Prigionia

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Una volta giunti a palazzo i tre Volturi mi scortarono attraverso un lungo e buio corridoio, Aro stava davanti a me per farmi strada, mentre gli altri due stavano dietro in modo che non scappassi, i muri di pietra erano decorati con arazzi elaborati e vecchi dipinti, niente tappeti fantasia, o quei lunghi tappeti che vedi nei film.

Il freddo emanato dalle pareti mi congelava le ossa ma ovviamente essendo loro dei vampiri non lo sentivano.

Potevo sentire l'eco dei miei soli passi battere ritmicamente sul pavimento di pietra, i tre vampiri sembravano quasi scivolare; mi soffermai su Aro che era davanti a me, stava fluttuando, però la sua postura era comunque perfetta.

I suoi capelli corvini, perfettamente pettinati e raccolti in parte da un nastro di raso bordeaux erano difficilmente distinguibili contro il suo completo nero, ma la poca luce che entrava dal portone d'ingresso ancora aperto faceva risaltare i riflessi ramati.

Arrivati a un salone enorme, Caius, e l'altro uomo, che scoprì durante il tragitto chiamarsi Marcus, presero posto sui due dei tre troni posizionati al centro della stanza illuminata da due enormi finestre, mente Aro continuò a camminare fino ad imboccare un altro corridoio a destra della stanza, facevo fatica a stargli dietro, sembrava correre, e una volta arrivati davanti a una porta si fermò di colpo; la aprì e prima che me ne potessi rendere conto ero chiusa dentro in una stanza piccola e buia, era vuota senza arredi a parte una piccola sedia di legno e una finestra sbarrata che dava sulla città.

Cercai di aprire la porta, urlavo e scacciavo, cercavo di fuggire, ma la porta era chiusa a chiave, e non c'era nient'altro da fare.
Allora avvicinai la sedia alla finestra e cominciai a guardare il sole calare, donando alla città un fascino particolare, il tramonto ha la capacità di far emergere tantissimi ricordi alcuni belli altri meno; vedere il color arancione nel cielo mi tranquillizza ma appena vedo il sole scomparire mi viene una forte malinconia.
Ho sempre collegato il tramonto alla fine della vita quindi la tristezza mi coglie ogni volta che l'osservo; quando il sole cade oltre l'orizzonte non posso non pensare alle persone che hanno abbandonato questo mondo, però allo stesso tempo provo una calma infinita ad osservare quei colori.
Rappresentano la fine di un ciclo che va avanti da secoli ormai, con una precisione invidiabile.

Sono triste e calma, è una strana sensazione; ma mi da una sorta di speranza.
La porta si aprì distogliendomi dai miei pensieri e Aro fece il suo ingresso, aveva il viso sporco di sangue, ed una gocciolina di questo cadde a terra.

"Eccoti servita le cena -dice buttando dentro la stanza un uomo sui 40 anni- buon appetito" finisce con un sorrisetto divertito; dopo di che esce richiudendo la porta.
Guardo l'uomo con disinteresse e non mi alzo nemmeno dalla sedia.

"Ti prego non farmi del male" mi prega con gli occhi colmi di paura.
Mi alzo, mi avvicino all'uomo e lo squadro.

"Come ti chiami?" chiedo in tono tranquillo.

"K-Kevin, ma ti prego, lasciami vivere, ho una famiglia"

"Non ti preoccupare Kevin, non sono un vampiro -dico facendo una leggera risata- sono una prigioniera proprio come te"
L'uomo sembra tranquillizzarsi un po'.

"Quanti figli hai?" Chiedo curiosa per fare un po' di conversazione.

"Due, il più piccolo si chiama Davide ha 5 anni ed è una peste, mentre la grande Grace ne ha 12 ed è una molto tranquilla"
Continuiamo la conversazione per un oretta credo, poi ritornò Aro.

"Parli sempre con il cibo prima di mangiarlo?" chiede con un sopracciglio inarcato, quasi divertito.

"Non bevo sangue" affermo disgustata.

"Interessante, allora a letto senza cena mia cara" dice prendendo per la spalla l'uomo che inizia ad urlare.

"No Aro aspetta, ha una famiglia, risparmialo per favore"

"Non si spreca il cibo" dice uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle, dopo qualche secondo l'uomo smise di urlare, e la consapevolezza del motivo mi distrusse.

Tornai a sedermi sulla mia sedia a guardare la notte stellata.

Ripenso alla mia famiglia, mi manca tanto, oggi in particolare, è il compleanno di mamma e le avevo promesso che sarei tornata per festeggiarlo tutti insieme, ma non è possibile, sono chiusa qui dentro, e non so se sarei più tornata da loro.

Era notte fonda ed Aro rientrò nella stanza, però io non me ne accorsi; era andato a prendere del cibo da umani e me lo aveva portato, quando lui aprì la porta della stanza mi vide seduta lì con le ginocchia al petto a guardare le stelle malinconica, restò qualche attimo ad osservarmi, poi mise il cibo a terra e se ne andò, lo sentii chiudere la porta e mi voltai ma lui era già andato via, il mio sguardo si posò sul sacchetto bianco davanti alla porta, lo raggiunsi e lo aprii.

Pane, prosciutto, una bottiglietta d'acqua e una mela rossa. Stavo morendo di fame, mangiai tutto con gusto e mi rimisi sulla sedia dove mi addormentai.

"Ogni rosa ha la sua spina"Donde viven las historias. Descúbrelo ahora