3 giorni

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È sera e oggi sono più malinconica del solito, sono passati esattamente 5 mesi da quando sono qua, penso alla mia famiglia, mi manca terribilmente.
Decido di uscire per prendere una boccata d'aria e quando arrivo in giardino l'aria frizzante della sera mi travolge svegliandomi dal torpore di un attimo fa, mi siedo davanti alla fontana, sull'erba leggermente umida dalla rugiada. È una sera così bella, il cielo è sgombro di nuvole e permette alle stelle di risplendere nel cielo blu zaffiro della notte.

Mi sdraio per vederle meglio, con mia mamma e mia sorella lo facevo tutte le sere, mamma ci spiegava le varie costellazioni e ci raccontava tante storie e leggende.
Quella che mi è piaciuta di più parla di una principessa etiope, che però aveva la disgrazia di avere per madre una regina Cassiopea che parlava troppo, vantandosi di essere più bella delle Nereidi, le ninfe del mare. Ciò produsse la collera di Poseidone, che mandò un orribile mostro marino, rappresentato dalla Balena, a devastare le coste d'Etiopia.

Il padre di Andromeda, re Cefeo, andò dall'oracolo di Ammone per sapere che cosa doveva fare per allontanare dal paese la calamità. Dopo avergli spiegato il motivo della collera del dio, l'oracolo disse allo sconvolto sovrano che l'unico modo per far finire le devastazioni era sacrificare la figlia al mostro. Andromeda venne perciò incatenata ad uno scoglio, in attesa dell'orrenda fine.

Così la trovò Perseo, in volo da quelle parti con i sandali alati donatigli dalle Ninfe Stigie, di ritorno dall'uccisione della Medusa.

L'eroe, informatosi di quanto era successo e fattosi promettere in sposa la figlia da Cefeo e Cassiopea se fosse riuscito a liberarli dal mostro, abbatté l'orrenda creatura in una battaglia epica. A malincuore, i re mantennero la promessa, mentre Andromeda, grata e riconoscente, accettò con gioia l'unione con il campione che si era già coperto di gloria in imprese precedenti.

Tuttavia, Cassiopea si rimangiò la promessa e, d'accordo con Fineo, zio e precedente fidanzato di Andromeda, complottò contro Perseo. Ma questi, scoperto l'inganno, sgominò i nemici mostrando loro la testa della Gorgone. Dopo il matrimonio, Perseo portò Andromeda in Grecia, dove divenne re di Tirinto non potendo tornare ad Argo, la sua patria, perché vi aveva ucciso accidentalmente il re, suo nonno Acrisio. Qui vissero felici e contenti, procreando ben 13 figli!

Io non me ne accorsi, ma Aro stette per ben 10 minuti davanti alla porta aperta a osservarmi, poi decise di avvicinarsi e mi si stese affianco distogliendomi dai ricordi del passato.

"È una magnifica notte" dico ancora un po' persa tra i miei pensieri.

"Sai, quando ero piccola, ogni sera io, mia sorella e mia mamma andavamo nel prato vicino casa, ci sdraiavamo sul prato coperto di fiori di lillà e guardavamo le stelle per tutta la notte. Mia madre ogni notte ci raccontava una leggenda nuova, e io e mia sorella la ascoltavano attentamente, però al contrario di mia sorella io a quelle leggende ci credo penso che tutto abbia un fondo di verità.
La mia storia preferita però rimarrà sempre quella che parla dell'incontro dei miei genitori, la trovo una storia magica, escludendo la parte in cui una vampiro italiano molto cattivo voleva uccidere mia mamma" dico lanciando una frecciatina che lui però non sembra cogliere.

"Ti mancano tanto?" mi chiede di punto in bianco annullando il silenzio assordante che si era creato.

"Si, un po' -rispondo girando la testa verso di lui- ma cerco di non pensarci" dico facendo un sorriso fioco, lui ora mi sta guardando, il suo viso sembra stanco e i suoi occhi spenti.

"Sei davvero tanto infelice qui?" mi domanda incatenando il suo sguardo al mio.

"No, no" mi affretto a dire.

"Non mentirmi Ana" afferma, e solo allora noto la sua mano su di me.

"Sta sera meno di allora, però i ricordi rimangono vividi dentro la mia memoria, se solo potessi rivederli..."

"Se è quello che davvero desideri, allora va, sei libera" mi disse dopo un profondo sospiro.

"Davvero?"

"Tu sei qui a causa di quello che sono, a causa della mia rabbia verso la tua famiglia, ma io vorrei essere diverso perché allora potrei convincerti a restare"

"Non sei un mostro Aro, non dovresti definirti cosi" dico con la mia mano sulla sua leggendo i suoi pensieri.

"Ma è quello che pensi" dopo questa sua affermazione io chiudo il flusso dei miei pensieri impedendogli di curiosare ulteriormente.

"Sto imparando a conoscerti -dico mettendomi seduta- ma i muri che ti sei costruito intorno rendono la missione molto difficile" lui restò in silenzio a guardare il cielo stellato.

"C'è del buono in te Aro-dico accarezzandogli una guancia- io lo vedo, e anche se all'apparenza sembri crudele, spietato e sadico, dentro sei un uomo fragile, che ha paura di soffrire ancora; così fai del male agli altri"

"È facile leggermi" risponde alzandosi, è turbato, sicuramente non si aspettava questa analisi da me, è un uomo tutto ad un pezzo a qui non piace farsi vedere impotente, vulnerabile, vuole tutto sotto il suo controllo.

"No, non ne ho bisogno -affermo alzandomi anche io- l'ho capito la prima volta che ti ho visto"

"Sai, è frustrante non riuscire a leggerti, non sapere cosa passa in questa testolina" dice quasi ringhiando avvicinandosi a me.

"Però hai ragione, devo aver sempre tutto sotto controllo, e mi fa impazzire il fatto che non te non ci riesco" ora ci separano solo pochi centimetri, il mio cuore martella contro il mio petto, talmente forte che ho paura mi esci dal petto.

"Hai paura di me?" chiede quasi bisbigliando, le sue dita fredde mi accarezza delicatamente la guancia.

"No" il mio fiato si è mozzato, e non riesco più a proferire parola, il suo sguardo mi toglie ogni forza, e le mie gambe si trasformano in gelatina.

La sua vicinanza, il suo profumo, in suo sguardo, tutto di lui mi attrae, so che è pericoloso addentrarsi in questa strada buia, ma è come un richiamo per me, come la luce per una falena.

Le sue labbra sfiorano le mie, e un brivido scuote tutta la mia colonna vertebrale, le sue mani sono poggiate delicatamente sul mio viso come se stesse tenendo in mano la cosa più fragile del mondo, quasi come avesse paura di rompermi; il mio cuore è a mille e posso giurare che da qui a poco mi schizzerà fuori dal petto.

Il suo sguardo era dolce su di me, aveva una scintilla nuova negli occhi, non saprei dire cosa fosse, ma mi piaceva.

Finalmente, dopo interminabili attimi, annulla le distanze tra di noi poggiando le sue labbra sulle mie, in un bacio casto e dolce; la sua bocca era estremamente morbida, fatta quasi di velluto, è come toccare il paradiso.

Non trovando resistenza da parte mia, la sua lingua fece il suo ingresso andando in cerca della mia che si unì molto volentieri a quella danza dolce e sensuale.

Le sue mani scesero delicate sui miei fianchi, mentre le mie da prima aperte sul suo petto andarono ad allacciarsi intorno al suo collo con l'intento di avvicinarlo di più, come per incorporarlo in me, per diventare un'unica cosa.

Il bacio da casto si trasformò in passionale, le nostre lingue giocavano, e se non mi stesse tenendo sarei già caduta a terra; le mie gambe non mi reggono, ma io sono in estasi.

Il distacco fu lento ma traumatico, i miei occhi si riaprirono permettendomi di vedere il suo dolce viso illuminato dalla luce lunare che esaminava ogni mio più piccolo movimento, i suoi occhi erano diventati neri, non so se per la sete o per la passione, ma so che gli costa un certo sforzo starmi così vicino, il mio sangue è un forte richiamo per lui, però non si allontana, ha un ferreo autocontrollo.

Io rimasi senza parole, o meglio, volevo dire un sacco di cose, ma non riuscivo a parlare.

"Tre giorni, ti aspetterò tre giorni, se al tramonto del terzo giorno non sarai tornata capirò che il mio amore è senza speranza e non dovrò mai più rivederti" disse con voce malinconica posandomi un bacio sulla fronte.

Dopo di che se ne andò lasciandomi li avvolta nell'oscurità della notte. 

"Ogni rosa ha la sua spina"Where stories live. Discover now