivare" ha avvisato il suo terapeuta scrivendo le informazioni sul fondo del foglio. "Andrà tutto bene, Aaron... Te lo prometto, starai meglio" ha annuito poi passandogli le informazioni.
"Inizio a non crederci più onestamente... Ma apprezzo l'incoraggiamento" ha ribattuto l'albino prima di salutare con la mano e dirigersi alla porta.

~𝔎𝔦𝔩𝔩𝔢𝔯 ℜ𝔬𝔪𝔞𝔫𝔠𝔢~ ||Albino! Oc × Lettore||Onde as histórias ganham vida. Descobre agora